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Pedullà contro il Tempo (e contro Conte): "Nessuna solidarietà per le minacce, fomentano l'odio". Ma il leader del M5S non la pensa così
Oggi 24-08-25, 08:54
Si scaglia di nuovo contro Il Tempo l'europarlamentare del Movimento 5 stelle Gaetano Pedullà: «Nessuna solidarietà a chi fomenta odio il razzismo», ha scritto sul proprio profilo Facebook in merito alle minacce di morte che abbiamo ricevuto: una lettera anarchica è arrivata giovedì nella nostra redazione con minacce indirizzate all'editore Giampaolo Angelucci, al vicepresidente Andrea Pasini, al direttore Tommaso Cerno e al direttore editoriale di Libero Daniele Capezzone. «Servi del potere morirete», è solo una delle frasi che si leggono nella missiva. La firma è la classica «A». Ma la solidarietà non è arrivata solo da parte del governo, della premier Giorgia Meloni, di ministri, parlamentari ed europarlamentari di destra. Si è espresso immediatamente il leader di Italia Viva Matteo Renzi, così come ha parlato il leader del Movimento 5 Stelle, lo stesso a cui appartiene Pedullà, ma forse questo aspetto gli è sfuggito: «Da giorni Il Tempo porta avanti una campagna indegna, basata su attacchi strumentali e privi di qualsiasi fondamento, nei confronti della nostra forza politica. Non ci faremo certo trascinare in questo clima avvelenato. Detto ciò, di fronte a vili intimidazioni e perfino a minacce di morte, non esitiamo a esprimere la nostra solidarietà al direttore e alla redazione, così come agli altri giornalisti coinvolti. Saremo sempre, con coerenza, dalla parte della libertà di stampa e del diritto all'informazione e certo saremo sempre in prima fila nel ripudio di ogni forma di aggressione e di violenza». E allora perché Pedullà dice che «in queste ore si stanno susseguendo manifestazioni di solidarietà ai quotidiani il tempo e libero oggetti di una stupida lettera di minacce. Da Salvini a Donzelli e tutta la compagnia cantante delle destre c'è chi si sta stracciando le vesti straparlando di attentato alla libertà di stampa. Ma quella che alimentano questi giornali non ha nulla a che fare con la libera stampa, quanto con la propaganda di governo e la quotidiana fabbricazione di odio verso i loro bersagli politici (e del loro editore)». Fino a sostenere che noi lo abbiamo mostrificato in prima pagina dandogli del fiancheggiatore dei terroristi islamici e millantando prove inesistenti. Ma come fa a parlare di prove inesistenti? È del 9 giugno la foto postata dall'europarlamentare accanto ad Hannoun, Soggetto sanzionato dal dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti d'America in quanto ritenuto la propaggine di Hamas in Italia: li vediamo entrambi con la kefiah al collo. Ma c'è di più, perché sempre il 9 giugno Pedullà ricondivide sul proprio profilo il video di un suo intervento durante una manifestazione organizzata dall'associazione dei palestinesi in Italia che fa capo proprio ad Hannoun. Ed è da quel palco che dice: «Il popolo palestinese è mio fratello. Noi del M5s abbiamo sempre detto che c'è un genocidio. Lo abbiamo sempre detto, lo diciamo e lo diremo. Io sono un parlamentare europeo eletto a Milano dal M5s e so anche da molti di voi». E perché Pedullà, in tutto ciò, ricondivide un post dei Giovani Palestinesi Italiani, in collaborazione con l'Api, che proprio lunedì ha fatto un post inneggiando al 7 ottobre? Come fa a dire che parliamo senza portare prove? E, soprattutto, perché finora non si è mai discostato dal soggetto con cui è stato visto in più occasioni?
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