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Scintille sulle teorie di Lovati su Stasi. Matone: "Se deve proteggere Sempio..."
27-05-2025, 11:22
Massimo Lovati è uno dei due avvocati di Andrea Sempio, indagato per omicidio in concorso di Chiara Poggi a Garlasco, e da giorni propone una serie di teorie alternative sul ruolo di Alberto Stasi - condannato in via definitiva per il delitto - nel caso. Lovati sostiene che il fidanzato della vittima è una vittima a sua volta, costretto a coprire i veri assassini che sarebbero dei sicari. Dietro una storia di segreti indicibili e riti esoterici. L'avvocato ha esposto le sue tesi nel corso della puntata di lunedì 26 maggio di Quarta Repubblica su Rete 4, scatenando reazioni contrastanti. Sulle prime indagini del 2007 Lovati denuncia "grandi errori", tanto che "si effettuavano delle indagini addirittura scandalose e soprattutto una cosa che tengo a precisare, non si verificò mai il racconto di Alberto Stasi, mai! Il racconto di Alberto Stasi è infarcito di incertezze, è infarcito di bugie ed è una menzogna, allora bisognava partire da lì per capire se la menzogna di Alberto Stasi era indirizzata alla propria impunità, oppure come sostengo io, era indirizzata alla copertura di altri soggetti". Insomma, "Alberto Stasi non dice delle bugie per coprire se stesso, dice delle bugie per coprire i veri mandanti di questo omicidio, questa è la mia idea", ribadisce Lovati che insieme ad Angela Taccia difende l'amico del fratello di Chiara Poggi, Marco. Ma perché la tesi del killer prezzolato? "La letteratura criminologica quando c'è un delitto in assenza di movente, come in questo caso, ricorre alla figura del sicario, un professionista mandato da chi vuole sopprimere una persona perché è diventata scomoda", argomenta Lovati secondo cui Chiara era venuta a conoscenza di fatti gravi. Tornando al racconto di Stasi, il legale pensa che il bocconiano condannato per l'omicidio non è entrato nella villetta dei Poggi il 13 agosto 2007: "Nessuno gli ha chiesto: Alberto, dove hai scavalcato? Facci vedere come hai fatto. Dove hai suonato? Dove sei entrato? Alberto non entrò mai in quella casa, lo volete capire?", tuona Lovati. Per Lovati, "Alberto copriva gli altri assassini, era una pedina. Lo hanno imbeccato di dire questa bugia, che è una bugia che si vede... Ha preso 16 anni di carcere, è meglio che finire sottoterra anche lui, come la sua fidanzata, secondo me", è la tesi ribadita più volte da Lovati che duella con il giornalista Gianluca Zanella, e riceve le critiche di Simonetta Martone. "Mentre parlava mi è venuta proprio la frase: mi rifiuto di accettare il contraddittorio su questi elementi - attacca l'ex magistrata, esponente della Lega - perché noi dobbiamo essere seri, abbiamo anche una responsabilità nei confronti di chi sta a casa e non possiamo rovesciare sull'opinione pubblica un mare di notizie incredibili, quali quelle che sono state testè esposte". Matone è indidgnata: "Non riesco nemmeno a capire qual è l'assunto difensivo, dove vuole andare a parare, se lui deve proteggere Sempio la linea difensiva forse dovrebbe essere leggermente diversa e di più non dico", argomenta Matone che sulle vicende di esorcismi e satanismo evocate dall'avvocato di Sempio attacca: "Come si collega tutta questa roba che è successiva alla morte di Chiara con l'omicidio?".
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