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Antonio Socci: Massimo Cacciari ci spiega pure la Madonna in cui non crede
01-12-2024, 08:51
Che significa quella sorta di inno, un po' ermetico, che Massimo Cacciari ha dedicato specialmente alla Madonna del parto di Piero della Francesca con il piccolo volume, edito dal Mulino, La passione secondo Maria? Dobbiamo davvero pensare che, dal marxismo giovanile, sia alla fine approdato fra i devoti della Santa Vergine? Il giornale della Cei Avvenire ha subito celebrato il suo libro con una pagina intitolata: «In Maria si manifesta l'ordine del mondo». Siamo dunque alla conversione? No. Cacciari non si è convertito. Del resto non è nuovo a escursioni nel sacro e attorno alla figura della Madonna (basti citare il suo Generare Dio). Egli riunisce brillantemente in sé due tendenze intellettuali diverse. La prima riguarda, in generale, la sinistra. Molti anni fa, sull'inserto culturale del Manifesto, Marco d'Eramo scrisse: «La cultura italiana di sinistra è incapace di avere avversari grandi: se sono nemici non sono grandi, se sono grandi non sono nemici». Poi spiegò: «In Italia, la cultura di sinistra (...) da quarant'anni a questa parte se incontrava un pensatore nemico, un avversario teorico, lo sbeffeggiava, lo disprezzava. Negli anni '50 e '60 ha trattato così Nietzsche, Weber, la sociologia americana, Heidegger. Quando poi si è accorta che questi avversari non erano proprio spregevoli, che anzi erano “grandi”, allora non li ha considerati più avversari, ma li ha fatti propri, anzi si è fatta loro». VAGARE SENZA BUSSOLA Ovviamente Cacciari – con la sua intelligente curiosità - fu tra i primi a leggere Nietzsche e Heidegger da sinistra (anche Carl Schmitt). Tempo fa Gianandrea De Antonellis ha spiegato, in un suo saggio, che la tendenza alla rilettura-annessione da parte della sinistra è continuata: con il crollo del marxismo la galassia progressista ha vagato dovunque, perfino attorno al pensiero liberale. Addirittura ha “adottato” san Francesco e Dante. Cacciari è uno degli esponenti più brillanti e colti della sinistra post-marxista impegnata in questo girovagare senza bussola. Ma c'è una seconda tendenza in cui egli si inserisce. Nel mondo intellettuale occidentale – per il vuoto lasciato dalla secolarizzazione – è in corso una «sacralizzazione della cultura» che – scrive in un suo libro Cecilia Ricci – è «caratterizzata da un'“ossessione per la teologia” anche in assenza di un interesse autenticamente teologico». Si riferisce, in questo caso, al dibattito su George Steiner che «sarebbe la figura più attuale dello slittamento dalle religioni dogmatiche (...) ad un “sistema di metafore” che utilizza le categorie religiose per sviluppare una “teologia estetica” e giustificare così la sua personale devozione “liturgica” alla cultura». In Italia – su questa linea – troviamo Giorgio Agamben e appunto Cacciari. Ecco la prospettiva della Passione secondo Maria. Non è una lettura dell'opera dal punto di vista artistico. Quella è stata fatta magistralmente dal professor Thomas Martone – e Cacciari lo cita esplicitamente – in un Convegno internazionale sulla Madonna del parto (il suo testo è pubblicato negli Atti di tale convegno). Ma mentre Martone – che ha studiato il capolavoro da ogni punto di vista – mostra che tutti gli elementi dell'opera (matematico-geometrici, prospettici e cromatici, perfino quelli architettonici) esaltano il suo contenuto cristiano, rimandano cioè al mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio in Maria di Nazaret, Cacciari prende spunto da tale lettura per avventurarsi in una sua riflessione gnosticheggiante: «La Donna appartiene al plèroma divino... “Io sono”, ella dice. Si toglie il velo e vediamo: è l'incarnazione della Donna. Il diventare carne della Donna precede quello del Figlio»; «il numero è eterno e incorruttibile” e “gli occhi di Maria...restano eterni nel Numero incarnato che qui li esprime”. Cacciari cita anche altre opere di grandi artisti cristiani, che hanno rappresentato la Madonna, e ha pure degli spunti belli, interessanti, attingendo ai tesori della mistica cristiana e della teologia, ma sembra restare sempre in un opaco orizzonte gnostico. Non cristiano. Leggo che in un'intervista al Gazzettino, dopo aver premesso «è noto che non sono credente», ha spiegato cos'è il cristianesimo (secondo lui): «Il dogma dell'incarnazione, che è al centro della nostra civiltà, indica proprio questo: che l'Essente è divina». Ritenere che Gesù Cristo sia un concetto afferrato dal proprio sapere, anziché una persona concreta da amare e seguire come Salvatore (Dio e uomo), è appunto l'atteggiamento gnostico. Il popolo cristiano sta ai fatti, alla concretezza della vita di Gesù di Nazaret (con i sacramenti) e gli “crede”. Invece il filosofo gnosticheggiante “sa”. E quando parla di cristianesimo esprime il proprio “sapere”. IL SOMMELIER ASTEMIO Così – pur con un suo apprezzabilissimo bagaglio culturale – Cacciari sembra un astemio che spiega le qualità di un vino che non ha mai bevuto, ma le “sa”. Come un vegetariano che decanta i sapori di una bistecca che non ha mai assaggiato, ma li “sa”. In realtà parla delle sue idee, non del vino o della bistecca. Sia chiaro, è probabile che Cacciari sia realmente affascinato dal cristianesimo. Ma allora, forse, dovrebbe ascoltare il suggerimento di Dante. Fin dal primo canto della Divina Commedia, che fra l'altro il filosofo veneziano cita proprio in questo libro, il sommo poeta spiega che non si esce dalla foresta oscura con le proprie forze e il proprio sapere, ma seguendo umilmente quella catena umana che lo ha raggiunto e lo prende per mano, composta da Virgilio, Beatrice, Lucia e Maria. Anzitutto questo è il cristianesimo: una presenza salvifica da amare e da seguire. Il convertito Marshall McLuhan diceva: «Sono entrato (nella Chiesa) in ginocchio. È il solo modo per entrare. Tu non arrivi alla Chiesa per idee e concetti. La Chiesa non è un'istituzione intellettuale. È un'istituzione sovrumana».
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