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Macron, fa litigare la sinistra: Le Pen e soci stanno alla finestra
31-08-2024, 10:10
Aiuto, sta tornando l'hollandismo. È il timore di molti a Parigi ora che il socialista Bernard Cazeneuve, ex ministro per gli Affari europei, del Bilancio, dell'Interno e infine primo ministro sotto la presidenza di François Hollande, è citato come il favorito per diventare il prossimo capo dell'esecutivo francese. Il nome di Cazeneuve, cresciuto sotto l'ala protettrice di un vecchio saggio del socialismo come Laurent Fabius, circola insistentemente da diverse settimane. Ma per la prima volta, ieri, sono emerse alcune frasi dell'entourage di Macron che confermano l'ipotesi Cazeneuve come la più probabile a quasi cinquanta giorni dalle dimissioni da premier di Gabriel Attal. Colui che è stato ministro dell'Interno durante l'annus horribilis degli attentati di Charlie Hebdo e del Bataclan risponde a uno dei principali requisiti messi sul tavolo da Macron: il criterio della “non-censurabilità”. A differenza di Lucie Castets, candidata per Matignon designata dal Nuovo fronte popolare (Nfp), la coalizione delle sinistre guidata dalla gauche radicale di Jean-Luc Mélenchon, Cazeneuve non «riunirebbe nell'immediato una maggioranza contro di lui all'Assemblea nazionale», secondo l'entourage di Macron. Perché è un socialista pragmatico, un difensore dell'ordine sociale alla Clemenceau, con un discorso di sinistra sulle questioni di società e più a destra sulla sicurezza e l'immigrazione: insomma, un profilo che può mettere d'accordo varie anime dello scacchiere politico francese, dalla gauche riformista alla droite gollista. «Bisogna nominare una persona che sia capace di unire la sinistra e la destra» e che sia «notoriamente indipendente» dal presidente della Repubblica, ha dichiarato giovedì su France Inter l'ex ministro dell'Istruzione Jean-Michel Blanquer, citando proprio il nome di Cazeneuve. Quest'ultimo, sottolineano dall'Eliseo al termine della prima settimana di consultazioni tra Macron e i capi di partito e dei gruppi parlamentari, non è «fastidioso» né per la destra gollista, né per la destra sovranista, ossia il Rassemblement national (Rn) di Marine Le Pen e Jordan Bardella. Contro Cazeneuve «non ci sarà alcuna censura di principio», ha dichiarato a Lci il portavoce di Rn, Laurent Jacobelli, spiegando che le sue truppe bloccheranno l'ex socialista solo «se, nel suo bilancio e nel suo programma, ci saranno cose che ci sembrano andare contro gli interessi dei francesi». Cazeneuve non solo non sarebbe oggetto di quella minaccia di censura brandita dai gollisti, dai lepenisti e dai centristi in caso di presenza della France insoumise (Lfi) di Jean-Luc Mélenchon, al governo, ma incarnerebbe anche quel «profumo di coabitazione», secondo Le Monde, ricercato da Macron. Il quale, durante le consultazioni, ha promesso ai suoi interlocutori di non nominare un primo ministro proveniente dal suo campo. «Ha molta voglia di andare a Matignon», ha detto al Figaro in forma anonima un fedelissimo di Cazeneuve, prima di aggiungere: «È pronto». Anche se non ha ancora ricevuto la proposta ufficiale da Macron, Cazeneuve sta già facendo campagna tra i deputati socialisti, assicurando loro che, se dovesse assumere l'incarico, la sua politica non sarà una continuazione del macronismo, ma una rupture. «Sarà un governo di vera coabitazione, e un governo di sinistra», avrebbe affermato Cazeneuve in privato. Ma bisogna convincere i partiti di Nfp, a partire dal Partito socialista. Per Hélène Geoffroy, capofila assieme al sindaco di Rouen Nicolas Mayer-Rossignol della fronda contro il primo segretario Ps Olivier Faure e la sua strategia di alleanza con la France insoumise, «un candidato social-democratico a Matignon sarebbe il più adatto a fare dei compressi». Jean-Christophe Cambadélis, ex primo segretario del Ps, ha dichiarato che Cazeneuve sarebbe il più idoneo: «È di sinistra senza appartenere a Nfp, è repubblicano senza essere di destra». IL FRONTE DEL NO La deputata Ps Céline Hervieu, invece, ritiene che un eventuale incarico a Cazeneuve sarebbe «una provocazione del presidente nei confronti di Nfp». La France insoumise di Mélenchon ha annunciato che in caso di nomina di Cazeneuve presenterebbe immediatamente una mozione di sfiducia contro l'esecutivo, mentre i Verdi non gli perdonano la gestione del dossier Sivens quando era ministro dell'Interno. Il riferimento è alla morte del giovane militante ecologista Rémi Fraisse, ucciso da una granata della gendarmeria durante le manifestazioni contro la costruzione di una diga a Sivens. Cazeneuve «non è una soluzione possibile per gli ecologisti», ha avvertito Marine Tondelier, segretaria nazionale degli ecologisti. Anche Ségolène Royal, ex candidata socialista alle presidenziali del 2007 e ministra durante il primo mandato di Macron, si è offerta per «formare un governo di unità repubblicana». Con lei, il sindaco di Saint-Ouen Karim Bouamrane, figura in ascesa del Ps. Sul dossier Matignon, ieri, è intervenuto anche l'ex presidente francese, il gollista Nicolas Sarkozy, che sul Figaro ha invitato la sua famiglia politica, i Républicains, a impegnarsi per «far nominare un primo ministro di destra», bocciando Cazeneu ve.
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