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Una nuova impronta può stravolgere il delitto di Garlasco. Cosa spunta a Quarto Grado
Oggi 20-09-25, 12:46
C'è una presunta nuova impronta al centro delle indagini sul delitto di Garlasco. Si tratta della traccia, contrassegnata con il numero 5, che si trova sul pavimento alla base delle scale che conducono al primo piano della villetta di via Pascoli in cui, il 13 agosto del 2007, venne uccisa Chiara Poggi. Come è emerso durante l'ultima puntata di Quarto Grado, il programma condotto dal giornalista Gianluigi Nuzzi, al momento non è dato sapere se la traccia sia compatibile con la mano del killer o di un eventuale complice. Sta di fatto che, se l'ipotesi fosse confermata, la dinamica dell'efferato omicidio sarebbe completamente da scrivere. L'impronta sul pavimento La presunta mano, che si trova nel punto esatto in cui Chiara venne colpita, vicino alla rampa di scale, è posizionata in modo tale che le dita siano rivolte verso il divano del salotto. Il palmo, invece, si trova più indietro, indicativamente accanto a un vaso in metallo e al mobile del telefono. L'impronta, che è lunga circa 19 centimetri e larga 6, sembrerebbe compatibile con una piccola mano maschile o una grande femminile. Come si evince dal servizio di Quarto Grado, partendo da quella misura, si può dedurre che lo spazio tra la traccia e il primo gradino sia di 40/50 centimetri, ovvero dove era posizionato il capo della vittima. Questo vuol dire che l'aggressore era accanto alla testa di Chiara, ipoteticamente con le gambe divaricate sopra il corpo della ragazza o inginocchiato sulla schiena della stessa. Ad ogni modo, dagli accertamenti medico legali acquisiti agli atti dell'inchiesta non risulterebbero indicazioni in tal senso. L'autopsia, infatti, ha escluso segni di pressione sul corpo della ragazza. Da qui l'ipotesi che, oltre alla vittima, sulla scena del crimine ci fossero almeno due persone. L'ipotesi del complice La traccia numero 5 era già stata segnalata dalla difesa di Alberto Stasi, l'allora fidanzato della 26enne condannato in via definitiva a 16 anni di carcere. Secondo gli avvocati Giada Boccellari e Antonio De Rensis si tratterebbe dell'impronta della mano sinistra di un eventuale complice. Quest'ultimo, secondo la ricostruzione ipotizzata dai due difensori, avrebbe sollevato Chiara per le spalle mentre l'assassino la trascinava per le caviglie verso le scale della tavernetta, dove poi fu rinvenuto il cadavere. Possibile? Difficile anche che quell'impronta sia compatibile con le tracce lasciate dalla vittima durante il trascinamento. E allora, nell'ipotesi in cui si trattasse di una mano, a chi appartiene? Per sciogliere ogni dubbio bisognerà attendere l'esito degli accertamenti condotti dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo, alla quale la procura di Pavia ha affidato l'arduo compito di dipanare ogni dubbio in merito alla dinamica dell'omicidio e all'arma del delitto, mai individuata.
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