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Nitto Palma: "La separazione delle carriere me la chiedeva quella sinistra che ora la critica"
Oggi 06-11-25, 09:00
«La separazione delle carriere me la chiedeva quella sinistra che ora la critica. Nella politica è frequente che la gente cambia idea, a seconda delle posizioni, di interessi strumentali o peggio di bottega. Ma questa volta si è oltrepassato il limite. La separazione delle carriere, di fatto, esisteva già. Questa riforma è la presa d'atto di un fenomeno già realizzato, peraltro sulla scia della modifica dell'articolo 111 della Costituzione, voluta dal governo D'Alema e realizzata con un grande consenso delle opposizioni. Non dimentichiamo che se il centrosinistra, allora, non fosse stato d'accordo, non si sarebbe fatto nulla». A dirlo l'ex Guardasigilli Francesco Nitto Palma. Che idea ha rispetto a questa riforma? «Innanzitutto non è una riforma della giustizia, ma di un assetto della magistratura. Non tocca i codici di procedura penale e civile». L'Anm, intanto, critica la legge Nordio. Condivide tali perplessità? «Le critiche sono due. La prima è sul fatto che solo una ventina di persone passano da un ruolo all'altro e quindi chi muove questa obiezione dovrebbe spiegare anche in che modo tale riforma sia così pericolosa per l'assetto generale della magistratura? La seconda, invece, è quella sul passaggio alle dipendenze dell'esecutivo della funzione requirente, peraltro esclusa con forza dall'attuale maggioranza. Una riserva mentale. Rispetto a ciò bisognerebbe avere la decenza di dire la verità, ovvero che in questa riforma viene ribadita, con forza, l'autonomia e l'indipendenza della funzione requirente. Ciò equivale a dire che l'eventuale passaggio della funzione del Pm alle dipendenze dell'esecutivo potrà essere realizzato solo con legge costituzionale e, se ciò dovesse avvenire, il popolo italiano sarà chiamato a pronunciarsi sul punto attraverso un nuovo referendum». È stato tra i protagonisti dell'esecutivo Berlusconi. Cosa penserebbe il Cavaliere di tutto ciò? «Non so se era quello a cui ambiva Berlusconi, ma di sicuro so che ambiva a un processo giusto». Qualcuno tra i progressisti, intanto, continua a dire che l'ex premier non ha fatto delle riforme epocali... «Chi lo dice si sbaglia perché di sicuro la riforma sugli uffici giudiziari sul territorio venne fatta da Berlusconi, così come la depenalizzazione. Essendo allora ministro, ricordo bene come questi obiettivi furono apprezzati dallo stesso presidente Napolitano». Possiamo dire, intanto, che è stato inflitto un duro attacco al sistema correntizio descritto da Palamara? «Ma lei è sicuro che il sistema Palamara non fosse il sistema anche precedente? Personalmente non credo. La differenza con il passato è che Palamara è stato intercettato. Detto ciò, sulla questione del sorteggio, mi sento di porre un interrogativo: come si fa a dire che chi viene indicato dalla sorte sia completamente sganciato dalle correnti?». Altra moda quella del garantismo progressista, che poi avviene a giorni alterni. Non le sembra un controsenso? «Succede da trent'anni a questa parte. Sono stato tra quelli che più di tutti si è battuto per regolamentare l'ingresso in politica dei magistrati. Quando il capo dello Stato mi nominò ministro della Giustizia, mi chiese se avevo intenzione di rientrare in magistratura. Gli risposi di no, infatti mi dimisi. Ero e sono convinto che un politico che rientra in magistratura non può volere da parte dei cittadini di alcuna affidabilità sotto il profilo della terzietà». Che idea si è fatto del governo Meloni. Le ricorda Silvio? «Da ex ministro non esprimo valutazioni. Certo è che i conti sembrano essere in regola e che non vi è divaricazione dall'Europa». C'è, infine, una critica che si sente di fare alla riforma? «Non posso commentare l'operato di un ministro, ma ritengo che una riflessione dovrebbe essere fatta su quel passaggio che dice che il capo del Csm dei pm è il Capo di Stato. Non credo che vada bene che sia il presidente di una parte processuale».
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