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Rivoluzione in Vaticano, così Francesco riformerà il Conclave
28-02-2025, 10:51
Quei cardinali che pensavano già al prossimo Conclave quando le condizioni di salute di Papa Francesco sembravano precipitare erano in buona, anzi, ottima compagnia. Ci pensava, e ci pensa ancor di più ora che sta decisamente meglio, anche il diretto interessato. Il bollettino medico diffuso ieri sera alla solita ora certifica infatti che le «condizioni cliniche del Santo Padre si confermano in miglioramento». Il pontefice, che è stato sempre vigile e lucido anche nei giorni più duri del ricovero al Policlinico Gemelli, ha deciso di accelerare proprio la «riforma delle riforme», quella che gli eminentissimi di cui poco sopra temono da sempre: la revisione della normativa sull'elezione papale. Qualche giorno fa avevamo raccontato di un incontro che ci sarebbe stato la scorsa settimana al Gemelli tra l'augusto malato e il cardinale Gianfranco Ghirlanda, il principe dei canonisti a cui Bergoglio da tempo aveva affidato il compito di studiare due possibili atti legislativi di vitale importanza per la Chiesa: una normativa ex novo in merito alle dimissioni papali, resasi necessaria dopo quelle di Benedetto XVI «che hanno aperto la strada» e la riforma del Conclave. Se il primo faldone è stato accantonato e riposto in un cassetto (pare che il Papa abbia detto che «a quello ci penserà il mio successore»), sulla seconda ha invece spinto sull'acceleratore, intendendola emanare il prima possibile. L'incontro con Ghirlanda al Gemelli – poi smentito in modo del tutto singolare dalla Sala Stampa vaticana – ha visto proprio il "dossier Conclave" sul tavolo del Papa. A quanto trapela, Francesco non sarebbe intenzionato ad emanare una nuova Costituzione Apostolica sull'argomento, ma avrebbe deciso semplicemente di emendare quella tutt'ora vigente, la Universi Dominici Gregis pubblicata il 22 febbraio 1996 da Giovanni Paolo II. Nonostante le piccole modifiche in termini quantitativi, sarebbe però pronta alla firma del pontefice la più grande rivoluzione delle regole elettorali dai tempi di Paolo VI. Ci risulta infatti che Francesco, per evitare eventuali critiche o complotti futuri, sia fermamente deciso di abolire il tetto dei 120 elettori – che sono, lo ricordiamo, solo quei cardinali che al momento in cui la Sede diviene Vacante non abbiano ancora compiuto ottant'anni- imposto da Montini nella Costituzione Apostolica Romano Pontifici Eligendo del 1° ottobre 1975. Questo tetto fu concepito da Paolo VI in virtù della grande internazionalizzazione del Collegio cardinalizio da lui attuata durante tutto il suo pontificato ma al contempo miscelava il così grande numero di porpore alla perdita del privilegio più importante per un cardinale quello di eleggere il Papa – per quegli eminentissimi che avessero superato la fatidica soglia delle ottanta primavere. Il tetto dei 120 cardinali elettori è stato confermato nella Costituzione di Giovanni Paolo II sopra ricordata e anche Benedetto XVI ha sempre ritenuto di rispettarlo. La riforma che Bergoglio si appresta a varare avrà quindi una portata storica come nessun'altra di quelle da lui fin qui attuate. Il motivo di questa scelta è molto semplice. Il Papa ricorda ancora il caos che si generò durante la sua elezione, quando una votazione dovette essere annullata perché fu trovata una scheda in più rispetto al numero dei votanti. Quel piccolo errore fu materiale per molti suoi nemici per affermare che la sua elezione sarebbe stata viziata da quell'avvenimento, quindi nulla. Bergoglio ha recentemente nominato 21 nuovi cardinali e gli elettori al momento sono addirittura 138. Sia mai, facendo i dovuti scongiuri, si dovesse celebrare a breve un Conclave, egli non vuole che il suo successore sia ritenuto un Papa illegittimo perché eletto da molti più elettori di quanto costituzionalmente previsto. Molto più semplice tagliare alla radice il problema: nessun tetto agli elettori. Così, qualora gli venisse il ghiribizzo, qualche altro zucchetto rosso potrebbe pure elargirlo.
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