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Trump-Putin, l'ora della verità. Martino: ecco gli scenari possibili
Oggi 15-08-25, 09:10
Il presidente Donald Trump ha continuato magistralmente a guadagnare tempo anche in questa prima metà di agosto, consapevole del grande capitale politico che perderebbe se decidesse di allontanare il suo paese dalla questione ucraina, come promesso durante la campagna elettorale, oppure se, al contrario, optasse per continuare sulla stessa linea di impegno implementata dal suo predecessore, Joe Biden. Non per niente, sin dall'inizio del suo mandato, Trump ha cercato di favorire un'intesa che lo liberasse dall'obbligo di prendere una decisione per lui comunque scomoda. Nel frattempo, anche a questo fine, ha fissato scadenze su scadenze, trovando sempre il modo di eluderle. L'ultima scadenza, fissata per venerdì 8 agosto, avrebbe dovuto segnare l'inizio di una serie di misure economiche severissime, non solo a colpire la Federazione Russa, ma anche tutti i paesi che continuano a commerciare con essa. Tuttavia, questa prospettiva è stata improvvisamente annullata dall'annuncio di un sorprendente sviluppo diplomatico. Non solo, il vertice tra Trump e il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha anche riportato la gestione diplomatica della crisi ucraina alle dinamiche tipiche del febbraio e marzo scorsi, quando Trump sembrava più vicino a Putin che al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Dopo aver dato l'impressione di aver perso ogni fiducia in Putin e di essersi allineato sulle posizioni fortemente filo ucraine sostenute, in particolare, dal senatore democratico del Connecticut, Richard Blumenthal, e dal senatore repubblicano della South Carolina, Lindsay Graham, nell'annunciare il summit, Trump ha improvvisamente rilanciato una diplomazia bilaterale che rappresenta esattamente ciò che questi ultimi, Zelensky e le leadership europee desideravano evitare, tra le altre cose nel timore che Putin, forte di una visione strategica chiara e decisa, durante il loro incontro finisca con il piegare Trump ai suoi obiettivi. Il vertice in programma in Alaska dimostra poi come quella lettura multipolare del sistema internazionale tanto diffusa in Europa, sia ancora lontana dall'essere una realtà. Nonostante la sua rilevanza economica e la decisione dell'Unione Europea di sostenere l'Ucraina fin dalle prime fasi del conflitto, la sua esclusione evidenzia come tanto gli Stati Uniti quanto la Federazione Russa ne considerino sostanzialmente irrilevante l'impatto sulla questione ucraina. Inoltre, l'assenza di un qualsiasi rappresentante ucraino dimostra come la questione russo-ucraina si sia con il tempo trasformata in una guerra per procura tra Stati Uniti e Federazione Russa. Al momento non ci sono ragioni per credere che Putin e Trump stiano per incontrarsi forti di un accordo già raggiunto, il che rende l'esito del summit incerto. Molto probabilmente l'unica cosa che avranno davvero convenuto è un elenco di argomenti meritevoli di essere affrontati insieme, tra i quali una posizione preminente potrebbe essere assunta dal rilancio di un dialogo volto alla limitazione delle armi strategiche, posta l'imminente scadenza del NEW START 2010. Tuttavia, l'ipotesi che il summit si concluda con l'accettazione da parte della Federazione Russa di una sospensione dei combattimenti, sebbene improbabile, non è del tutto da scartare. Questo perché, né Putin né Trump sembrano intravedere in Zelensky un interlocutore valido e costruttivo e il presidente ucraino, in presenza di una cessazione delle ostilità, sarebbe costretto ad affrontare una prova elettorale dalla quale sono in molti a pensare che dovrebbe uscirne sconfitto. Detto ciò, sono due gli esiti più probabilmente ipotizzabili del nuovo vertice russo-americano. Nella prima ipotesi, Stati Uniti e Federazione Russa potrebbero giungere a un accordo del tipo «prendere o lasciare» che prevede uno scambio di territori: i Russi potrebbero ritirarsi dai territori occidentali occupati in cambio dell'intero Donbass. Tuttavia, è altamente improbabile che Zelensky possa mai accettare un simile accordo, cosa questa che però permetterebbe a Trump di resistere più facilmente alle pressioni di quella coalizione di Democratici e Repubblicani che spinge per un costante e possibilmente crescente coinvolgimento statunitense a favore dell'Ucraina. Nella seconda ipotesi, il vertice potrebbe rivelarsi un evento puramente interlocutorio, destinato a essere ricordato come il primo passo di un percorso caratterizzato da numerose discussioni diplomatiche e altrettanto numerosi accordi tecnici per lo più inconcludenti. Anche in questo caso Trump si ritroverebbe a poter più agevolmente evitare di adottare quella politica filo ucraina più incisiva, auspicata da ampi settori del Congresso e dai vecchi e nuovi alleati europei. Questo mentre, in entrambi i casi, in assenza di un forte impegno statunitense, Putin può continuare con la sua operazione militare speciale, ormai trasformata in una guerra di attrito, in cui far valere le maggiori risorse in uomini e mezzi a disposizione della Federazione Russa.
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