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Monsignor Paglia: “La Chiesa è davanti a sfide epocali. La malattia del Papa messaggio per tutti”
03-03-2025, 09:16
«Da ragazzino tu pensavi che un mago fosse colui che può fare ogni cosa. Lo pensavo anch'io, un tempo. E tutti noi l'abbiamo pensato. Ma la verità è un'altra. Via via che cresce il potere reale di un uomo, via via che si allarga la sua conoscenza, le strade che può seguire si fanno sempre più strette: e alla fine quell'uomo non sceglierà affatto, ma farà solo ciò che deve fare, e lo farà fino in fondo». È il messaggio, tratto dal best seller «Il ciclo di Earthsea» («Terramare» nella versione italiana ndr) della scrittrice statunitense Ursula K. Le Guin, che ha voluto lasciarci Monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, a corollario dell'intervista che ci ha concesso in un momento così delicato per la Chiesa, con il pontefice ricoverato da più di due settimane al Policlinico Agostino Gemelli. Eccellenza, oggi si aprirà in Vaticano l'Assemblea Generale della Pontificia Accademia di cui Lei è presidente. Al centro del dibattito «la fine del mondo; crisi, responsabilità e speranze», un tema molto forte in un momento delicatissimo sia a livello internazionale che per la Chiesa, con Papa Francesco malato da giorni. Ci può spiegare meglio? «Siamo nel mezzo di un cambiamento d'epoca, come ama dire Papa Francesco, con emergenze globali che mettono in pericolo la stessa sopravvivenza dell'umanità. Per la prima volta nella storia che noi conosciamo l'uomo può distruggere sé stesso. A partire dalla bomba nucleare, come abbiamo visto nel '45 ad Hiroshima e Nagasaki, a seguire con il riscaldamento climatico e le drammatiche conseguenze e, infine, con la potenza delle tecnologie emergenti e convergenti che possono modificare radicalmente l'umano (c'è chi sostiene che siamo l'ultima generazione organica). Siamo immersi in una "policrisi", come ricorda spesso Morin. Di qui il bisogno di un sussulto di pensiero. Nella nostra assemblea parleremo di ecologia ma anche di scienza, di economia, di politica, di religione cattolica e delle altre religioni.Dobbiamo costruire un mondo nuovo, non dobbiamo rassegnarci a conflitti, ingiustizie, disparità!». In questo momento, con Papa Francesco ricoverato, il dibattito sull'importanza della valorizzazione degli anziani e il senso cristiano della malattia torna più che mai di attualità. «In queste settimane è Papa Francesco a fornirci una "catechesi" sulla vecchiaia e la fragilità che ne consegue. Gli anziani vanno accompagnati, accuditi, mai scartati e lasciati soli, come purtroppo oggi accade. La vecchiaia deve essere compresa anche come una risorsa che va vissuta e spesa anche per aiutare le altre generazioni. Uno degli insegnamenti che la vecchiaia può dare alle giovani generazioni – proprio per la condizione di fragilità che ci caratterizza - è che siamo tutti fragili (anche i giovani) e che pertanto la via saggia da seguire è quella di prenderci cura gli uni degli altri, sempre». A suo modo di vedere i governi di tutte le Nazioni dovrebbero fare - e soprattutto investire - di più per gli anziani? «Prendersi cura degli anziani è anzitutto una questione di civiltà. Sono orgoglioso che il Governo italiano abbia approvato la nuova legge sull'assistenza agli anziani in Italia promossa dalla Commissione sull'Assistenza agli anziani presso il Ministero della Salute che ho l'onore di presiedere. In questi giorni inizia la sua applicazione attraverso alcune sperimentazioni. L'intento è quello che nessun anziano sia lasciato solo e che possibilmente sia curato là dove da sempre vive. Non c'è dubbio, peraltro, che la Fede porta una "marcia in più" in questa relazione con gli anziani, come emerge dalle pagine del Vangelo. E bene ha fatto Papa Francesco ad avviare una attenzione particolare alla relazione tra nonni e nipoti. Una ricerca ci dice, tra l'altro, che il tempo che i nonni passano con i nipoti vale una Finanziaria. E li chiamiamo scarti?». Che ne pensa del fatto che la Chiesa, seppur con legittime divisioni interne, si sia riunita compattamente attorno alla figura del Santo Padre in questo momento di grande apprensione per la sua salute? «La Chiesa è una grande famiglia nella quale convivono tutte le differenze ma con la consapevolezza che le relazioni reciproche ne sono la sostanza. È questa dimensione familiare che ci riunisce tutti in preghiera per stare accanto al Papa che è come un padre per questa famiglia. Quello che sta accadendo è un insegnamento e una esortazione a fare così con tutti i malati. Nessuno deve essere lasciato solo». Tutto il mondo prega per Papa Francesco, è un bel segnale che smorza qualsiasi polemica pregressa su questo pontificato. «La preghiera è l'azione più potente in mano ai cristiani. Nei Vangeli si legge che Gesù compie miracoli sui malati anche per la fede di coloro che glieli portano davanti. La preghiera di intercessione è una delle dimensioni del credente su cui Gesù insiste con particolare forza. Mi auguro che nelle parrocchie si intensifichi e si organizzi meglio e con continuità la preghiera per i malati».
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