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Montesano: israeliani sgraditi nel Comune Pd
18-07-2024, 08:02
Il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, all'inizio la butta sulla burocrazia: «Il patrocinio si concede a iniziative che non hanno scopo di lucro. E questo non era il caso». Laddove “questo” è l'incontro di calcio, per la Nations League, Italia-Israele in calendario allo stadio Friuli lunedì 14 ottobre. Il Comune di Udine ha detto «no»: non ne vuole sapere, nonostante la richiesta inoltrata dalla Federcalcio, di concedere il patrocinio al match. E qui entra in ballo la spiegazione da “azzeccagarbugli” del primo cittadino, eletto sindaco il 18 aprile 2023 alla testa di una coalizione di centrosinistra. Prima motivazione alla base del rifiuto: «Sono previste deroghe solo nel caso di eventi benefici, cosa che la partita non è». Seconda motivazione: possono esserci deroghe «nel caso di eventi che portino particolare prestigio all'immagine dell'amministrazione». E in «questo caso», spiega De Toni, «la valutazione della Giunta è stata quella di non andare in deroga, tenendo conto che lo Stato di Israele è uno Stato in guerra e quindi la concessione del patrocinio, più che fornire prestigio alla città, potrebbe creare divisioni e quindi problemi sociali». COLPA DI GERUSALEMME Quindi il sindaco, lisciando il pelo ai movimenti “pro Palestina”, getta la maschera: è colpa di Israele. «La nostra scelta poteva essere diversa solo se ad oggi fosse stato annunciato un cessate il fuoco. Purtroppo così non è», aggiunge in serata con una nota nella quale mette sullo stesso piano Gerusalemme e Hamas: «Dare il patrocinio come se non esistesse una guerra, per la quale sia Hamas che Israele sono stati accusati dall'Onu di crimini di guerra, sarebbe stato come mettere la testa sotto la sabbia». L'amministrazione cittadina è recidiva: lo scorso 26 ottobre, con il voto contrario dello stesso De Toni e dell'assessore allo sport, Chiara Dazzan, era stata bocciata la richiesta del centrodestra di esporre la bandiera israeliana sulla facciata di Palazzo D'Aronco dopo le stragi del 7 ottobre. Ora il “niet” al patrocinio, mossa che scatena la reazione del governo e del centrodestra. «Ritengo sbagliata la decisione del sindaco di Udine. Sport e politica dovrebbero rimanere due elementi distinti. Anche perché la nazionale rappresenta gli israeliani tutti, a prescindere dal giudizio che ognuno di noi può dare sul loro governo», prende le distanze il ministro dei Rapporti con il Parlamento, friulano, Luca Ciriani (di Fratelli d'Italia). Non solo: proprio come accaduto per i boicottaggi accademici, è difficile immagine che la causa della pace e il dialogo traggano beneficio dalla scelta di alzare muri anche nello sport. Non a caso la regione Friuli Venezia Giulia, attraverso il governatore Massimilano Fedriga, si è detta pronta, «qualora ne fosse richiesta dalla Figc, ad accordare il proprio patrocinio alla partita». «È incredibile che il sindaco di sinistra di Udine abbia negato il patrocinio per la partita Italia-Israele», attacca Alfredo Antoniozzi, vicecapogruppo di Fratelli d'Italia a Montecitorio. Per lui si tratta di un «comportamento per il quale i partiti del centrosinistra dovrebbero chiedergli le dimissioni». CREPE NELLA MAGGIORANZA E in effetti la maggioranza di centrosinsitra a Palazzo D'Aronco è in fibrillazione. Durissima Italia Viva, che esprime due consiglieri comunali. Per il partito di Matteo Renzi quella del sindaco De Toni è una scelta «gravissima e censurabile: lo sport deve avere sempre l'obiettivo di unire; Israele, che è un Paese democratico, non deve essere “ghettizzato”. È anche con decisioni così sconsiderate che si alimenta nel Paese un intollerabile clima di antisemitismo». Il centrodestra accusa il primo cittadino di aver negato il patrocinio dopo aver ricevuto in Comune il Comitato per la Palestina di Udine. Non solo: se è suscettibile di «creare divisioni» una partita di calcio con Israele, perché lo stesso ragionamento non è stato fatto, si chiede il consigliere regionale Edy Morandini (Fedriga presidente), «per il Gay Pride o per altri eventi che hanno davvero diviso l'opinione pubblica»?
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