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Hannoun e l'amico Pedullà, nuovo attacco a Il Tempo: "Terrorismo intellettuale". Ma noi non ci fermiamo
Oggi 21-08-25, 07:39
Piovono attacchi e critiche gratuite contro Il Tempo per l'inchiesta che stiamo conducendo sui rapporti opachi di una certa politica di sinistra con figure considerate vicine ad Hamas, come Mohammad Hannoun e il suo storico (ex) vice Sulaiman Hijazi, che il M5S di Giuseppe Conte ha pensato bene di ospitare alla Camera in occasione della presentazione dell'ultimo report della relatrice speciale Onu Francesca Albanese. L'ultimo ad averci attaccato è l'europarlamentare del Movimento 5 Stelle Gaetano Pedullà, ex direttore di questa testata che è arrivato a dire «mi vergogno di questo giornale, di esserne stato direttore e di come l'attuale proprietà e i camerieri di contorno l'hanno ridotto. Tommaso Cerno è un personaggio grottesco a livello europeo». Sono queste, oltre ad altri improperi, le parole del pentastellato che ci accusa solo per aver parlato delle frequentazioni dei suoi colleghi (o ex colleghi) di partito, ed è subito andato in difesa, accusandoci di pubblica gogna, della parlamentare dei 5 Stelle Stefania Ascari e dell'ex grillino Alessandro Di Battista. Abbiamo toccato un tasto dolente anche per lo stesso Pedullà? Forse sì, perché conosce Mohammad Hannoun, soggetto sanzionato dagli Usa in quanto considerato la propaggine di Hamas in Italia. È del 9 giugno la foto postata dall'europarlamentare accanto ad Hannoun, entrambi con la kefiah al collo. Ma c'è di più, perché sempre il 9 giugno è Pedullà a ricondividere sul proprio profilo il video di un suo intervento durante una manifestazione organizzata dall'associazione dei palestinesi in Italia che fa capo proprio ad Hannoun. Ed è da quel palco che dice: «Il popolo palestinese è mio fratello. Noi del M5s abbiamo sempre detto che c'è un genocidio. Lo abbiamo sempre detto, lo diciamo e lo diremo. Io sono un parlamentare europeo eletto a Milano dal M5s e so anche da molti di voi». Ha quindi ammesso di sapere perfettamente che la comunità islamica milanese vota per il Movimento 5 stelle? E perché Pedullà, in tutto ciò, ricondivide un post dei Giovani Palestinesi Italiani, in collaborazione con l'Api, che proprio lunedì ha fatto un post inneggiando al 7 ottobre? Ma a scagliarsi contro di noi è anche la stessa Associazione dei Palestinesi in Italia (API), presieduta da Hannoun, e l'Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese in Italia (ABSPP), sanzionata dal Dipartimento del Tesoro Usa in quanto ritenuta una «falsa organizzazione caritatevole» che contribuisce a «finanziare l'ala militare di Hamas». Ebbene, sostengono addirittura che «queste offensive mediatiche non sono semplici divergenze politiche: sono forme di terrorismo intellettuale finalizzate a intimidire e zittire chi difende la giustizia e le convenzioni internazionali». Ma da parte de Il Tempo non c'è mai stata alcuna forma di intimidazione se non una narrazione dettagliata dei fatti che però, comprensibilmente, non è piaciuta ai soggetti che sono stati citati. Prima, infatti, è arrivato l'annuncio della querela da parte di Sulaiman Hijazi oltre a innumerevoli video contro di noi del suo avvocato Luca Bauccio. Poi i video di Di Battista che ha tentato di infangare il nostro giornale, minacciando querela, senza però rispondere nel merito: vogliamo sapere per quale motivo e che tipi di rapporti abbia con Hijazie Hannoun, perché frequenti la moschea abusiva di via Padova 144 di Milano, che fa capo al suocero di Hijazi, Mahmoud Asfa, il cui profilo Facebook è improvvisamente scomparso dopo gli articoli che abbiamo scritto. Così come vogliamo sapere che cosa ci facesse in missione con l'ABSPP e con Hannoun. Le stesse domande che vogliamo porre a Stefania Ascari, che ci ha ignorato persino quando eravamo davanti a lei a chiederle conto di tutto ciò. Gli attacchi e gli insulti nei nostri confronti continuano imperterriti, ma non c'è stato uno solo dei soggetti citati che abbia pubblicamente espresso la propria estraneità ai fatti ed è proprio per questo che noi vogliamo sapere come stanno le cose.
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