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Addio Ponte Milvio, i lucchetti dell'amore traslocano al Colosseo
Oggi 15-09-25, 10:28
Un'invasione d'amore davanti al Colosseo. Lo sfondo del più imponente monumento dell'antica Roma giunto fino a noi, simbolo della Città Eterna, ha sostituito Ponte Milvio. Dopo anni di polemiche e rimozioni a tutela del decoro, la moda romana dei «lucchetti degli innamorati» sullo storico ponte capitolino, adorata dai visitatori di ogni nazionalità, nata dal celebre libro di Federico Moccia «Tre metri sopra il cielo», poi pure film, e dal sequel «Ho voglia di te», trasloca ufficialmente in uno scenario più ampio: in piazza del Colosseo. Tra via Labicana e la «gay street», via di San Giovanni in Laterano, crocevia tra i fasti dell'Urbe e l'arcobaleno di vite, di lucchetti agganciati alle grate che si affacciano sulle rovine del Ludus Magnus (la più grande scuola e caserma di gladiatori nella Roma di un tempo) se ne contano a centinaia. Uno a fianco all'altro anche sugli angoli delle cancellate. L'usanza, iniziata mesi fa, si è trasformata ora in appuntamento fisso per tanti giovani italiani e stranieri. Di lucchetti se ne vedono da altre parti, sì, come su Ponte Umberto I o Ponte Fabricio (dalle catene fino ai lampioni), ma qui ormai è proprio un tappeto. Incisi con le iniziali, con i cuori, come pegno d'amore di lunghe storie o incontri fugaci dell'adolescenza, non fa differenza. Perché spezzare i desideri della passione eterna, come la città più bella del mondo, è praticamente impossibile. E allora ecco la novità battezzata a dovere, e i nuovi scatti da postare sui social, con le comitive che si fermano a immortalare le file di catenacci. C'è chi si diverte a contarli fissandosi sui più recenti o a leggere i nomi delle coppie, c'è chi semplicemente li osserva per minuti prima di fotografarli. Giù non scorre il Tevere per buttare la chiave in segno di fedeltà, ma va bene così. Anzi, anche meglio: girarsi a guardare Roma dalla nuova «location» è davvero come un film. Rosso fuoco, d'oro e argento, coloratissimi, con la combinazione, enormi e microscopici, a cuore, corredati da portachiavi beneauguranti: ce ne sono di ogni tipo e forma di lucchetti dell'amore, con sopra impressi i nomi delle coppie e la data di affissione e pure quelli che spiazzano l'amata/o con su scritto «Marry me!» col pennarello indelebile. Del resto, la loro storia, come si narra, risale a più di un secolo fa, ai tempi della prima guerra mondiale. E Roma a riprenderne in mano il filo si presta sempre. Visti dall'angolo della strada, sono da cartolina quelle mini serrature appese alla balaustra al di là della quale sporgono le finestre dei palazzoni storici di fronte all'Anfiteatro Flavio. Passato e presente, storia e modernità, in un connubio imprescindibile. E se sotto al naso o in mezzo ai piedi capitano bottiglie vuote, figlie delle notti della movida, altri scampoli di degrado o il parcheggio selvaggio dei monopattini che offusca la visuale completa, per il selfie del giorno, un reel o una storia su Instagram fa lo stesso. Il Colosseo «in love» vale uno scatto senza parole. D'altronde, parafrasando Achille Lauro nel suo più recente abbraccio d'amore alla Città Eterna, «qui sotto un cielo immenso sarebbe facile amare». Per sempre, a prescindere. L'amore supera tutto, regole e divieti compresi.
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