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Politica
Ecco l'ultimo delirio di Landini: "Ormai siamo al regime"
Oggi 13-12-25, 07:17
Landinate. È l’Avvento ma grazie al capo della Cgil si ride come a carnevale.«Siamo al regime!», strepita il Maurizio, furioso, ma anche doloso o quantomeno colposo per aver sottoscritto 22 contratti collettivi sotto i 9 euro all’ora, soglia dell’agognato salario minimo cavallo di battaglia suo e del Pd: 5 euro ai vigilantes, 7 agli operai agricoli, un centesimo in più ai vetrai. «Ci raccontano un Paese che non c’è!», urla con le vene del collo che raggiungono le tempie e sulla fronte formano un reticolato. Ovviamente ce l’ha col governo. «Va data voce a chi questo Paese lo tiene in piedi!», e però così Landini finirebbe silenziato e accuserebbe la stampa di censura; «Si sta affermando un modello di fare impresa fondato sullo sfruttamento, così si va a sbattere!», e si capisce che con la sinistra al volante il Landini non aveva di che temere. Venerdì 12 dicembre, anno del Signore 2025: cronaca di una giornata di straordinarie chiassate. LA COMPAGNIA Lo sciopero generale del segretario anche lui generale della Cgil è andato in scena a Firenze, con partenza da piazza Santa Maria Novella e conclusione in piazza del Carmine, nell’Oltrarno. Cravatta rosso fuoco e giubbino nero ma antifascista, non come le camicie, Landini durante la marcia è stato spalleggiato da uno degli intellettuali più in voga nei salottini della sinistra che piace alla gente che piace, il rettore Tomaso Montanari, anche ieri ornato di kefiah.Durante il serpentone poi Maurizio è stato affiancato, tra gli altri, dal nuovo prodigio della politica regionale toscana, Mia Bintou Diop, 22enne italo-senegalese che il governatore dem Eugenio Giani ha nominato sua vice – su indicazione della Schlein – nonostante o proprio in virtù della totale assenza di esperienze lavorative, a meno di non considerare tale quella di rappresentante d’istituto. Anche Giani ieri era in prima fila, raggiunto da Sara Funaro, sindaco dem di Firenze. Ma il mattatore è stato Landini, scatenato come non lo si vedeva dalla Caporetto dei referendum sul lavoro, a giugno: «Questo governo attacca il diritto di sciopero! Oggi le piazze sono piene e loro possono far tutte le trasmissioni televisive, comprarsi tutti i giornali che vogliono, ma la gente sta capendo esattamente quello che sta succedendo». QUANTE BATTAGLIE Landini, al pari dei parlamentari del Pd che nella prossima legislatura affiancherà a Palazzo, è disperato all’idea che La Repubblica e La Stampa possano non essere più il randello della sinistra contro il governo dei “fascisti” (vedremo come andrà la vendita dei due quotidiani): «Oggi daremo voce anche ai loro giornalisti, perché pensiamo che quello che sta succedendo sia un tentativo esplicito di mettere in discussione la libertà di stampa e la possibilità concreta di proseguire e fare serie politiche industriali». Attenzione perché il sindacalista si supera, e non era facile: «Mi sembra evidente quello che sta succedendo, abbiamo imprese e imprenditori che dopo aver fatto i profitti chiudono le imprese, se ne vogliono andare dal nostro Paese per usare i soldi, e quella ricchezza è stata prodotta da chi lavora, da altre parti». Dunque perché mentre la Fiat veniva portata all’estero non ha mosso un dito? Landini torna alla carica: «Oggi c’è un obiettivo esplicito della politica e ancor di più di questo governo». Quale? «Mettere in discussione l’esistenza stessa del sindacato confederale come soggetto che ha diritto di negoziare alla pari con l’esecutivo». Attorno al segretario garriscono le bandiere del sindacato ormai sempre più spopolato, qualche vessillo della Palestina e altri del Pd. Ai partecipanti vengono distribuite banconote false da 100 euro con il volto di Giorgia Meloni. Andrebbero consegnate al fuorioso Maurizio per ringraziarlo dello spettacolo.
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