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Tra 15 giorni la verità dal test del Dna. Chi è Unabomber
25-09-2025, 11:02
Dopo decenni di misteri, errori giudiziari e un'inchiesta che ha tenuto in ostaggio intere province del Nord-Est, il caso Unabomber potrebbe essere arrivato a un punto di svolta. I consulenti tecnici incaricati di analizzare il Dna trovato su alcuni reperti storici degli attentati hanno chiesto al gip un ultimo rinvio – questa volta solo di quindici giorni – per completare il deposito della perizia decisiva. La data fissata per l'incidente probatorio è il 20 ottobre a Trieste: da quel giorno potremmo conoscere, finalmente, l'identità del responsabile – o dei responsabili – della lunga stagione del terrore tra Veneto e Friuli. A riportarlo è il “Messaggero Veneto”, che per primo ha ottenuto informazioni dettagliate sulla richiesta di proroga avanzata dai periti Elena Pilli (Università di Firenze) e Giampietro Lago (già comandante del Ris dei Carabinieri). L'obiettivo dell'inchiesta bis – riaperta nel 2023 dalla Procura di Trieste – è uno solo: stabilire se il Dna ricavato da vecchi reperti (nastro adesivo, fili, capelli, tracce biologiche) corrisponda al profilo genetico di uno degli undici indagati o di altri soggetti ancora ignoti. Dopo anni di silenzi e lentezze, la richiesta di un breve supplemento fa pensare che l'esame genetico sia ormai alle battute finali. Un primo, importante elemento sarà il confronto con i campioni prelevati a dicembre 2023 dagli stessi indagati, che si erano resi disponibili spontaneamente. L'attesa ora è tutta per l'udienza del 20 ottobre, dove i risultati saranno messi nero su bianco. L'elenco degli indagati in questa nuova fase comprende nomi noti e altri nuovi: tra loro c'è Elvo Zornitta, l'ingegnere di Azzano Decimo che era già finito sotto accusa negli anni Duemila e poi prosciolto dopo la scoperta di una prova falsificata da un investigatore. Oggi Zornitta è nuovamente sotto esame, insieme al fratello e ad altre persone tra cui i fratelli Benedetti, i Bulocchi, Favretto, La Sala, Martelli, Muccin e Pilloni. Secondo quanto rivelato dal “Messaggero Veneto”, nei mesi scorsi gli inquirenti hanno disposto anche prelievi di Dna su altre persone, tra cui semplici cittadini entrati in contatto con i reperti o coinvolti nel loro ritrovamento, a più di vent'anni di distanza dai fatti. Una decisione che ha sollevato forti perplessità da parte delle difese, che parlano di un'indagine “allargata in modo arbitrario e confuso”. Il ritardo nella consegna della perizia ha avuto anche un effetto giudiziario pesante: la prescrizione ha ormai colpito tutti gli attentati attribuiti a Unabomber tranne uno: quello del 6 maggio 2006 a Porto Santa Margherita, nel comune di Caorle, in provincia di Venezia. Secondo gli avvocati difensori – tra cui Alessandra Devetag, Leopoldo Da Ros, Maurizio Paniz e Paolo Dell'Agnolo – i rinvii continui, giustificati con richiami alla “complessità delle indagini”, avrebbero svuotato il diritto di difesa e rischiano di rendere inutile anche un'eventuale identificazione del responsabile. Già a giugno, la difesa aveva chiesto al gip Flavia Mangiante un'udienza interlocutoria per confrontarsi con i periti, richiesta poi rigettata con una motivazione generica. Da allora, il clima tra le parti è diventato ancora più teso. Dai reperti custoditi per anni negli archivi della polizia scientifica di Trieste e analizzati oggi con tecnologie di nuova generazione, è stato estratto un profilo genetico considerato “altamente significativo”. Il grande interrogativo ora è: quel Dna corrisponde a uno degli indagati? Oppure il vero Unabomber non è mai stato sfiorato dalle indagini? Nel primo caso, si aprirebbe una fase completamente nuova, non solo sul piano giudiziario ma anche su quello storico e mediatico. Nel secondo, resterebbero solo l'ennesima delusione e molti interrogativi insoluti. In ogni caso, la posta in gioco è alta: parliamo di una delle inchieste più misteriose e irrisolte della storia giudiziaria italiana, che tra il 1994 e il 2006 ha provocato decine di attentati nel Nord-Est, colpendo persone comuni, famiglie, bambini, con ordigni nascosti in tubetti di maionese, ombrelli, giocattoli o lattine. Un'azione terroristica inquietante per freddezza, metodo e durata. Il prossimo 20 ottobre potrebbe segnare un punto di non ritorno: se la perizia verrà finalmente depositata, le difese avranno solo pochi giorni per valutarne il contenuto prima dell'udienza. Ma sarà, finalmente, il momento in cui si scopriranno le carte: se il nome dell'Unabomber sarà finalmente scritto nero su bianco oppure se, ancora una volta, la verità sfuggirà tra le pieghe di un'indagine troppo lunga e troppo fragile. Come scrive il “Messaggero Veneto”, questa volta “ci siamo quasi”. Dopo più di trent'anni, la risposta è vicina.
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