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Risiko Conclave: guerra Europa-Mondo. I conservatori ci credono
Oggi 30-04-25, 09:19
In un'Europa politicamente sempre più irrilevante sullo scacchiere internazionale, spicca invece la luce color porpora su cui si concentra in questi giorni l'attenzione di tutti i media internazionali catapultatisi a Roma per l'evento globale più seguito di sempre: il Conclave. Scorrendo tutte le liste dei cosiddetti “papabili” non sfugge il fatto che i nomi più gettonati per la successione all'argentino Jorge Mario Bergoglio siano quelli di porporati provenienti dal Vecchio Continente. Eccezion fatta per il filippino Luis Antonio Tagle e per Pierbattista Pizzaballa, che, pur essendo italianissimo, viene annoverato dalla Santa Sede tra i cardinali asiatici per il ruolo di Patriarca latino di Gerusalemme che ricopre, tutti i maggiori candidati a vestire la talare bianca sono europei. Oltre ai due italiani il pole position sui quali da settimane scorrono fiumi d'inchiostro, il Segretario di Stato uscente Pietro Parolin e l'arcivescovo di Bologna e presidente della Cei Matteo Zuppi, ci sono diversi altri porporati che ambiscono al papato e molti di questi hanno pure un gran seguito tra i confratelli cardinali. Il primo di costoro, Jean-Marc Aveline, viene dalla Francia (sebbene sia nato in Algeria 66 anni fa) ed è uno degli esponenti più progressisti dell'intero Collegio cardinalizio. Sponsorizzato personalmente dal suo presidente Macron - il che già di suo non è di gran buon auspicio - papabile per molti, ha però un difetto passato inosservato ai più: non parla mezza parola né d'italiano né d'inglese. Passi per la lingua di Shakespeare, ma per uno che vorrebbe fare il Vescovo di Roma non parlare quella che è diventata la lingua universale della Chiesa è un malus di non poco conto. Un altro bergogliano di strettissima osservanza molto apprezzato dai porporati che vorrebbero una continuità totale con il pontificato appena concluso, tra cui spicca l'arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia, suo grande sponsor, è il maltese Mario Grech, 68 anni, segretario generale del Sinodo dei vescovi dal 2020. Tuttavia, proprio la gestione fallimentare del discusso Sinodo sulla Sinodalità celebrato in due fasi lo scorso anno ha attirato su Grech le critiche non solo di tutta l'ala conservatrice del Collegio, ma anche quelle di molti ambienti ecclesiastici ben più moderati. Il Nord Europa porta invece in Conclave ben due eminentissimi ritenuti degni del pontificato e sono entrambi conservatori, seppur stimati trasversalmente. Il primo è il vescovo di Stoccolma Anders Arborelius, primo cardinale svedese della storia. Nato da famiglia di fede luterana e convertitosi al cattolicesimo all'età di vent'anni, Arborelius è una delle pochissime eminenze appartenenti ad un ordine monastico (è un carmelitano scalzo) le cui indiscusse capacità spirituali e manageriali gli consentono di poter ambire alla Cattedra di Pietro dopo un gesuita ma egli stesso, nei giorni scorsi, ha tuonato quasi schernito: «chi pensa a me come Papa dev'essere pazzo!». Il secondo nordeuropeo che potrebbe avere qualche chance di vestire la tonaca bianca viene invece dall'Olanda ed è l'arcivescovo di Utrecht Willem Jacobus Eijk. Ratzingeriano di ferro, Eijk è stimato anche da moltissimi colleghi del settore più moderato dell'assemblea, soprattutto per la sua indiscussa fama di professore di Teologia morale. Si mormora che sarebbe lui la carta coperta dai conservatori da lanciare dopo essersi contati con la candidatura di bandiera di un altro europeo, l'arcivescovo di Budapest Peter Erdö. Il cerchio dei papabili del vecchio Continente si chiude con il lussemburghese Jean-Claude Hollerich, vicepresidente del Consiglio delle conferenze episcopali d'Europa, conosciuto per le sue posizioni ultra-progressiste in materia di celibato e partecipazione attiva delle donne nella Chiesa che lo rendono uno dei cardinali più a sinistra tra coloro che da mercoledì prossimo siederanno al cospetto del Giudizio Universale.
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