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Rocca rilancia: "Il sistema ha funzionato. Al lavoro da subito per il 2033. Noi trasparenti sulla sanità"
Oggi 28-11-25, 09:26
Cinque settimane alla chiusura della Porta Santa di San Pietro, conclusione solenne del Giubileo della Speranza che lascia alla Capitale un'eredità straordinaria e una granitica unione d'intenti tra le istituzioni, instaurata per far sì che ogni aspetto venisse affrontato al meglio. Un modello che secondo il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, ospite della redazione de Il Tempo, ha funzionato a dovere. Presidente, questo Giubileo ha segnato la storia. Papa Francesco è mancato ed è stato eletto papa Leone XIV, in un certo senso sono state gestite emergenze nelle emergenze. Qual è il bilancio? «Il sistema ha funzionato, abbiamo lavorato fianco a fianco, Governo, Regione e Roma Capitale e la notizia in questo caso è una "non notizia": tutto è filato liscio ed è stata una grandissima prova di collaborazione. Alla fine sono passati quasi 30 milioni di pellegrini e ovviamente teniamo la guardia ancora alta, però il sistema ha tenuto e deve essere di insegnamento per prepararci al grande Giubileo del 2033». Si può immaginare che il «modello Giubileo» possa continuare e strutturarsi? «Non si deve soltanto immaginare, si deve realizzare, e credo ci siano Milioni Le risorse giubilari erogate alla Regione Lazio per rimettere in sesto pronto soccorso e reparti tutte le condizioni perché da parte del Governo c'è la massima disponibilità, ugualmente da parte della Regione e il sindaco si è espresso in più occasioni. Quindi credo che si debba partire già dal prossimo anno, anche perché probabilmente quello del 2033 supererà come numeri il Giubileo che si sta concludendo ora». Uno dei grandi temi del Giubileo, che si collega al suo mandato, ha riguardatola sanità. Come è andata e a che punto siamo della "sua" rivoluzione nel Lazio? «È andata molto bene, abbiamo avuto 155 milioni di euro che ci hanno consentito di rivoluzionare i nostri pronto soccorso a Roma e in provincia con nuove apparecchiature, ammodernamento e ristrutturazione. Alcuni cadevano a pezzi, oggi invece è stata restituita la dignità a questi luoghi». Lei ha fatto delle assunzioni inimmaginabili fino a qualche anno fa. «Non fare un riordino dei conti ha prodotto il caos che ha vissuto l'amministrazione precedente: non potevano fare assunzioni perché il ministero non autorizzava e la Corte dei conti non parificava i bilanci. Ottenute queste cose, siamo riusciti a sbloccare le assunzioni, a rafforzare i nostri reparti e ad avanzare sulla medicina del territorio. Adesso cominciano a vedersi i risultati». Da tempo c'è un braccio di ferro giornali-Regione sul tema delle ambulanze. Perché a volte si ha la percezione che all'improvviso scompaiano? «Da noi ci sono e gli acquisti di ambulanze nuove sono stati fatti, aggiungo un'altra cosa: abbiamo risolto il blocco ambulanze. Quando mi sono insediato, in ogni pronto soccorso ce ne erano fino a 40 bloccate perché mancavano le barelle. Quindi, semplicemente, abbiamo fatto un ordine di servizio e sono state comprate le barelle. Ci sorrido, davvero, perché la soluzione a questo problema era banale ma si è trascinato per anni. E poi quest'estate non c'è stato caos nei pronto soccorso. Anche da queste cose si vede la tenuta del sistema, il miglioramento». Parliamo delle liste d'attesa, tormentone italiano che in queste ultime settimane ha registrato l'ennesima polemica. Un'inchiesta giornalistica di Report porta alla luce dati su cui lei ha espresso perplessità. «Report ha fatto il suo mestiere ma a mio avviso ha commesso alcuni errori di fondo, perché non si possono aggregare dati non omogenei. Io ho detto, e lo ribadisco, che il 96% delle visite accettate ha rispettato le tempistiche. Per quanto riguarda l'ambito di garanzia, faccio notare che stiamo utilizzando lo stesso di Zingaretti, quindi il Pd ha poco da festeggiare. È ovvio che l'ambito deve essere ristretto, noi però per garantire la prestazione in questa fase abbiamo mantenuto il sistema precedente. Mi si dice poi che ci sono 65 mila cittadini che hanno "bucato" la prestazione, ma anche se fosse vero quel dato, e ahimé è leggermente più alto, vorrebbe dire che a fronte di sei milioni di prestazioni erogate l'1% non ha trovato risposta. Come già le dissi, non avrò pace finché non copriremo anche questo fabbisogno. Dall'altro lato, e chiudo, noi siamo trasparenti sui dati perché li mandiamo tutti, grezzi, non nascondiamo nulla. A farlo siamo solo noi e la Basilicata, altre regioni, come è stato dimostrato, li mandano una volta al mese già lavorati. Dopodiché io ho i miei pensieri, perché quella fonte (di Report, ndr) riportava cose avvenute in riunioni che abbiamo avuto a livello tecnico con le altre Regioni. Cercare di mettere l'uno contro l'altro, di seminare zizzania, di far apparire uno più bravo dell'altro, non credo che sia il modo migliore per far crescere il Paese». Ma il sistema Lazio in generale è migliorato? «Le do un dato per me tombale. Nell'ultimo anno di Zingaretti-D'Amato le prestazioni erogate attraverso i Recup erano 2,5 milioni, noi chiuderemo il 2025 con sei milioni, oltre il doppio. Negare questa crescita è sleale. C'è poi un altro dato: abbiamo oltre 150 mila persone che non si presentano agli appuntamenti. Metterò sanzioni molto pesanti su questo». Cambiando argomento, si parla molto di un'altra questione: la quarta pista dell'aeroporto di Fiumicino. Secondo lei si farà? «C'è un lavoro tecnico su cui la politica nulla può dire, ma anche politicamente ritengo che ci siano tutte le condizioni per realizzarla, con le adeguate compensazioni sul territorio». Guardiamo al 2026, quali priorità si pone e che cosa potranno vedere realizzato i nostri lettori il prossimo anno? «Vedranno l'apertura di tutte le Case della comunità, quindi la partenza reale della medicina del territorio. Poi la gara per la progettazione del nuovo Umberto I e altrettanto per il San Giacomo, e poi continueremo con la crescita economica. Sono orgoglioso dei dati della nostra Regione e dobbiamo accompagnare questo sviluppo. La scorsa settimana abbiamo incontrato, insime al Mimit (ministero delle Imprese e del Made in Italy, ndr) i rappresentanti di alcune grandi "biotech" che abbiamo incontrato a Washington. Se andranno in porto, parliamo di almeno due miliardi di dollari di investimenti nella nostra Regione».
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