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La tv giordana attacca Il Tempo per l'inchiesta sui filo Hamas. E arriva la querela di Pedullà
Oggi 21-08-25, 13:58
Ci attaccano addirittura dalla Giordania: è il caso Roya TV (ha un raggio d'azione in tutto il mondo) che ha messo la nostra prima pagina sul proprio sito dicendo che «è stato lanciato un duro assalto politico e mediatico contro la deputata del Movimento 5 Stelle Stefania Ascari e il suo alleato politico Alessandro Di Battista, due tra i più espliciti sostenitori in Italia dei diritti del popolo palestinese. A guidare l'attacco è Il Tempo, quotidiano di destra che ha trasformato la propria prima pagina in un'arma mediatica per scatenare una crisi politica intorno alle due figure dell'opposizione». Un attacco pesante, che ci fa capire che l'inchiesta è arrivata addirittura a far smuovere il Gruppo Sayegh, composto da 35 società, che ha fondato la tv, inserito nella lista Forbes delle 100 migliori aziende arabe 2023. Il Gruppo Sayegh ha iniziato la sua attività nel 1932. Oggi, il conglomerato possiede società e investimenti in Medio Oriente, Europa e Asia. Le attività principali del gruppo riguardano i settori industriale e logistico, educativo, medico, mediatico e bancario. Sono proprio loro che parlano di «il titolo urlato “ANTISEMITI” sopra una foto di Ascari e Di Battista, piazzati provocatoriamente su uno sfondo con cinque Stelle di David gialle. Un'accusa scioccante, costruita per avere il massimo impatto e incorniciare immediatamente i due politici con l'etichetta più tossica della politica europea. Il pezzo online di approfondimento ha rincarato la dose, presentando accuse dettagliate. Secondo il giornale, un video girato durante una conferenza a Milano legherebbe i due a persone ritenute “vicine ad Hamas”, citando in particolare Mohammad Hannoun, sanzionato dal Dipartimento del Tesoro statunitense con l'accusa di aver fornito supporto finanziario al movimento di resistenza palestinese». E aggiungono che il tutto appare come «una diretta conseguenza dell'attivismo politico di Ascari e Di Battista. La deputata M5S, in particolare, ha alle spalle una lunga storia parlamentare di denunce contro le azioni del governo “israeliano” e di sostegno alla causa della statualità palestinese». Ma il tutto non si esaurisce qui perché il volto del Movimento 5 Stelle Stefania Ascari ha rilasciato a Roya News la seguente dichiarazione: «A seguito dei numerosi articoli diffamatori pubblicati dal quotidiano Il Tempo, l'ultimo dei quali questa mattina mi accusa di antisemitismo, ho deciso di presentare querela affinché il giornale risponda delle sue affermazioni vergognose su di me, chiaramente volte a minare il mio impegno nella lotta contro il genocidio a Gaza. È chiaro per me che questi attacchi fuorvianti fanno parte di una più ampia strategia volta a screditare chi denuncia i crimini di guerra e contro l'umanità commessi dal governo terrorista e criminale di Netanyahu. Sia chiaro: non mi fermeranno. Continuerò senza paura a denunciare ciò che sta accadendo e a difendere i diritti umani e la verità, contro qualsiasi tentativo di intimidazione o delegittimazione». Eppure, la Ascari, invece di parlare con un organo di stampa considerato antisionista, perché, Insieme al suo ex compagno di partito Alessandro Di Battista, non risponde nel merito? Perché si devono far difendere da terzi e non smentiscono tutto ciò che abbiamo detto e pubblicato? Perché fuggono dalle nostre domande? Sicuramente è più comodo parlare con giornalisti amici, ma noi vi faremo le domande fin quando non troveremo la risposta esatta all'inchiesta che stiamo portando avanti. Così come andiamo avanti anche nel rispondere a Gaetano Pedullà, che ha annunciato misure legali contro di noi per aver raccontato i suoi legami con Mohammad Hannoun, soggetto sanzionato dagli Usa in quanto considerato la propaggine di Hamas in Italia. È del 9 giugno la foto postata dall'europarlamentare accanto ad Hannoun, entrambi con la kefiah al collo. E sempre il 9 giugno Pedullà ricondivide sul proprio profilo il video di un suo intervento durante una manifestazione organizzata dall'associazione dei palestinesi in Italia che fa capo proprio ad Hannoun. Ed è da quel palco che dice: «Il popolo palestinese è mio fratello. Noi del M5s abbiamo sempre detto che c'è un genocidio. Lo abbiamo sempre detto, lo diciamo e lo diremo. Io sono un parlamentare europeo eletto a Milano dal M5s e so anche da molti di voi». E quindi, solo per aver detto le cose come stanno, Pedullà dice che «le loro offese sono medaglie al petto per chi lotta per il diritto a NON morire del popolo palestinese. Per il resto se ne occuperà il mio avvocato. Da giornalista mai mi sarei aspettato di ricorrere a un legale contro un collega, ma quel che è troppo è troppo. Faccio dunque una promessa: io e il Movimento 5 Stelle non molleremo mai. Alle calunnie e alle ingiurie risponderemo con maggiore forza per difendere i cittadini e le persone oggetto di una violenza immane, come sta avvenendo contro il popolo palestinese». Non vediamo dove sia la calunnia o l'ingiuria, dato che abbiamo semplicemente riportato fatti concreti corredati da prove fotografiche, sarebbe forse il caso che ci dicesse che tipi di rapporti ha con i soggetti che abbiamo nominato.
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