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L'intervista a Lollobrigida: “Criminalizzare il vino è grave. Sui dazi Usa sarà la Ue a trattare”
03-03-2025, 08:49
«Ho fatto un bel giro. Prima a Grosseto, poi a Saturnia, Pordenone e Trieste. Infine a Verona». Quando contattiamo il ministro dell'Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, sta tornando da Sol2Expo, la fiera dell'olio che si svolge nella città veneta. E proprio da qui partiamo nella nostra chiacchierata sullo stato di salute dell'agricoltura italiana e non solo. Si parla poco di questo settore. È in sofferenza? «Tutt'altro. L'importanza dell'olio nel sistema Italia è in continua crescita. Ne ha parlato recentemente anche il commissario Ue Christophe Hansen. Se in tutta Europa c'è un decremento, l'Italia è l'unica che fa eccezione, con un aumento di produzione e di valore». Come si spiega? «È frutto della grande qualità prodotta dai nostri imprenditori, dalla capacità di promozione e dagli investimenti massicci che il governo sta immettendo nell'agricoltura. Sull'olio abbiamo stanziato più di 165 milioni per promozione, frantoi e contrasto alla Xylella». C'è allarme per i dazi in arrivo dagli Usa di Trump. L'Italia può difendersi? «Sul commercio estero la delega è della Ue che ha il compito di trattare il tema delle tariffe. Dopodiché bisogna spiegare quali sono le tariffe che non portano beneficio nemmeno alla Nazione che immagina di porle. Mi riferisco ad alcune fasce di prodotti "premium" che non possono essere replicabili all'estero. Ad esempio l'olio d'oliva Evo italiano, il parmigiano o il grana. Mettere dazi su questi prodotti porterebbe a fenomeni inflattivi che danneggerebbero in primis la nazione che li introduce. Noi abbiamo la fortuna di un agroalimentare in espansione costante, con quasi 70 miliardi di export negli ultimi due anni, un record assoluto. L'obiettivo è arrivare a 100 entro la fine della legislatura». Coldiretti però è molto preoccupata. «Ovviamente non siamo favorevoli a nessuna politica tariffaria. Qualcuno palesa grandi rischi, ma io confido che chi vuole comprare prodotti di qualità italiani continuerà a farlo. I veri pericoli però sono di altro genere». Cosa intende? «Penso a modelli di produzione che spingono a criminalizzare alcuni settori». Si riferisce alle etichette shock sul vino? «Esatto. La criminalizzazione del vino porta molti più danni di qualsiasi tariffa. Ricordo che la battaglia contro il Nutriscore partì da un ordine del giorno approvato dal Parlamento su proposta di Fratelli d'Italia quando eravamo all'opposizione. Ha permesso di mettere all'angolo un sistema di etichettatura condizionante, sarebbe stato un disastro. È una battaglia che stiamo vincendo. Abbiamo convinto tante nazioni che erano neutrali a diventare contrarie». Le etichette sul vino sarebbero motivate dai danni per la salute... «Non voglio mettere in parallelo il vino e il fumo, perché una singola sigaretta può fare poco male, ma fa comunque male. Una buona parte della medicina invece dice che un singolo bicchiere di vino non è detto che faccia male. Anzi, per molte patologie sembra addirittura far bene. Ovviamente assunto in quantità moderata. Del resto se in assoluto l'alcol fosse incompatibile con la salute anche in bevande complesse come il vino non sarebbe per esempio contenuto in medicinali. Tornando al vino, criminalizzarlo è sbagliato. Ricordiamo che il vino è il nostro prodotto principale dell'export agroalimentare. Colpire il vino significherebbe danneggiare anche l'ambiente. Gli agricoltori, infatti, sono i nostri custodi del territorio». Si è pentito di aver fatto quella battuta sull'abuso di acqua che fa male? «Io non mi pento mai. Semmai se mi convincono che sbaglio cambio idea. Quella frase è stata decontestualizzata e strumentalizzata con l'effetto che alcuni giornali hanno sfiorato il ridicolo. Ciò che io dico, nella maggior parte dei casi, è supportato non da mie opinioni ma da dati che con grande superficialità vengono considerati marginali nella comunicazione. Questa mattina ho pubblicato un video su Facebook per spiegarlo. Addirittura si è verificato il paradosso che quelli che mi hanno deriso sono gli stessi che avevano considerato di grande importanza le ricerche a cui io facevo riferimento. Io non volevo certo sostenere che l'acqua fa male, ma esprimere un concetto: attenzione perché anche il prodotto migliore del pianeta, cioè l'acqua, se trovi un ricercatore che dice che fa male può diventare qualcosa che viene stigmatizzato. Non è la prima volta che avvengono battaglie di carattere commerciale su alcuni prodotti che vengono considerati dannosi in una certa fase storica e poi quel pericolo sparisce. È accaduto ad esempio sull'olio di palma, sulla Nutella, su certi formaggi e anche sul caffè. Ma noi italiani abbiamo il dovere di difendere il Made in Italy». Si discute molto in Europa della conversione all'elettrico entro 2035. Riuscirete a spostare questa data? «L'Europa deve tornare ai pilastri su cui è stata fondata: pace e prosperità dei popoli. Invece, immaginare di fare scelte draconiane sull'ambiente e non considerare che il resto del mondo viaggia su dinamiche totalmente diverse, produce effetti esattamente opposti a quelli sperati. Così rischi di desertificare il tuo sistema produttivo senza portare benefici alla salute del pianeta. Vale per l'energia così come per il cibo. Ma il problema spesso non sta nella politica». In cosa allora? «Nelle burocrazie che in Europa hanno preso il sopravvento. Spesso noi ministri dell'Agricoltura ci troviamo allineati, poi però ci ritroviamo con regolamenti e norme capziose che tendono ad andare in senso opposto. I burocrati di Bruxelles decidono al posto degli eletti democraticamente». Sta pensando alle lobby? «Certo, anche a lobby di Paesi extraeuropei che incidono sulle scelte della burocrazia di Bruxelles». Oggi a Londra si è tenuto il vertice sull'Ucraina a cui ha partecipato Giorgia Meloni. Come si può ottenere la pace senza perdere l'appoggio degli Stati Uniti? «La solidarietà tra Nazioni europee va trovata all'interno della stessa Unione che deve scegliere il proprio destino. Gli Usa sono il nostro alleato strategico e con loro dobbiamo lavorare. Non dobbiamo mai scordare che è stata la Russia ad aggredire un popolo libero. Detto ciò, in queste ore stanno emergendo segnali positivi e ancora una volta è chiaro il ruolo strategico che l'Italia, con il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è riuscita a conquistare in un'Europa che prima ci ignorava e marginalizzava. L'importante è non fare i tifosi per piccole querelle interne, perché questo è da piccoli politici se non da piccoli uomini e piccole donne». Si riferisce alla Lega che ha manifestato chiaramente il suo appoggio totale a Donald Trump? «Assolutamente no, non parlo di nessuno nello specifico. Il mio è solo un invito generale a mantenere i nervi saldi. In questo senso Giorgia Meloni è un esempio, nonostante i tentativi dell'opposizione di trascinarla in sterili polemiche».
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