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Lo sdegno di La Russa per Meloni bruciata. E il Pd va alla cena islamica
Ieri 01-04-25, 09:14
Il caso dell'invasione in ogni parte d'Italia da parte degli islamici non si placa. Domenica i fedeli si sono riuniti per le celebrazioni della fine del Ramadan, il tutto però non senza destare lamentele tra i residenti, che non hanno gradito l'uso di amplificatori per diffondere le preghiere mattutine cominciate alle 8 e trasmesse a volume elevato attraverso altoparlanti, disturbando e non poco la quiete pubblica. Da qui, oltre che dalla visione di decine di migliaia di cittadini che professavano una religione diversa dalla nostra, si è acceso nel Paese un serio dibattito sulla differenza tra inclusione e integrazione. Sorge spontaneo chiedersi, comunque, come mai non hanno scelto i loro consueti luoghi di culto, essendoci diverse moschee nelle città italiane, preferendo, invece, una vera e propria manifestazione. Volevano che avvenisse sotto gli occhi di tutti? C'era un messaggio che volevano mandare? A chi si stavano rivolgendo? Perché da Torino a Palermo il leitmotiv era lo stesso, come se ci fosse stata un'unica grande mano, un'unica grande organizzazione. Questo fa scalpore anche in virtù del fatto che rappresentati delle nostre istituzioni, appartenenti alla sinistra, erano presenti in segno di approvazione alle manifestazioni in questione. È il caso del sindaco di Torino Stefano Lo Russo, sotto il cui sguardo è stata bruciata la foto del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni al grido di «Allah Akbar». Ma il sindaco ha voluto spiegare in una nota che si tratta di «gesti inqualificabili e violenti, da condannare sempre. Una protesta che non ha nulla a che vedere con l'espressione democratica delle proprie idee, né con l'incontro che celebra la fine del Ramadan». Un episodio su cui sta lavorando la Digos di Torino che al momento ha identificato un giovane di 25 anni di origini nordafricane, che sarebbe tra gli autori del rogo. Ma non è solo a Torino che abbiamo visto immagini sui generis: anche a Brescia, infatti, il sindaco Laura Castelletti ha banchettato con i fedeli in occasione dell'Iftar (la fine del digiuno) dando il suo placet alla manifestazione. È però sugli episodi incresciosi di Torino che gli esponenti di Fratelli d'Italia sono intervenuti. A partire dal Presidente del Senato Ignazio La Russa: «Il rogo delle foto del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, avvenuto a Torino al corteo ProPal è l'ennesimo inaccettabile episodio di odio e intolleranza nei confronti di istituzioni e valori democratici. Il dissenso è sempre legittimo, ma non deve mai degenerare in atti di intimidazioni e violenza. A Giorgia Meloni e a Ursula von der Leyen la mia affettuosa vicinanza». Parole di vicinanza anche dal capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Galeazzo Bignami e dal Presidente di Fratelli d'Italia in Senato, Lucio Malan. A schierarsi contro questa folle iniziativa è il ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr, Tommaso Foti: «Un gesto grave e violento, che ha visto protagonisti i soliti gruppi di antagonisti e i noti esponenti dei centri sociali torinesi, che si ripete per l'ennesima volta e che viene ignorato da chi continua a parlare di “inclusione” e “tolleranza”. Ma di quale tolleranza parliamo? Il Pd, sempre pronto a impartire lezioni di democrazia, non ha nulla da dire? O ancora una volta dovremo assistere all'assordante silenzio dei suoi rappresentanti a fronte di un vero e proprio atto di violenza e di un intollerabile sfregio alle Istituzioni?». Un concetto ribadito anche da Mara Carfagna, segretario di Noi Moderati: «Chi arriva in Italia deve rispettare le nostre leggi e conformarsi ai nostri valori, anche se sono diversi dai suoi. Non possiamo più permetterci di tollerare nelle nostre città enclave di immigrati all'interno delle quali vigono consuetudini che sono contrarie alle nostre leggi, alla nostra Costituzione, al nostro sistema di valori».
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