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Silvio Berlusconi, il lungimirante visionario
Ieri 12-06-25, 19:10
Che Silvio Berlusconi fosse un lungimirante visionario lo avevano capito sport, imprenditoria, comunicazione ed informazione, ancor prima della politica. Che piaccia o dispiaccia, l'innegabile dinamicità e il passaggio repentino tra pensiero ed azione, ne hanno tracciato anche i connotati umani. L'incessante battaglia alla sinistra e al crescente pericolo comunista ha trasformato, subito, il genio del giorno prima in mostro da combattere e abbattere il giorno dopo. È il vizio storico di una sinistra che oggi, più di tutti e tutto, è orfana di Berlusconi e del berlusconismo. Più dei berlusconiani, più del centrodestra che ha addirittura riscritto le sue regole interne. Più della sua Forza Italia che, contro ogni pronostico, esiste e resiste. Garanzia di unità a corrente alternata, l'antiberlusconismo ha conosciuto up e down plasmando, come nel 2006, tutto quello che sembrava biologicamente inavvicinabile. È stato motivo e motore di una guerra politica e personale senza esclusioni di colpi. Guerra che oggi, in parte riversatasi su Giorgia Meloni, oltre ad essere deleteria si è rivelata addirittura controproducente. Fuori dal tempo e dallo spazio. A due anni esatti di distanza dalla sua scomparsa, possiamo affermare con assoluta certezza che Berlusconi manca ai suoi avversari molto di più di quanto possa mancare ai suoi amici. Non in termini umani ed affettivi, ma chiaramente utilitaristici e comunicativi. Anche in politica avere un bersaglio fisso è più facile che averne uno mobile. Alcuni lo hanno odiato, visceralmente, perché avrebbero voluto ricevere il medesimo trattamento. Non il successo, non la visionaria genialità di cui sopra, forse il patrimonio. Ma soprattutto il costante essere, per buona parte della sua vita, al centro dell'attenzione. Nel bene e nel male. L'essere protagonista e non satellite, essere principio primo ma anche fine ultimo. Partenza ed arrivo. Oggetto di amore ed odio, lode ed insulto. Tutto e il suo contrario. Con la costante volontà di piacere, stupire e conquistare gli animi. Lo aveva fatto anche con noi, giovani ventenni dai confusi sogni, un giorno di Novembre nella sua Villa Gernetto in Brianza. Chiacchiere e poi tour, infinito, in decine e decine di stanze. Angoli, quadri, oggetti, libri, mappamondi. Tutto architettato da lui. Tutto pensato nei dettagli e per sorprendere oltre l'immaginario. Gesti utili a stupire se stessi e gli altri. Berlusconi era così. Aveva insite, dentro di sé, positive dicotomie. Di quelle necessarie per guardare il mondo e la vita con il sorriso. Anche quando la positività era l'ultima arma da poter sfoggiare. Anche quando, di fronte, aveva solo avversari politici e comunicatori che lo vedevano come nemico da battere ed abbattere. Cosa che, per chi come lui ha tentato di piacere universalmente e costantemente, era qualcosa di incomprensibile.
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