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Senaldi: Orlando candidato del Pd, lo annuncia Conte
02-09-2024, 16:00
Il campo largo delle comiche. Andrea Orlando si è iscritto al Partito Comunista a diciott'anni, poco prima del crollo del Muro di Berlino; quando si dice saper leggere la contemporaneità... Da allora ha fatto una carriera strepitosa che l'ha portato alla vicepresidenza del Pd e a due ministeri importanti, la Giustizia e il Lavoro. E però, i primi a ufficializzare la sua candidatura alla presidenza della Regione Liguria non sono i dem, ma è Giuseppe Conte, proprio all'indomani del suo diktat a Elly Schlein di tenere fuori Matteo Renzi dal campo largo della sinistra, perché includerlo «ferisce M5S». Orlando e l'ex premier si sono sentiti di buon mattino ieri, dopo di che Luca Pirondini, il candidato di bandiera di M5S alla Regione, s'è ritirato, dichiarando il suo sostengo al dirigente dem. Si sono accodati il Pd e Alleanza Verdi e Sinistra. Elly Schlein non pervenuta, persa tra Taruffi e Baruffi, i responsabili organizzativi onomatopeici del partito, nomen-omen, più che un'accoppiata, uno slogan del caos. La sensazione infatti è che il duo romano non sia riuscito a dipanare la vera questione ligure, che non era tanto il sostegno di Conte a Orlando, quando l'ammissione delle truppe di Renzi e Calenda nel campo largo, come già avvenuto in Emilia-Romagna e Umbria. In queste due regioni, M5S ha abbozzato; in Liguria, terra di Beppe Grillo e di una lista di un fuoriuscito pentastellato, l'ex onorevole Nicola Morra, che si candida a erodere voti agli uomini dell'avvocato del popolo, specie se questi si allea con Italia Viva, il Movimento non può farlo. E allora come dipanare la matassa? Orlando aveva dato l'ultimatum alla sua segretaria: se non vengo ufficializzato entro domenica (ieri, ndr), mollo. Regnante il silenzio, per non essere bruciato e conscio di essere andato troppo avanti per tornar indietro, si è di fatto auto-investito, incaricando Conte di ufficializzarlo. La notizia è che a Roma il Pd non è arrabbiato, ma sollevato. Sabato alla festa dell'Unità di Sant'Olcese, l'ex ministro dem aveva detto che la sinistra deve tener conto delle specificità del territorio in Liguria. Un messaggio a Schlein di tenere in considerazione i veti grillini a Renzi. La segretaria però non ha potuto coglierlo, perché avrebbe rischiato di compromettere il dialogo con l'ex rottamatore a livello nazionale, e Matteo non è un buon nemico da legarsi alla schiena. Quindi? Via libera a Orlando di risolvere lui a Genova quel che Roma non può dipanare. Sarà il candidato ligure della sinistra a decidere quanto allargare il suo campo e, se sceglierà di includere Italia Viva e/o Azione, sarà lui a doverlo spiegare all'alleato grillino. D'altronde, la collottola a rischio è la sua. Onori, oltre che oneri, della corsa. I problemi sul tappeto non sono pochi. Iniziamo da Azione, che in Liguria conta due consiglieri regionali Beppe Rossetti e Cristiana Lodi - due dem fuoriusciti: il primo perché il partito non lo avrebbe più ricandidato per eccesso di legislature fatte, la seconda a ruota. La coppia è pronta a sostenere Orlando, e sarebbe anche gradita, perché su Azione non pende il veto di M5S. Solo che il loro appoggio al campo largo giustizialista ligure apre un problema a Roma al capo-fondatore, Carlo Calenda, visto che due dei suoi più importanti deputati, Enrico Costa e Maria Stella Gelmina, ultra-garantisti e vicini a Giovanni Toti, si oppongono a schierarsi con i giustizieri dell'ex presidente. E poi c'è Italia Viva, che in Liguria è retta da Raffaella Paita, spezzina come Orlando ma in rotta da decenni con questo, soprattutto da quando lui ha propiziato una candidatura a sinistra contro di lei alle Regionali del 2015, favorendo così la vittoria di Toti. I contatti sono in corso. I renziani sono disponibili a far lasciare ai loro due esponenti nel consiglio comunale di Genova la lista del sindaco Marco Bucci e creare un gruppo autonomo, ma M5S non sembra farsi bastare lo sforzo, tanto più che l'assessore comunale, Mauro Avvenente, non mollerebbe il sindaco. Si accettano scommesse. Chi conosce Orlando bene non esclude che il candidato chiuderà la porta a Paita e compagni, convinto che Renzi gli porti meno voti di quanti non ne perderebbe dai grillini e a favore di Morra nel caso lo imbarcasse. La scelta però è amletica, perché in Liguria senza civici e senza moderati non si vince. Renzi e Calenda sono stimati da imprenditori e professionisti: rinunciare a questo elettorato sarebbe una scelta molto forte, quasi definitiva. Nei prossimi due mesi si vedrà il valore dell'eterna promessa del Pd spezzino. Intanto, i grillini anti-Conte hanno deciso, guarda caso, di far partire proprio da La Spezia la loro corsa: sabato sera tutti in piazza: cena elettorale con musica e Morra.
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