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Politica
Il Pd fissa l'asticella del referendum a quota 12 milioni
Oggi 15-05-25, 02:53
AGI - L'asticella del Partito Democratico è stata fissata a quota 12 milioni. Una partecipazione del genere, anche senza quorum raggiunto, rappresenterebbe già un segnale di forza delle opposizioni e un avviso di sfratto per la maggioranza che sostiene Giorgia Meloni. Nonostante questo, lo sforzo della segretaria dem e del suo stato maggiore è contrastare quanto più possibile quello che viene definito un tentativo di boicottaggio del referendum portato avanti dalla maggioranza di governo, dal ministro Antonio Tajani al presidente del Senato Ignazio La Russa, fino a Francesco Lollobrigida. Inviti, espliciti e meno, al non voto dietro i quali i dem intravedono una linea precisa portata avanti dalla premier Giorgia Meloni. Anche per questa ragione la segretaria Elly Schlein si tiene alla larga dal terreno della contrapposizione interna sul quale, a sentire fonti della maggioranza dem, la vorrebbe trascinare quel pezzo di area riformista che non sembra riconoscersi più in Stefano Bonaccini e in Energia Popolare. La lettera dei riformisti, nelle ore in cui si lanciava la mobilitazione del centrosinistra di lunedì "contro il boicottaggio del referendum", è apparsa come un nuovo guanto di sfida nei confronti del Nazareno. "Voteremo 'sì' al referendum sulla cittadinanza", si legge nella lettera, "ma non voteremo gli altri tre quesiti perché la condizione del lavoro in Italia passa dal futuro, non da una sterile resa dei conti col passato". Firmato: Lorenzo Guerini, Pina Picierno, Giorgio Gori, Marianna Madia. Lia Quartapelle, Filippo Sensi. Alla lettera, poi, sono seguite le interviste di Pina Picierno e Marianna Madia. "Quei tre quesiti li riteniamo antistorici", spiega la deputata dem, "presentati per consumare una inutile resa dei conti", aggiunge Madia che parla di "grande responsabilità personale", chiaramente riferendosi al vertice del partito: "Purtroppo, quando non si trovano soluzioni concrete ai problemi dei lavoratori, si cercano bersagli simbolici. E non c'e' niente di meglio dell'articolo 18 e del governo Renzi". Dall'altra parte della barricata, fra gli esponenti della maggioranza Pd vicini a Schlein, è Francesco Boccia a prendere la parola: "Se voteranno piu' dei 12,3 milioni che hanno consentito a Meloni di andare a Palazzo Chigi sara' un avviso di sfratto al Governo", spiega Boccia interpretando, cosi', la linea del Nazareno: nessuno spazio alle polemiche interne, tutti concentrati nel portare i cittadini a votare e, soprattutto, ricordare che l'avversario da battere si chiama Giorgia Meloni. Le parole di Schlein Con questo 'mood' la leader dem ha preparato il suo intervento, e la sua replica, al premier time. Un intervento caratterizzato da toni più bellicosi nei confronti di Meloni. Stando a quanto riferisce una fonte dem, Schlein si aspettava la risposta della presidente del Consiglio alla sua interrogazione sulla sanità, con quel riferimento a quanto non avrebbe fatto il centrosinistra negli anni in cui era al governo. E la risposta della leader Pd è arrivata puntuale: "Io non so da quanto tempo non lasci il palazzo per andare in un ospedale, ma le do una notizia presidente Meloni: quando io ero ancora all'università, voi eravate al governo con Berlusconi e avete messo un tetto alle assunzioni in sanità". E ancora: "Lei vive in un mondo fantastico in cui quando le cose funzionano è merito suo e quando non funziona è colpa di altri. Dopo tre anni non ci sono scuse, la colpa non è di altri, la colpa è vostra, è sua e gli italiani non sono stupidi: lo vedono!". Insomma, non è il momento di preoccuparsi di equilibri interni. Un punto sul Pd Per fare chiarezza all'interno del partito, d'altra parte, di occasioni ce ne saranno. Subito dopo il referendum, dicono dal Partito Democratico. Non c'è ancora una data fissata per l'assemblea da più parti auspicata. Un momento, viene spiegato, che servirà a "registrare" la linea del partito alla luce dei grandi cambiamenti avvenuti dall'inizio della segreteria, a partire dall'elezione di Donald Trump e dalla reazione a catena che essa ha innescato a livello geopolitico. Calendario alla mano, il 25 e 26 maggio ci sono le amministrative seguite dai referendum e dai ballotaggi. I livelli territoriali saranno impegnati tutti su questi appuntamenti. Verosimilmente, quindi, l'assemblea si potrebbe tenere a giugno, dopo l'appuntamento referendario. Se al referendum voterà un buon numero di persone, Schlein si troverà ad affrontare la campagna elettorale per le regionali d'autunno con il vento in poppa, si ragiona ancora in ambienti Pd. E cosi' come alle amministrative di maggio, anche alle regionali i dem che sostengono la segretaria scommettono su un risultato importante. Oltre a Puglia e Marche, dove il Pd schiera due campioni di preferenze come Antonio Decaro e Matteo Ricci, si punta sulla conferma di Giani in Toscana e sulla Campania, dove la coalizione larga sembra garanzia di vittoria. Il sogno, dunque, rimane una vittoria per quattro a uno, con l'incognita Veneto. E, a quel punto, non sarebbe da escludere nemmeno l'ipotesi di congresso anticipato. Gli esponenti più vicini a Schlein sono convinti che la segretaria abbia tutte le carte in mano per vincere la partita, anche perché non vedono, per il momento, candidati o candidate in grado di sfidarla ai gazebo. Se l'attivismo di Pina Picierno risulta "significativo", a sentire un deputato della minoranza, per altri potrebbe trattarsi di una manovra diversiva: "La minoranza dem sa di non avere i numeri per contarsi in congresso". Anche perché, i riformisti appaiono oggi tutt'altro che monolitici. C'è il gruppo che annuncia l'astensione sul Jobs Act, ma c'è anche chi, come Stefano Bonaccini, lavora per evitare strappi interni e mantenere un canale di dialogo e collaborazione con la segreteria. Ma anche fra i ppiu' strenui difensori del Jobs Act e del piano di riarmo europeo c'è chi vuole evitare una conta interna se questa si dovesse limitare a "un momento di tripudio post regionali per la segretaria".
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