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Pan America il primo enduro Harley
28-05-2025, 17:19
NIZZA - L'Harley Pan America parte tra due o tre frasi che l'accompagnano come un'ombra nelle prime uscite europee. Il concessionario mi consegna le chiavi dicendo: «Tanto non servono, è keyless». Bene, devo sapere qualcosa sulla moto? «No, prima in giù e tutte le altre in su». E poi al giro nei dintorni di Nizza, le considerazioni a prima vista di alcuni motociclisti puristi dell'icona statunitense e diffidenti verso la novità: «Sarà pure bella, ma non è una Harley». Ecco la Pan America nella comune accezione di chi sa troppo e chi troppo poco su di lei. Perché in realtà le chiavi non servono, vero, ma la moto ha un sofisticato sistema di regolazioni elettroniche: 5 mappe fisse più una personalizzabile, sospensioni semi attive, compreso l'abbassatore, che entra in funzione quando la moto si ferma e l'altezza della sella scende di 5 centimetri (perfetto per chi è alto intorno a 1.70). L'abbassatore da fermo resta in sogno di molti possessori di maxi enduro, Bmw Gs compresi. Infatti il giro intorno Nizza finisce con una serie di: «Però, a guardarla bene…Come va? Quando costa?». La Pan America è la prima Harley enduro della storia, almeno è la prima a nascere enduro. Ed è divisiva nella forma e nella sostanza, ma questo secondo aspetto resta opinabile finché non si sale sopra e, senza inserire la chiave, si accende il motore. Poi la musica cambia, provare per credere. Cruscotto touch screen dal 6,8 pollici con display regolabile in inclinazione. La moto è bassa, grazie al sistema attivo delle sospensioni, agile, intuitiva. La guida molto fluida è frutto della generosa spinta del bicilindrico a tutti i regimi e in città si usa poco il cambio e la potenza è gestibile con le mappature. In autostrada il cupolino regolabile offre una buona protezione. La moto non ha il quick shift e tantomeno il cambio automatico e questo è il solo aspetto che la penalizza rispetto alle maxi enduro concorrenti. Lo scarico è molto silenziato, forse troppo, per consentirle l'accesso a regioni molto rigide sui decibel. Per tenere ferma la moto in salita o in discesa basta spingere forte per alcuni secondi sul freno posteriore e questo resta inserito finché non si pigia di nuovo (Htc). Molto comodo. E l'abbassatore, novità assoluta, è solo una piccola parte della grande motocicletta che è la Pan America. Nel dettaglio ogni singola componente è la migliore sul mercato partendo dai freni Brembo alle sospensioni Showa semi attive. Il motore è il vero gioiello, il Revolution Max: il classico bicilindrico è stato riprogettato, esteticamente è un'opera d'arte e nella sostanza un poderoso compagno di avventure con 152 cavalli e una spinta di emozione pura, una coppia straordinaria e molto gentile nei consumi (in media 20 km litro). I cilindri sono in alluminio con rivestimento in nikasil. Le valvole sono a fasatura variabile controllate dal computer. Tanta elettronica compresi abs, cruise control, abs, controllo di trazione, sospensioni semi attive, Hhc. Il cambio è morbido, la frizione non si affatica, il raccordo sella serbatoio (in alluminio, 21 litri, contribuisce a tenere il peso della moto contenuto a 250 kg) è stretto e permette tenere le gambe ben aderenti alla moto nei tratti guidati. Le Michelin Adventure Scorcher sono le gomme sviluppate per la Pan America. Il prezzo della base è 17.000 euro, mentre la St della prova costa 19500. Ecco, il prezzo stupisce i puristi: sembra poco per una moto così. La terza frase che ha accompagnato la St nella sua uscita francese. Il concessionario che la consegna: «Può tenerla fino a fine mese». La risposta: «No grazie, due giorni e la riporto». Poi la fine del mese purtroppo è arrivata in un lampo.
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