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Sala si candida a leader, ma Renzi ci mette il marchio: “Tutta gente nata alla Leopolda”
12-12-2024, 09:37
«Serve all'alleanza una visione più liberal democratica» e serve «come il pane». Ne è convinto il sindaco di Milano, Beppe Sala, intervistato da Repubblica. Sarà lui ad aggregare questa forza centrista? Questa la sua risposta: «In questo momento io ho il dovere di portare a termine il lavoro per il quale sono stato eletto. E in ogni caso, un'operazione del genere deve avere il sostegno del Pd perché garantisca a quest'area, una volta nata, di non essere solo un cespuglietto di una sinistra molto spostata a sinistra». Quanto ai rapporti con i 5 Stelle, Sala vede al momento più ombre che luci: «Non ho visto un tentativo serio di mettere insieme un programma comune. Certo, non basta una foto in cui si sta tutti insieme per far credere agli italiani che sia vero. Mi pare che il campo largo proprio non riesca a funzionare. Vedo che i Cinquestelle dicono ‘marciamo divisi e poi uniamoci in alleanza' solo al momento del voto per le politiche. Mi verrebbe voglia, mettendomi nei panni di Elly Schlein di dire va bene. Il problema è che in Italia si vota sempre, dunque bisognerebbe accettare che da oggi fino al 2027 il campo largo non c'è neppure nelle regioni e nelle grandi città. Può essere un rischio, ma vale la pena rifletterci». Quanto alla suggestione di Enrico Maria Ruffini, direttore dell'Agenzia delle Entrate, come possibile altro federatore Sala osserva: «Non continuiamo a buttare nel tritacarne mediatico le persone. Ruffini è bravo? Ruffini è bravissimo. Ruffini è conosciuto? Lo conoscono in pochissimi. È una persona di grandissimo valore, ma pensare che possa avere la forza per fare il leader di quest'area significa volergli male. Torno a dire la questione non è trovare il federatore, la questione è trovare i compagni di viaggio. I partiti personali, non credo attraggano più nessuno». Oltre a questi due nomi, in un articolo sull'edizione de Il Tempo di mercoledì 11 dicembre, Augusto Minzolini ha fatto anche quello di Franco Gabrielli, ex capo della Polizia. Sulla questione è intervenuto Matteo Renzi, leader di Italia Viva, e negli ultimi anni vero ago della bilancia e ideatore del rilancio del Centro: «Confesso che pur avendo un po' di esperienza politica, io per primo mi perdo. Uno sbadiglio ci seppellirà. Il centrosinistra dovrebbe dare un'idea alternativa, altrimenti la Meloni continua a non governare, a stare al potere. Adesso sono tutti per il Centro, prima mi prendevano per matto quando dicevo che serviva. In Liguria si è perso perché qualcuno non ha voluto Renzi o il Centro. Chi ha il 2-3% fa la differenza. Servono tutti, ma il punto è che capiscano di politica. Se mettono dei paletti poi perdono. Con il Centro alle elezioni in Emilia e in Umbria si è vinto, senza si è perso. Hanno capito tutti che senza il Centro non si vince. Ma il Centro non lo fai con il festival dei nomi. Il problema è quali sono i contenuti. Sala è il sindaco di Milano, dunque una personalità importante, io ho dato una mano che fosse lui il sindaco. Se lui vuole dare una mano a quest'area deve dare un contributo sui contenuti, come la sicurezza. Non si vince al Centro senza sicurezza. Vedo tanto fumo politico. Io voglio dare una mano affinché il Centro si costruisca. Prima di fare i leader del Centro dateci un'idea. Carlo Calenda ha rotto il Terzo Polo per motivi personali, non politici. Sala, Calenda, Ruffini - rimarca Renzi nell'intervista a Sky Tg24 - sono tutti arrivati alla politica con la stagione politica del mio governo. Ruffini ha fatto la Leopolda. L'esperienza politica della Leopolda ha segnato un'intera stagione di riformisti, accomuna tutti questi nomi».
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