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Prove tecniche di terrorIslam: negli scontri di Bologna metodi da lotta armata
Oggi 23-11-25, 07:30
Bologna torna a fare i conti con strumenti e modalità che richiamano da vicino il terrorismo politico degli anni più bui. Negli scontri esplosi venerdì sera durante il corteo contro la partita Virtus–Maccabi Tel Aviv, alcuni manifestanti pro Palestina hanno lanciato bombe carta imbottite di chiodi, oggetti in grado di provocare ferite letali. Un salto di qualità che segna un cambio di fase: dalla protesta organizzata alla strategia del terrore. La dinamica, la presenza di ordigni imbottiti con chiodi (ne sarebbero stati lanciati 15), la premeditazione e la capacità di colpire a distanza ravvicinata, collocano gli episodi in una fascia di rischio superiore rispetto alle tradizionali manifestazioni di piazza. Il fronte violento, infatti, era composto dalla galassia antagonista, frange anarchiche e gruppi organizzati abituati allo scontro urbano. L'obiettivo non una protesta pacifica ma la guerriglia urbana. Secondo la Questura sono rimasti feriti 15 poliziotti e un finanziere, mentre gli identificati sono 15, la cui posizione è al vaglio della Digos. In tutto, il corteo partito alle 19 da piazza Maggiore ha coinvolto circa 5.000 persone, compresi un centinaio di arrivi da fuori città e gruppi dell'area antagonista, da Askatasuna ai centri sociali del Nord-Est e qualche arrivo da Roma. Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha parlato di ennesima escalation: «Ancora una volta, abbiamo assistito all'ennesima situazione in cui, da una parte, c'erano persone che cercavano solo un volgare pretesto per mettere in scena la consueta inaccettabile violenza; dall'altra, le forze di polizia che si sono confermate baluardo dei valori di autentica democrazia». Le fasi degli scontri confermano il carattere organizzato dell'azione. Dopo il blocco delle forze dell'ordine tra via Marconi e via delle Lame, una parte del corteo ha iniziato a lanciare lacrimogeni, bottiglie di vetro, petardi, pietre e altro materiale asportato dai cantieri stradali. Alcuni manifestanti hanno esploso fuochi d'artificio ad altezza uomo, mentre altri incendiavano cassonetti e costruivano barricate. L'utilizzo dell'idrante è stato necessario per disperdere i gruppi più violenti. Ma il dato più allarmante è l'introduzione di ordigni rudimentali potenzialmente letali. Il sindacato di Polizia Fsp parla di «guerriglia premeditata». Il segretario nazionale, Valter Mazzetti, ha definito gli episodi «para terrorismo». Duro anche il giudizio del sindacato Coisp, che riferisce ferite gravissime tra gli agenti: «Sono state lanciate numerose bombe carta imbottite di chiodi: un poliziotto è stato colpito ai genitali, un altro è rimasto gravemente ferito a un piede. Questo non è più dissenso, ma strategia del terrore». Il segretario Domenico Pianese ha sottolineato come «solo negli ultimi tre mesi a Bologna ci sono state 7 aggressioni alle Forze di Polizia durante manifestazioni di piazza». Il corteo, convocato per contestare la squadra israeliana di basket Maccabi, si è infatti progressivamente trasformato in un'azione coordinata contro le forze dell'ordine. Un'escalation che è stata letta da più parti come un ritorno di metodi tipici dell'eversione. Gli scontri di Bologna, dunque, sembrano confermare il rischio anarco-insurrezionalista che si muove in micro-cellule capaci di infiltrarsi nelle piazze e usare violenza politica. Una minaccia persistente, ora proiettata su scala transnazionale dopo che gli Usa hanno qualificato FAI/FRI come «terroristi globali». Ne è conferma l'utilizzo di batterie pirotecniche a lancio multiplo, le cake fireworks, ovvero batterie a ripetizione, non proprio di libera vendita ma assemblate artigianalmente da esperti di settore. Una conferma della volontà di nuocere, anche in modo letale.
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Il Resto del Carlino
