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Spunta la tesi del doppio killer e le due armi usate per uccidere Chiara Poggi
Oggi 23-06-25, 07:48
Il Dna per blindare l'impianto accusatorio contro Andrea Sempio e aprire agli altri complici. È dalle nuove analisi genetiche del maxi incidente probatorio, soprattutto sui reperti nella spazzatura mai analizzati, e dalla consulenza del Ris sulla dinamica della scena del delitto che potrebbero arrivare prove utili a rafforzare la tesi della Procura di Pavia, che sta riscrivendo la verità su Garlasco piazzando nella villetta non più un unico assassino, Alberto Stasi, ma un gruppo di persone che avrebbero compiuto l'omicidio di Chiara Poggi il 13 agosto 2007. Un'ipotesi sostenuta nell'informativa del 2020 dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano, agli ordini del colonnello Antonio Coppola, che è alla base della nuova inchiesta contro il 37enne, bocciata dall'allora procuratore Mario Venditti, che archiviò Sempio in tempi record, ma ritenuta cruciale dal successore Fabio Napoleone. A pagina 7 della relazione, i carabinieri scrivono: «Fermi restando gli elementi a carico di Stasi bisognerebbe prendere in considerazione quantomeno l'ipotesi di un correo. Elementi evidenti sui quali sembrerebbero esserci spazi di approfondimento sono emersi attorno a Sempio». E ancora: «Anomalie in relazione alle informazioni testimoniali, come decisamente insolite si rivelano alcune circostanze». Per i carabinieri, Sempio dice di sapere «che l'amico Marco è in vacanza», ma telefona tre volte il 7 e l'8 agosto a casa Poggi. «Uno sbaglio», sostiene, avrebbe confuso il numero fisso di Marco con il cellulare. Ma in «sette mesi tale errore non si è mai ripetuto». In seguito, Sempio richiama. «Perché lo fa se sa che l'amico è in vacanza?», è il dubbio. Infine, l'alibi: «Sempio era già stato sentito, ma conserva il ticket della sosta a Vigevano». Come mai, se ha chiarito tutto? Interrogativi rimasti senza argomentazioni valide per gli inquirenti, che nel corso di un anno e mezzo di indagini tradizionali avrebbero raccolto numerosi indizi contro Sempio, la cui presenza sulla scena del crimine sarebbe dimostrata dalla compatibilità del suo Dna con uno dei due trovati sulle unghie della vittima, dall'impronta 33 sul muro destro delle scale della cantina, attribuita a Sempio per 15 minuzie, e alla strusciata di sangue 97F sulla parete opposta. In mezzo, sul primo gradino, una traccia che potrebbe essere un'orma, poco più avanti dell'impronta delle scarpe a pallini affibbiata a Stasi. La tesi del doppio killer, comunque, era giù emersa nell'autopsia, quando il medico legale Marco Ballardini riscontrò ferite da punta e taglio e lesioni con un oggetto contundente. «Ove non si voglia ipotizzare l'impiego di più strumenti», scriveva, l'arma del delitto, secondo Ballardini, avrebbe dovuto avere delle caratteristiche particolari, che elenca. E da quella descrizione, chi ha indagato all'epoca su un unico assassino avrebbe dovuto cercare una mazza medievale.
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