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Mario Sechi: Israele all'incrocio della sua storia
06-10-2024, 09:01
Israele applica una dottrina militare chiara: quando qualcuno lo attacca, risponde più duramente per convincerlo a non riprovarci. Teheran ha lanciato una seconda offensiva aerea per rispondere alla morte del leader di Hamas, Ismail Hanyeh, e all'eliminazione del capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah. Mentre tutti attendono la prossima mossa di Israele, Ali Khamenei, la guida spirituale dell'Iran, si è presentato alla preghiera di venerdì scorso con un fucile. Ne accarezzava la canna, una minaccia silente, ma è palese che nello scontro diretto con gli israeliani è una tigre di carta. I suoi punti di riferimento in Libano e a Gaza sono svaniti, circolano rumors sulla morte durante il bombardamento di un bunker a Beirut - del potenziale successore di Nasrallah, Hashem Safieddine e (che sorpresa) di Ismail Kaani, il capo della forza Quds, il braccio delle operazioni militari dell'Iran all'estero, l'unità speciale che era guidata dal generale Qassem Soleimani. Attendiamo conferme, per Khamenei sarebbe una disfatta. Israele ha messo a segno colpi eccezionali, il premier Benjamin Netanyahu sta vincendo la guerra, ma non può permettersi di sbagliare i tempi e l'impiego della forza: deve continuare la sua campagna in Libano contro Hezbollah (senza lasciare che Hamas nella Striscia di Gaza abbia lo spazio e il tempo per riorganizzarsi), dunque non può impiegare tutto il suo arsenale con Teheran, ma non può neppure permettersi di chiudere questo round con un attacco simbolico, deve colpire (in fretta) un obiettivo importante. Quale? Un bersaglio che, ancora una volta, sia visto come una vittoria. Questo risultato si può ottenere distruggendo un obiettivo militare (una base a terra, un porto, una nave) o eliminando un esponente di primo piano del regime. Attenzione, nel mazzo di carte non ne sono rimasti molti e puntare troppo in alto significa anticipare i tempi della resa dei conti. Colpire un sito nucleare è un'opzione (auspicata dall'ex primo ministro Naftali Bennett), così come è possibile danneggiare le infrastrutture petrolifere. Sono mosse che possono prolungare l'agonia e alimentare un colpo di coda del drago, o possono far piombare l'Iran in una crisi interna, incoraggiare la dissidenza, creare le condizioni per l'implosione rapida di un regime che vacilla. Non esistono mappe certe, siamo nella terra incognita della paura e della morte, siamo all'incrocio della storia.
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