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Tony Blair "governatore" di Gaza. La proposta Usa piace a Netanyahu
Ieri 26-09-25, 21:09
Tony Blair “governatore” di Gaza con la benedizione della Casa Bianca. L'ex premier britannico dovrebbe guidare per cinque anni Gaza International Transitional Authority, l'organismo che, dopo la fine della guerra, avrebbe il mandato di guidare la transizione della Striscia verso la ricostruzione in qualità di "suprema autorità politica e giuridica"" Secondo quanto riportato dai quotidiani Haaretz e The Times of Israel, iI piano è modellato sulle amministrazioni che in passato hanno supervisionarono la transizione di Timor Est e del Kosovo verso l'indipendenza. Dovrà avere sede nei primi tempi a el-Arish, capoluogo di provincia egiziano vicino al confine meridionale di Gaza, per poi trasferirsi nella Striscia accompagnata da una task force multinazionale sostenuta dall'Onu e composta in gran parte da militari di Stati arabi. Il piano prevede l'unificazione finale di tutto il territorio sotto l'Autorità Nazionale Palestinese. Nel progetto i palestinesi non sarebbero costretti a lasciare la propria terra come si temeva potesse accadere con le precedenti proposte degli Stati Uniti di trasformarlo nella Riviera di Gaza. Secondo quanto trapelato dai media israeliani, gli Stati Uniti starebbero appoggiando il piano che vedrebbe Tony Blair a capo dell'amministrazione temporanea della Striscia ma non vorrebbero il coinvolgimento diretto dell'Autorità Nazionale Palestinese. Almeno all'inizio. Se la proposta venisse approvata, Blair guiderebbe un segretariato composto da un massimo di venticinque persone e presiederebbe un consiglio di sette membri per supervisionare un organo esecutivo che gestisca la Striscia. Ma il ruolo disegnato per l'ex primo ministro laburista sta già suscitando polemiche, seppure tutto è ancora soltanto sulla carta. Dopo aver lasciato Downing Street nel 2007, ha assunto l'incarico di inviato per il Medio Oriente fino al 2015 e, secondo i giornali del Regno Unito, gode di un'ottima reputazione presso molti leader del Golfo. Tuttavia in Palestina Blair non pare abbia molti sostenitori per aver appoggiato nel 2003, quando era al governo a Londra, l'invasione statunitense dell'Iraq. Alcuni diplomatici occidentali hanno sottolineato che non è affatto scontato che Blair guiderà l'amministrazione palestinese provvisoria, e hanno affermato che questa potrebbe rimanere in carica solo per due anni. Inoltre la proposta della Gaza Authority contrasta con il piano sostenuto dalle Nazioni Unite per una transizione rapida al governo palestinese una volta terminato il conflitto. Il consiglio della Gaza Authority dovrà comprendere "almeno un rappresentante palestinese", un alto funzionario dell'Onu, importanti personalità internazionali con esperienza dirigenziale o finanziaria e una "forte rappresentanza di membri musulmani". Al segretariato esecutivo risponderebbe un gruppo di cinque commissari che dovranno supervisionare i settori chiave della governance della Striscia: affari umanitari, ricostruzione, legislazione e affari legali, sicurezza. In particolare, il piano stabilisce che il commissario incaricato della supervisione degli affari umanitari sarà responsabile del coordinamento con le agenzie incaricate di portare aiuto alle popolazioni colpite da fame e guerra. La notizia del piano è emersa pochi giorni dopo che l'Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva approvato un progetto diverso per un'amministrazione straordinaria che per il controllo di Gaza. Secondo tale proposta, nota come Dichiarazione di New York, l'amministrazione ad interim opererebbe solo per dodici mesi, con l'intesa di cedere poi il potere a un'Autorità Nazionale Palestinese riformata, dotata di una nuova Costituzione e di un nuovo presidente e un parlamento. Anche il piano di Trump per il giorno dopo è legato a un cessate il fuoco, ma pure ad un accordo per la liberazione degli ostaggi rapiti da Hamas nell'attacco del 7 ottobre. La mancanza di una tempistica chiara per la transizione verso il controllo dell'Anp, prevista pure dal piano della Casa Bianca, è vista come un potenziale ostacolo all'appoggio da parte dei leader palestinesi e arabi. Mentre la presenza di Blair nella fase di transizione è vista con favore dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per Washington il nuovo piano è un compromesso tra la proposta iniziale di Donald Trump, secondo cui Stati Uniti e Israele avrebbero “preso il controllo” di Gaza e la Dichiarazione di New York approvata da 140 Paesi membri dell'Onu. Una versione ampia del piano sostenuto dagli Stati Uniti è stata presentata dal presidente americano Donald Trump a New York durante un incontro con l'emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani; il ministro degli Esteri saudita, il principe Faisal bin Farhan Al Saud; il re Abdullah II di Giordania; il presidente dell'Indonesia Prabowo Subianto; e il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan. Il Capo della Casa Bianca ha dichiarato che l'incontro è stato un successo: “Siamo vicini a raggiungere una sorta di accordo”. Gli Stati arabi hanno affermato che contribuiranno a una forza di pace internazionale sotto mandato delle Nazioni Unite solo se sarà chiaro quando nascerà il nuovo Stato palestinese
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