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Piantedosi e i ministri Ue respinti dalla Libia. E la sinistra la spara grossa
Oggi 08-07-25, 18:30
Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, insieme agli omologhi di Grecia e Malta e al Commissario dell'Unione Europea per la Migrazione, Magnus Brunner, sono stati respinti all'aeroporto di Bengasi, in Libia, dove erano giunti nell'ambito di una missione del Team Europe, attraverso il quale Commissione europea e Stati membri lavorano in modo coordinato per massimizzare l'impatto delle rispettive strategie di cooperazione allo sviluppo. Il governo libico, in una nota ufficiale, parla di "superamento palese dei protocolli diplomatici e delle convenzioni internazionali, attraverso comportamenti che non rispettano la sovranità nazionale libica", superamento - non meglio specificato - che "rappresenta una chiara violazione delle leggi libiche. Tali azioni ignorano le procedure previste per l'ingresso e il soggiorno di diplomatici e stranieri, come stabilito dalle normative del Governo libico". Alla luce di ciò, la visita prevista dei Ministri dell'Interno della Repubblica Italiana, della Grecia e di Malta, nonché del Commissario europeo per la migrazione e del team a loro accompagnato, "è stata annullata". Tale decisione è stata presa dopo l'arrivo della delegazione all'aeroporto internazionale di Benina a Bengasi, e i quattro sono stati informati della necessità di lasciare immediatamente il territorio libico "in quanto non graditi". Il Governo libico, nel duro comunicato, "ribadisce ancora una volta a tutti i diplomatici, membri delle missioni internazionali e delle organizzazioni governative e non governative l'importanza del rispetto della sovranità dello Stato libico, impegnandosi a rispettare pienamente le leggi libiche, le convenzioni e gli accordi internazionali che regolano le visite diplomatiche. Ogni interazione con il Governo libico deve avvenire secondo quanto previsto da tali accordi e norme". La nota è firmata Osama Saad Hamad, presidente del Governo libico di Bengasi, che però non controlla la regione di Tripoli, governata invece da Dabaiba. Un caso evidentemente che riguarda tutta l'Ue e il rapporto con la Libia, ma la sinistra italiana maramaldeggia da Nicola Fratoianni ("brutta cosa i respingimenti signor ministro...) a, udite udite, Luca Casarini ("Chiamale se vuoi, emozioni...)".
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