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Il Parlamento Ue revoca le immunità a raffica. Ora Salis rischia davvero
Oggi 08-05-25, 07:33
Cosa accomuna il tedesco Petr Bystron, il lituano Petras Grazulis, la ceca Jana Nagyová e i polacchi Grzegorz Braun, Mariusz Kaminski e Maciej Wasik? Sono tutti eurodeputati ai quali l'assemblea plenaria di Strasburgo ha tolto l'immunità dai procedimenti giudiziari. La stessa fine che rischia di fare Ilaria Salis. È una probabilità tutt'altro che remota. Perché tutti i casi esaminati finora dal Parlamento Ue hanno avuto lo stesso esito: immunità decaduta. Il primo a perderla, in realtà, era stato il polacco di destra Adam Bielan, iscritto al gruppo di Ecr, accusato di diffamazione, al quale era stata revocata a marzo scorso dopo un attento esame della commissione giuridica Juri, che poi aveva demandata la decisione finale alla plenaria. Nel suo caso, così come in quello degli altri colleghi che hanno subito la stessa sorte, non è stato ravvisato il fumus persecutionis, cioè elementi di fatto che indichino che le azioni giudiziarie nei suoi confronti siano state intentate al fine di danneggiarne l'attività politica in quanto membro del Parlamento europeo. Infatti, l'immunità di un deputato europeo deve riguardare solo fatti attinenti allo svolgimento del suo mandato. Un aspetto che non si ravvisa nemmeno nel caso di Salis, che è finita a processo - il tribunale di Budapest le contesta lesioni aggravate ai danni di due neonazisti durante una manifestazione di due anni fa nella capitale ungherese - ben prima che fosse eletta a Bruxelles grazie alla candidatura servita su un piatto d'argento dalla coppia di Avs Nicola Fratoianni-Angelo Bonelli. Le accuse a Salis, infatti, nulla hanno a che vedere con il suo ruolo da europarlamentare, ma riguardano una fase della sua vita antecedente, dove era molto attiva nelle iniziative promosse dai centri sociali. Anche se ognuno fa storia a sé, tutti i sette casi esaminati finora hanno lo stesso tratto comune: si tratta di eurodeputati accusati di fatti o azioni slegati dal loro mandato. Martedì scorso l'europarlamento ha revocato l'immunità a Petr Bystron nell'ambito di un'indagine sulle accuse di corruzione mosse dalle autorità tedesche in relazione alla piattaforma di informazione sanzionata e sostenuta dalla Russia, Voice of Europe. Le indagini su Bystron, membro del partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD), sono iniziate lo scorso anno, quando era ancora membro del parlamento tedesco. Nel provvedimento di revoca si legge testuale: «Il Parlamento non ha riscontrato alcuna prova di fumus persecutionis, vale a dire elementi di fatto indicanti che l'intenzione alla base del procedimento giudiziario in questione sia quella di minare l'attività politica del deputato nella sua qualità di deputato al Parlamento europeo». Stessa sorte per Petras Grazulis, accusato di aver ridicolizzato e disprezzato un gruppo di persone a causa del loro orientamento sessuale. Il 26 maggio 2022, dopo che il parlamento lituano aveva dato il suo sostegno iniziale a un disegno di legge che riconosceva le unioni tra persone dello stesso sesso, Grazulis aveva incontrato diversi rappresentanti della comunità Lgbtqa+ definendoli degenerati che diffondevano malattie sessualmente trasmissibili. Rischia fino a due anni di carcere. Il controverso eurodeputato polacco di estrema destra Grzegorz Braun, invece, candidato alla presidenza della Polonia alle prossime elezioni, è stato privato dell'immunità in relazione ad un episodio del dicembre 2023, quando usò un estintore per spegnere le candele di un Hanukkah nel parlamento polacco, in segno di protesta contro la celebrazione delle festività ebraiche in Polonia. Braun non ha preso bene la revoca dell'immunità, tanto che ha bruciato una bandiera della Ue. Tutto ciò non significa che l'immunità sarà tolta anche a Salis, ma se dovesse accadere sarebbe la prima europarlamentare "graziata" in questa legislatura. L'onorevole anarchica è già stata "audita" a febbraio scorso. Una volta che la commissione Juri avrà emesso il suo parere, sarà la plenaria di Strasburgo a dover emettere il verdetto.
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