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Zanon: Macron fa il governo con chi vuole lui
28-08-2024, 06:54
Sono trascorsi 43 giorni dalle dimissioni da primo ministro di Gabriel Attal: troppi per la maggioranza dei francesi che mai nella storia della Quinta Repubblica avevano conosciuto un governo ad interim così longevo. A Parigi si pensava che dopo la tregua olimpica il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, potesse nominare a stretto giro il nuovo inquilino di Matignon. E invece, a due settimane dalla cerimonia di chiusura delle Olimpiadi, l'incertezza regna sovrana sul profilo che andrà a sostituire Attal. Ieri, all'Eliseo, Macron ha iniziato il secondo giro di consultazioni con i capi di partito e dei gruppi parlamentari, dopo aver comunicato lunedì sera l'impossibilità, in nome della «stabilità istituzionale», di dare l'incarico a un primo ministro del Nuovo fronte popolare, la coalizione delle sinistre socialista, ecologista, comunista e mélenchonista che ha ottenuto il maggior numero di deputati alle legislative di luglio. I primi a essere accolti sono stati i parlamentari del gruppo centrista Liot (Libertés, Indépendants, Outre-mer et Territoires) Stéphane Le Normand e Christophe Naegelen. Al capo dello Stato hanno chiesto di «nominare un primo ministro rapidamente», «un politico con esperienza» e «che non sia del suo campo». Secondo le informazioni di France Info, tuttavia, Macron non avrebbe comunicato né un calendario preciso, né un potenziale nome per Matignon, a conferma dell'atmosfera brumosa che aleggia all'Eliseo. ESECUTIVO DI SCOPO Oggi, al palazzo presidenziale, saranno ricevuti i cacicchi dei Républicains (Lr), il partito gollista, a partire da Laurent Wauquiez, neocapogruppo dei deputati Lr. Per ora, i gollisti sostengono di non voler partecipare a un governo di larghe intese, proponendo piuttosto un “patto legislativo” costruito attorno a tre pilastri: il potere d'acquisto, l'ordine pubblico e l'efficienza dei servizi pubblici. Accanto a queste tre priorità, i Républicains mettono al centro la questione del bilancio con due linee rosse da non superare: un ulteriore deterioramento delle finanze dello Stato e il taglio delle pensioni. Chi invece non parteciperà a ulteriori consultazioni, quantomeno per ora, sono i partiti che formano il Nuovo fronte popolare: il Partito socialista, i Verdi, il Partito comunista e la France insoumise. Quest'ultima, per voce del suo líder maximo, Jean-Luc Mélenchon, ha annunciato che presenterà una mozione in Parlamento per la “destituzione” di Macron. «Il presidente della Repubblica ha appena creato una situazione eccezionalmente grave. La risposta popolare e politica deve essere rapida e ferma. Verrà depositata la mozione», ha dichiarato Mélenchon su X, concretizzando la minaccia avanzata lo scorso 18 agosto in una lettera aperta sulla Tribune du dimanche. La procedura di destituzione permette di revocare la nomina del presidente «in caso di inadempimento dei suoi doveri manifestamente incompatibile con l'esercizio del suo mandato», come specifica l'articolo 68 della Costituzione francese. I socialisti, gli ecologisti e i comunisti difficilmente seguiranno Mélenchon nella sua crociata, ma Olivier Faure, primo segretario del Partito socialista, ha promesso una lotta frontale contro Macron. «Come si può arrivare a una tale negazione della democrazia?», ha attaccato Faure su France 2, accusando Macron di essere il primo responsabile dell'«l'instabilità» e di avere «seminato il caos». «Censureremo ogni estensione del macronismo. Non saremo ausiliari di un sistema morente», ha aggiunto il leader socialista. PIAZZA MOBILITATA La France insoumise, dinanzi al rifiuto di Macron di nominare Lucie Castets, economista di 37 anni designata da Nfp come candidata a Matignon, ha annunciato una mobilitazione popolare contro il presidente della Repubblica per sabato 7 settembre. Gli altri partiti della coalizione, tuttavia, sembrano piuttosto raffreddati da questa ipotesi, e preferiscono opporsi a Macron attraverso la via parlamentare. Oltre alle formazioni di Nfp, non torneranno all'Eliseo per le consultazioni né Marine Le Pen e Jordan Bardella, leader del Rassemblement national, né il loro alleato sovranista venuto dal gollismo, Éric Ciotti. Rispondendo ai giornalisti in occasione di un bilaterale all'Eliseo con il primo ministro irlandese, Simon Harris, ieri Macron ha dichiarato di ricevere «coloro che vogliono lavorare nell'interesse del Paese». Secondo le informazioni del Monde, Macron avrebbe invitato per le consultazioni anche gli ex presidenti Nicolas Sarkozy e François Hollande.
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