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Senaldi: la rissa tra Pd e grillini si allarga in Liguria
28-09-2024, 08:21
Le elezioni regionali si perdono a Roma, quando la politica nazionale decide di fare del territorio un campo per regolare i conti e misurare i rapporti di forza interni alle coalizioni. Questa regola aurea i leader di partito dovrebbero tenerla a mente sempre. Andrea Orlando da La Spezia, candidato della sinistra in Liguria, aveva fatto trapelare fin dalle prime ore di temere che Italia Viva fosse una mina per far esplodere il suo campo largo più che una mano per condurlo alla vittoria. Ma l'abbraccio a favore di fotografi tra Elly Schlein e Matteo Renzi aveva spinto i tavoli romani a imporgli di accettare nell'alleanza una lista, Riformisti Uniti perla Liguria, contenente quelli di + Europa, i socialisti e anche qualche seguace dell'ex premier. Giuseppe Conte aveva finto di annuire e accontentarsi che il simbolo di Italia Viva non comparisse nella lista. Renzi aveva perciò ordinato ai suoi di ritirarsi dalle giunte locali dove governavano con il centrodestra. Indicazione seguita da una minoranza, perché i più hanno preferito mollare l'ex rottamatore e restare con Marco Bucci a Genova e le altre formazioni civiche, ma in politica conta anche il gesto. LA MOSSA DI CONTE Ieri, il patatrac. Causa tensioni sempre più crescenti tra Pd, M5S e Iv su vari fronti romani, l'avvocato grillino avrebbe posto un aut aut alla segretaria dem: fuori tutti i renziani dal campo largo ligure o me ne vado io. La mossa, oltre a essere dettata dall'inaffidabilità abituale di Giuseppi, risponde anche al tentativo di arginare la fuga del voto grillino duro e puro verso la lista del candidato presidente Nicola Morra, leader degli ex cinquestelle ricollocatisi nella lista rosso-bruna Uniti per la Costituzione. Conte deve gestire una costituente difficile, con Grillo che gli minaccia causa e lo attacca sovente in pubblico. Non può permettersi un travaso di voti in Liguria verso i transfughi di Morra, che lo accusano di essersi venduto l'anima al Pd, ed è costretto perciò a rompere le scatole a Schlein nel modo più visibile possibile. Mentre Orlando faceva vaghi appelli all'unità delle sinistre, Raffaella Paita, leader renziana nella Regione, comunicava alla nazione che «dopo aver fatto di tutto per garantire una presenza riformista al centrosinistra, Italia Viva non parteciperà alle elezioni liguri e lascia ai suoi militanti libertà di voto, perché si può rinunciare alle poltrone, come fatto, ma non alla dignità». Furibondo il candidato presidente, costretto a un mese dal voto a subire come una sconfitta una decisione altrui che lui avrebbe invece voluto rivendicare come scelta propria all'inizio della campagna elettorale. Con Orlando, sono rimasti sconcertati tutti i dem liguri, che fino all'ultimo hanno confidato in un salvifico vertice romano nel quale gli uomini di Schlein avrebbero dovuto convincere Conte a ripensarci. Escludere i renziani dà l'impressione agli elettori di un Pd sotto il costante ricatto di M5S. Molto fastidioso è poi che la rottura sia stata ufficializzata nel giorno in cui il candidato presentava il suo programma unitario, promettendo nuovi ospedali, aumenti di salario, più infrastrutture, più ambiente, più turismo e meno criminalità. E chi più ne ha, più ne metta. C'è tempo fino a oggi alle 12, termine di scadenza della presentazione delle liste, ma siamo nel campo della forte improbabilità. Al momento a godere è il centrodestra, che paragona il campo largo a «un gommone che affonda». Il candidato, Marco Bucci, vede confermata la narrazione di un'alleanza impossibile a sinistra e di avere dalla sua tutto l'elettorato moderato. Ma ancora più felici sono i Cinque Stelle, l'ex candidato della sinistra alla presidenza, Ferrucio Sansa, e la sinistra più a sinistra del Pd. Tutti odiatori di Renzi, convinti che Italia Viva sia un nido di totiani che neppure si nascondono e che l'ammucchiata non paghi. Il loro calcolo è che nella regione Renzi valga ottomila voti, settemila dei quali sarebbero andati comunque a Bucci e che levarselo di torno sgonfi Morra a beneficio dei grillini contiani. Festeggia anche Carlo Calenda, più che per essere rimasto l'unico moderato a sinistra, per essere riuscito a cacciare dal campo largo il suo ex alleato, ormai diventato un'ossessione.. TESTA A TESTA Non ci sono sondaggi ufficiali recenti. Gli addetti ai lavoro però fotografano tutti una situazione in cui i due candidati sono molto vicini, con Orlando che fino a ieri era dato una punta davanti. Sono tutti concordi nel ritenere che la vittoria sarà determinata da quanto voto moderato convergerà su Bucci e quanto invece la sinistra riuscirà a sottrarne ai separatisti grillini, magari proprio per aver rotto con il centro. Dopo il colpo accusato dal centrodestra per il patteggiamento di Giovanni Toti, difficile da spiegare all'elettorato, anche perché Bucci ha deciso di non rivalersi sugli uomini dell'ex presidente, mantenendoli in lista e rinunciando a dare un segnale di totale discontinuità, il ricatto a Schlein dei grillini può contribuire a rimettere le posizioni pari ai nastri di partenza.
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