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Su Renzi il campo largo è già in frantumi
01-09-2024, 08:52
Sant'Olcese non ha fatto il miracolo. Sant'Orlando non sa più a che collega votarsi. San Matteo fa le pentole ma non i coperchi. San Carlo, come il Borromeo, è specializzato nel mettersi tutti contro. San Giuseppe ha perso la proverbiale pazienza. Sant'Angelo e San Nicola si sono dati perché non è aria di trovate strane. San Beppe non è un santo, e comunque considera tutti i suddetti come degli eretici. San Ferruccio, martire, porta acqua alla causa, ma non può essere risolutivo. Tocca a Madonna Elly dipanare la matassa, ma siccome stavolta serve una decisione e non basta surfare sugli errori e i difetti di amici e alleati in attesa che il vento porti il successo, ella attende, ausculta, schiva. Stiamo parlando del campo largo. La sinistra, dopo aver fatto il diavolo a quattro per far dimettere Giovanni Toti, perché «i liguri non meritano una giunta decapitata, che li condanna all'immobilismo», ha da mesi individuato nell'ex ministro dem Andrea Orlando il candidato alla presidenza della Regione ma lo costringe a girare le feste dell'Unità portandosi appresso il disonore e le perplessità di una designazione che non viene ufficializzata. L'interessato è scocciato, teme di essere bruciato prima di partire, stavolta denuncia l'immobilismo dei suoi e venerdì ha dato l'ultimatum: sceglietemi entro la settimana o puntate su un altro. Ieri però, appunto a Sant'Olcese, ha dovuto ancora parlare come se... Per capire l'impasse della sinistra in Liguria, dove ormai non c'è alternativa a Orlando, che per questo sfida la segretaria Schlein a ufficializzarlo, sapendo che sarebbe un suicidio cambiare cavallo a ridosso del voto, e vuol dettare pure le condizioni, bisogna aprire lo sguardo su quanto sta accadendo a Roma. «Ai leader nazionali» ha tuonato l'ex ministro alla festa dell'Unità di Sant'Olcese «dico di non giocare a risiko con la Liguria, qui serve più elasticità che altrove». In effetti il caos ligure è solo l'epifenomeno del casino romano. «Resuscitare Renzi è un harakiri, è inaccettabile. Il metodo dei vertici Pd su di lui apre una ferita dentro M5S. Il progetto progressista dev'essere contro l'affarismo». Sono parole del leader pentastellato, Giuseppe Conte, rivolte direttamente contro Elly Schlein, ieri criticata da Goffredo Bettini, eminenza grigia del Pd romano, sulle colonne del Fatto Quotidiano, che qualcuno potrebbe definire «house organ» dell'ex premier M5S, non fosse che più probabilmente il secondo è il portavoce del primo. Insomma Renzi, tanto per cambiare, spacca la sinistra. Lui vuole entrare nel campo largo, Schlein è pronta ad aprirgli la porta e l'ha già imbarcato nella corsa alle presidenze di Emilia-Romagna e Umbria, ma i grillini non lo vogliono. Il leader di Iv lo sa e provoca chi lo attacca: «Tutto il campo largo stia con Kamala» dice, sapendo che la settimana scorsa Conte ha detto che per lui Harris e Trump pari sono. Quanto a Giuseppi, i cui rapporti con Grillo sono ai minimi termini, teme che, se ci si allea, M5S si spacca e la sua forza si dimezza. E qui si torna in Liguria, dove l'unico schieramento che ha ufficializzato il candidato per ora è quello degli ex grillini, che hanno scelto Nicola Morra, già parlamentare del Movimento, cacciato dagli scherani dell'avvocato del popolo quando si rifiutò di sostenere il governo Draghi. Orlando teme che, se in Liguria Schlein lo costringe ad allearsi con Renzi, i voti di tanti grillini, che nella terra del fondatore Beppe ancora pesano, si spostino su Morra e lo facciano perdere. L'ex ministro è persuaso che comunque, anche in caso di alleanza con Italia Viva, gli elettori renziani, gente che bada al sodo, agli investimenti e allo sviluppo della Liguria, professionisti e imprenditori, non lo voterebbero. Forse non lo voterebbero neppure i politici, giacché i renziani che a Genova sostengono la maggioranza di centrodestra di Marco Bucci hanno già fatto sapere che non molleranno il sindaco. In Regione poi la plenipotenziaria di Iv è Raffaella Paita, nemica giurata del presunto candidato almeno da quando, al voto del 2015, la sinistra si spaccò e propiziò la vittoria di Giovanni Toti. Conte la pensa come Orlando ma, a differenza di questo, non si trova Schlein come capo e quindi lo può dire. Renzi poi crea un altro problema al potenziale candidato: gli fa perdere l'appoggio di Azione, visto i rapporti ormai al coltello tra Calenda e il fu premier fiorentino. Poi c'è Sansa, anche lui vicino al Fatto Quotidiano, del quale resta giornalista in aspettativa, il campione della sinistra che cinque anni fa perse la corsa alla presidenza contro Toti. Sul territorio vale almeno quanto Renzi, contro cui sta facendo le barricate, forte anche della recente vicinanza con Bonelli e Fratoianni. E allora la questione la può sbrogliare solo Schlein. Ma come? Sbarrare la strada a Renzi in Liguria e sperare che capisca, visto che, se lo imbarca, di sicuro Grillo e forse anche Conte non capiranno? Al momento almeno si registra l'aut aut della segretaria a Renzi: «Non si sta con il piede in due scarpe». Leggi: se vuoi entrare nel campo largo, lascia Bucci. Un modo per prendere tempo, perché in ogni caso l'incompatibilità tra M5S e Iv resterà irrisolta. Da qui alle Politiche, la situazione ha tempo per essere rappattumata. Ma sai che figuraccia intanto da gestire per il campo largo... Di sicuro la segretaria deve sciogliere il dilemma in fretta, perché ogni giorno che passa rende più giustificabile un eventuale ritiro di Orlando.
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