s

Una testimone contro Stefania Cappa: “Era invidiosa della cugina Chiara”
Oggi 22-05-25, 09:19
L'impronta, i biglietti stracciati, le testimonianze mai raccontate. La nuova inchiesta sul delitto di Garlasco procede a colpi di scena che, tassello dopo tassello, ridisegnano la verità sul delitto di Chiara Poggi. E gettano ombre oscure sulla condanna di Alberto Stasi, per aprire a un mondo che parte da Andrea Sempio, indagato per l'omicidio del 13 agosto 2007, e punta alle altre persone che, secondo gli inquirenti, avrebbero agito in concorso, con premeditazione, per uccidere Chiara. In un vortice di indiscrezioni e informazioni che fanno ripiombare nella vicenda i protagonisti di allora. Tra questi c'è la gemella Stefania Cappa, cugina della vittima, indicata dal super testimone scovato da Le Iene come colei che, alle 13 del giorno del delitto, secondo il racconto di una donna deceduta, sarebbe arrivata alla casa disabitata della nonna, a Tromello, dove avrebbe chiesto le chiavi a una vicina. «Era nel panico», al punto da non riuscire a inserire la chiave nella toppa, e portava un borsone pesante. E poi parla di qualcosa gettato nel fosso, messa agli atti nei mesi scorsi quando è stato sentito dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano, coordinato dal colonnello Antonio Coppola. Un racconto che ha spinto la Procura di Pavia a disporre una perlustrazione della roggia sotto la casa di famiglia, che ha portato alla luce un martello, un attizzatoio e altri oggetti metallici ritenuti di interesse investigativo e da confrontare con le ferite di Chiara, per determinare se tra quelli possa nascondersi l'arma del delitto. Ha tracciato invece i presunti rapporti tra le due cugine la testimone spuntata ieri, che non ha mai rivelato prima le circostanze, a differenza dell'uomo del racconto di Tromello, il quale ha giustificato i suoi 18 anni di silenzio con il tentativo di parlare di quella pista all'avvocato della famiglia Poggi: «Posso riferire in tranquillità che Stefania Cappa mi confidò di non essere affezionata alla cugina Chiara Poggi. Anzi, di non avere particolare simpatia nei suoi confronti. Si avvertiva dell'invidia o del rancore nei confronti della cugina», ha dichiarato la donna di 48 anni, che ha depositato alla Procura di Pavia, diretta da Fabio Napoleone, la nuova testimonianza, chiedendo, tramite il suo avvocato Stefano Benvenuto, di essere sentita nell'ambito delle nuove indagini. La testimone si sarebbe convinta a parlare dopo aver letto sui giornali che la gemella aveva detto «di aver avuto un ottimo rapporto» con la vittima. Una «circostanza inveritiera», per la 48enne, che invece sostiene che a Stefania «stava antipatica» Chiara. «Diceva: "Adesso che è morta, tutti a dire che è buona, brava, bella. Non è buona e non è bella"», e aggiungeva altre parole offensive. Uno scenario che mette di nuovo sotto i riflettori la gemella, finita già nel mirino il 27 settembre 2007, per via del racconto di Marco Muschitta, un tecnico del gas che però ritrattò ed è ritenuto inattendibile, e che l'aveva indicata come la «ragazza bionda con i capelli a caschetto» che, tra le 9:30 e le 10 nei pressi di via Pascoli, era in sella a «una bicicletta che andava a zig zag», e «aveva nella mano destra un piedistallo tipo da camino-canna da fucile con in testa una pigna». Le gemelle Cappa non sono indagate nella nuova inchiesta, ma dovranno fornire il Dna per il maxi-incidente probatorio disposto per cristallizzare la compatibilità tra l'Ignoto 1 trovato sotto le unghie di Chiara e il profilo genetico di Sempio. Contro il quale ora c'è anche la sua impronta sul muro della cantina. Si cercheranno altre tracce sui reperti mai analizzati della scena del crimine, tra cui due confezioni di Fruttolo, una di tè, una scatola di cereali, una di biscotti e 34 strisce «para-adesive».
CONTINUA A LEGGERE
4
0
0
Guarda anche
Il Tempo
13:31