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Stretta Ue sui rimpatri: arriva sistema comune. Nodo apertura degli hub
11-03-2025, 21:42
È il tassello mancante del Patto Migrazione e Asilo. Come promesso, la Commissione europea presenta il nuovo sistema di rimpatri europeo, prima del Consiglio europeo della prossima settimana. E lo fa prima di tutto trasformando in regolamento, vincolante per tutti, la vecchia direttiva del 2008, che già in passato si era provato a riformare ma senza successo. E poi istituendo strumenti per rendere i rimpatri più efficaci e veloci. Vengono introdotti le decisioni di rimpatrio e un ordine di rimpatrio europeo che deve essere emesso dagli Stati membri, per limitare la frammentazione a livello di Unione. Il riconoscimento reciproco delle decisioni di rimpatrio consentirà a uno Stato membro di riconoscere e far rispettare direttamente una decisione di rimpatrio emessa da un altro Stato membro senza dover avviare una nuova procedura. Viene poi reso obbligatorio il riconoscimento e l'esecuzione di una decisione di rimpatrio emessa da un altro Stato membro. Arrivano poi norme chiare sul rimpatrio forzato, che incentivano al contempo il rimpatrio volontario: i rimpatri forzati saranno obbligatori quando una persona che soggiorna illegalmente nell'Ue, non collabora, fugge in un altro Stato membro, non lascia l'Ue entro la scadenza stabilita per la partenza volontaria o rappresenta un rischio per la sicurezza. Infine, si apre alla possibilità di hub di rimpatrio, per permettere di rimpatriare le persone, che soggiornano illegalmente nell'Ue e hanno ricevuto una decisione di rimpatrio definitiva, in un Paese terzo, sulla base di un accordo concluso bilateralmente o a livello di Ue. «Tale accordo - precisa l'Esecutivo Ue - può essere concluso con un paese terzo che rispetti gli standard e i principi internazionali sui diritti umani, in conformità con il diritto internazionale, incluso il principio di non respingimento. Le famiglie con minori e minori non accompagnati sono esclusi e l'attuazione di tali accordi o intese deve essere soggetta a monitoraggio». La Commissione sottolinea che non si tratta del modello Ruanda avanzato in passato dal Regno Unito, né di quello Italia-Albania, a cui Bruxelles non è contraria. «Sono cose completamente diverse - spiega il commissario Ue alla Migrazione, Magnus Brunner - Una è il modello del Ruanda. Un altro è il modello italo-albanese, che è anche qualcosa di completamente diverso. Questo è per i richiedenti asilo, per esempio. Poi ci sono questi hub di rimpatrio, che renderemo possibili per gli Stati membri. Creiamo la possibilità per gli Stati membri usare soluzioni innovative, ma il nostro modello è per le persone che hanno già una decisione di rimpatrio». Se la stretta sui rimpatri viene accolta con favore da Ppe, S&D, Renew, Ecr e Patrioti, Verdi e Left la respingono, mentre socialisti e liberali criticano la parte sugli hub di rimpatrio e ogni proposta che esternalizzi la migrazione. «Lo status quo sui rimpatri non è un'opzione», rimarca la vicepresidente esecutiva Henna Vikkunen, che osserva: «Il tasso di rimpatrio rimane molto basso, circa il 20%, le persone che hanno un ordine di rimpatrio, spesso sfuggono alle autorità. Molti si trasferiscono in un altro Stato membro. Quando le persone senza diritto di soggiorno rimangono nell'Ue, la credibilità dell'intera politica migratoria è compromessa perché mette pressione sul sistema generale e diminuisce la nostra capacità di supportare coloro che hanno bisogno di protezione», spiega. Un argine ai movimenti secondari, insomma.
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