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Vaticano: al via processo di appello sulla gestione dei fondi Santa Sede. Per la prima volta figura un cardinale
Oggi 22-09-25, 16:23
Al via in Vaticano il processo di Appello per la gestione dei fondi della Santa Sede che ruota intorno alla compravendita del palazzo di lusso a Londra. Il primo grado si concluse nel dicembre 2023 con la condanna di dieci imputati per reati che vanno, tra gli altri, dalla truffa alla corruzione. Definito il "processo del secolo", con 86 udienze, sul banco degli imputati, per la prima volta, figurava un cardinale, Giovanni Angelo Becciu. E proprio Becciu, condannato in prima istanza a una pena di cinque anni e 6 mesi di reclusione, e' tra coloro che hanno presentato appello. Hanno fatto appello anche Enrico Crasso, ex consulente finanziario della Segreteria di Stato (condannato a 7 anni di reclusione e 10 mila euro di multa, interdizione perpetua dai pubblici uffici); Raffaele Mincione, (5 anni e 6 mesi, piu' 8 mila euro di multa e interdizione perpetua dai pubblici uffici); l'ex dipendente dell'Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato, Fabrizio Tirabassi (7 anni di reclusione e 10 mila euro di multa e interdizione perpetua dai pubblici uffici); l'avvocato Nicola Squillace (un anno e 10 mesi di reclusione, pena sospesa per cinque anni); il broker Gianluigi Torzi (6 anni e 6 mila euro di multa, piu' interdizione perpetua dai pubblici uffici e la sottoposizione, ai sensi dell'articolo 412 del Codice penale a vigilanza speciale per un anno); la manager Cecilia Marogna (tre anni e 9 mesi e interdizione temporanea per uguale periodo). Quattro le udienze previste, al momento, questa settimana. A riaccendere i riflettori sull'intera vicenda processuale in questi ultimi mesi una serie di chat, pubblicate su un quotidiano italiano, tra due donne, Francesca Immacolata Chaouqui e Genoveffa Ciferri, entrambe sentite come testimoni perche' entrambe legate in diverso modo a monsignor Alberto Perlasca, ex direttore dell'Ufficio Amministrativo della Segreteria di Stato, le cui dichiarazioni, secondo una comune narrativa, avrebbero dato il via alle indagini concluse col rinvio a giudizio. Nonostante il prelato non sia stato considerato un testimone attendibile dal Tribunale. Durante il dibattimento del 2022-23, alcune difese hanno asserito che le due donne, una delle quali nelle finte vesti di un anziano magistrato, hanno condizionato il monsignore nelle sue scelte e nelle sue dichiarazioni. Il tutto sarebbe avvenuto tramite chat WhatsApp; su alcune di queste il promotore di Giustizia, Alessandro Diddi (promotore anche nel processo di appello), ha posto degli omissis per quelli che egli stesso ha definito motivi di sicurezza e regolarita' del processo. La questione e' stata eccepita piu' volte dai legali della difesa durante le 86 udienze. La Ciferri ha consegnato poi le stesse chat a uno degli imputati, il finanziere Raffaele Mincione, che le avrebbe trasmesse a un relatore speciale dell'Onu. Le conversazioni sono poi apparse integralmente su alcuni quotidiani. A parere delle difese, da esse emergerebbe che il memoriale e gli interrogatori del prelato siano frutto di una macchinazione a danno del cardinale Becciu che vedrebbe coinvolti, oltre a Chaouqui, anche dei funzionari dello Stato della Citta' del Vaticano. In molti hanno gridato allo scandalo di una indagine e, di conseguenza, di un intero processo "inquinati" da condizionamenti e triangolazioni, con toni che sembrano anche richiamare vendette personali. Il cardinale Becciu ha sempre dichiarato la sua "assoluta innocenza" e ha parlato di una "gogna pubblica di proporzione mondiale" nei suoi confronti. Durante il primo capitolo del procedimento giudiziario sono stati contestati duramente dagli avvocati delle difese i Rescripta di Papa Francesco, sopraggiunti nel corso delle indagini che ne avrebbero modificato le modalita', conferendo poteri eccezionali ai pubblici ministeri. Gli interventi del Pontefice, che nello Stato della Citta' del Vaticano detiene il potere legislativo, sono stati contestati perche', secondo i legali, avrebbero permesso al promotore - tra le altre cose - di selezionare a sua discrezione gli atti da consegnare alle controparti, per giunta riempiti di omissis.
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Il Resto del Carlino
