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Accelera l'inchiesta dossier. Laudati sentito dai pm: "Doverosi accertamenti"
16-04-2025, 10:41
Un interrogatorio fiume, in cui l'ex pm del verminaio ha risposto a tutte le domande e ha dato il via a nuovi accertamenti sul sistema del dossieraggio all'Antimafia. Antonio Laudati ieri si è presentato dal sostituto Giuseppe De Falco, titolare dell'inchiesta passata da Perugia a Roma che vede coinvolti, oltre all'ex magistrato della Dna, il finanziere Pasquale Striano e i tre giornalisti di Domani Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine, tutti accusati di accesso abusivo alle banche dati e rivelazione del segreto in concorso. Laudati era stato tirato in ballo proprio dal sottufficiale della Guardia di finanza che, a capo della squadra Sos di via Giulia, ha spiato oltre 300 insospettabili, soprattutto esponenti del centrodestra, e scaricato file riservati inviati poi agli amici giornalisti che hanno pubblicato esclusive sul quotidiano di Carlo De Benedetti contro gli avversari politici. Striano, finito nel mirino per l'attività di presunto dossieraggio che in quattro anni l'ha portato a setacciare illegittimamente il sistema analisti e a trafugare documenti riservati trasmessi in parte ai cronisti e in parte spariti, si era giustificato con i pm sostenendo che quelle ricerche illecite gliele aveva chieste Laudati, all'epoca magistrato supervisore del gruppo Sos. E ieri proprio Laudati, che fin dallo scoppio dello scandalo si dichiara estraneo al team di spioni e ha più volte chiesto di essere sentito per raccontare la sua versione, «si è difeso affermando la legittimità del suo operato», ha detto il suo avvocato, il professor Andrea Castaldo, il quale ha fatto sapere di non poter rilasciare altre dichiarazioni «per comprensibili motivi di riservatezza e consentire agli organi competenti ogni doveroso approfondimento». D'altronde la Procura di Roma, dopo aver ricevuto gli atti del procuratore di Perugia Raffaele Cantone trasferiti per competenza ai colleghi capitolini, già un paio di settimane fa, come vi aveva rivelato Il Tempo, ha avviato nuove accertamenti investigativi, affidati agli stessi specialisti del Nucleo di polizia valutaria della Finanza, che lavora nel massimo riserbo alla ricerca non solo di mandanti e complici del più grande scandalo della Repubblica, ma anche di eventuali passaggi di denaro o forme di benefit che avrebbero potuto accompagnare le informazioni rubate dai sistemi analisti e regolarmente cedute a terzi. Laudati, sentito per oltre cinque ore, avrebbe fornito una serie di elementi utili, rispondendo a tutte le domande su quel verminaio installatosi alla Superprocura, sui ruoli nell'ufficio e il funzionamento delle Sos, ma anche sui rapporti con le fonti esterne. Con quel sistema di spioni, ha giurato, lui non c'entra niente. E il suo operato, come ha sempre garantito in diverse note, era legittimo, perché «mi sono limitato a delegare al gruppo Sos della Dna approfondimenti investigativi, in piena conformità alle leggi, alle disposizioni di servizio e sotto il pieno controllo del procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo», che, all'epoca della presunta attività di dossieraggio, era il deputato pentastellato Federico Cafiero De Raho.
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