s

"Papà sullo scontrino…”. Le intercettazioni choc, ora Sempio trema sull'alibi
13-03-2025, 07:47
«Ne abbiamo cannata una, che io ho detto che lo scontrino era stato ritrovato dopo che ero stato sentito, che tu hai detto che l'abbiamo ritrovato prima. Io ho detto che l'abbiamo trovato dopo essere stato sentito, già la prima volta... ero stato sentito e poi l'abbiamo trovato». A discutere con il padre delle versioni contrastanti su quell'alibi fornito per l'orario del delitto di Chiara Poggi è Andrea Sempio, il 36enne indagato nuovamente per l'omicidio di Garlasco, che oggi sarà sottoposto coattivamente al prelievo del tampone salivare da confrontare con il Dna ignoto rilevato sulle unghie della vittima, riguardo alla cui compatibilità gli inquirenti sembrano non avere dubbi. L'intercettazione inedita che Il Tempo vi propone è un'ambientale dei carabinieri, che il 10 febbraio 2017, subito dopo l'interrogatorio di garanzia dell'inchiesta poi archiviata, avevano ascoltato la famiglia dibattere su alcune incongruenze, in merito alle quali i magistrati avevano chiesto conto a Sempio. Contro l'amico di Marco Poggi, fratello della vittima, gli investigatori avevano raccolto una serie di indizi, tra cui le telefonate che l'allora 19enne aveva fatto a casa Poggi nei giorni precedenti al delitto, comprese alcune chiamate notturne. Tanto che è lo stesso Andrea a raccontare ai genitori, subito dopo un colloquio con il suo avvocato il giorno prima dell'interrogatorio, che gli investigatori avevano scoperto telefonate all'una di notte verso casa di Chiara. Ma li rassicura: non le ha fatte lui, ha prestato il cellulare a Marco. Le altre chiamate le giustificherà ai pm con un errore di invio del numero: anziché contattare Marco al cellulare avrebbe chiamato alla villetta, dove Chiara gli avrebbe detto che il fratello era in vacanza. Nonostante ciò le telefonate non si erano fermate. Sempio spiega: «Tra il 7 e l'8 agosto ho provato più volte a contattare Marco sul cellulare, ma non ci sono riuscito anche perché so che nella zona dove andavano c'era poca copertura». Una contraddizione, visto che sosteneva di non sapere neppure che l'amico fosse partito. Il 10 febbraio, comunque, Sempio si presenta preparato davanti ai pm di Pavia. Ai magistrati che domandano del rapporto con Marco, lui risponde subito spostando l'attenzione su un elemento in grado di fornire una spiegazione non richiesta sulla presenza del suo Dna sulle unghie della vittima. «All'epoca andavo almeno due o tre volte a settimana a casa sua a giocare ai videogiochi... Giocavamo nel salottino della casa, dove c'era la consolle... oppure sul computer che era posizionato in camera di Chiara... utilizzando in modo alterno... sia la tastiera che il mouse... credo che l'ultima volta che siamo andati a giocare in camera di Chiara sul computer risalga a due o tre giorni prima della partenza di Marco». Sempio, già al corrente dell'esistenza di un Dna, sembra mettere le mani avanti su come potrebbe, nel caso, esserci finito il suo sulle dita di Chiara. Evenienza remota, alla luce delle perizie che accertano come Chiara non abbia più utilizzato quel pc dal 10 agosto. Appare alquanto improbabile che la vittima non si sia lavata le mani per tre giorni. L'altro elemento su cui puntano i magistrati è l'alibi, quello scontrino del parcheggio che Sempio ha esibito per certificare come fosse a Vigevano all'ora del delitto. Un alibi che crolla di fronte a una perizia che anticipa la morte della ragazza tra le 9.12 e le 9.35, rispetto all'orario 10.30-12,30 fissato in precedenza. Sempio ha sempre raccontato di essere uscito dalla sua casa di Garlasco e di essere rientrato verso mezzogiorno. Per dimostralo, ha esibito lo scontrino del parcheggio. Ai magistrati che gli chiedono perché ha conservato il ticket per oltre un anno, risponde che «è stato ritrovato da mio padre o mia madre sulla macchina qualche giorno dopo il fatto, quando io ero già stato sentito. Mia madre ha detto "per sicurezza teniamolo", quindi i miei genitori hanno deciso di conservarlo». Il padre, invece, ha detto agli inquirenti di averlo trovato prima delle sit messe a verbale da Sempio dopo il delitto. Di fronte alle incongruenze, in auto cerca di tranquillizzare il figlio: «Va be a me sembra la prima però non cambia niente... cosa ti han detto?». Sempio risponde: «Un cazzo, comunque la versione è la stessa». Replica il genitore: «Quand'è che ti hanno mandato a chiamare tre quattro giorni dopo... son passati 10 anni». E il figlio: «Non sto dicendo niente... ne stiamo parlando, punto... a parte che mi han fatto alcune domande, che non pensavo mi facevano, non gli ho dato una risposta perfetta... mi hanno chiesto se io ero andato a Vigevano, siccome ero andato per comprare il cellulare... loro hanno rilevato il mio cellulare a Vigevano, se io ti dico mi ricordo perfettamente che avevo il cellulare è logico che ti dò una risposta... allora ho detto non mi ricordo». Il padre riferisce inoltre le risposte sulle persone presenti in casa la mattina dell'omicidio. E chiede al figlio se hanno parlato anche del Dna. Andrea risponde che gli è stato detto che si tratta di una questione tecnica. E taglia corto: «Poi non ne parliamo». L'indomani Sempio straparla da solo, in macchina: «Questa merda di Dna, ma cosa state dicendo... ma il fatto è che ormai alla gente piace discutere su quello perché se tu parti dal presupposto che c'è il mio Dna allora puoi discutere su tante cose... come c'è rimasto se non c'è rimasto, come ha fatto a trasmettersi se è vero che può essere rimasto... se era un'aggressione se era sopra se era sotto...». Andrea prosegue parlando di suo padre, ma gli inquirenti non sentono, perché la radio è accesa. «È una cosa strana», dice all'improvviso. E poi: «C'è in ballo trent'anni di galera».
CONTINUA A LEGGERE
5
0
0
Guarda anche
Il Tempo
Ieri, 22:55
Gol e spettacolo a San Siro, finisce 2-2 fra Milan e Fiorentina
Il Tempo
Ieri, 22:44
Crosetto da Gramellini smonta la piazza di Conte: "Non intendo mettermi l'elmetto"
Il Tempo
Ieri, 22:25
Crosetto “Per reagire ai dazi all'Europa serve crescita mercato interno”
Il Tempo
Ieri, 22:08
Il sospetto di Bernardini De Pace: "I dazi? Manovra dei super ricchi", ecco perché
Il Tempo
Ieri, 21:34