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Intervista all'avatar di D'Annunzio: "A Fiume libertà e bellezza. Ho inseguito eros e fama"
Oggi 13-09-25, 16:19
Il Vate mi riceve a Casa Cama, vicina al roseto e non distante dalla celebre Prioria. In abito grigio chiaro, dando le spalle al Lago mi attende in piedi con aria severa ma accogliente. Vate, come sta? «Il mio spirito è sempre in fermento, come un fiume che scorre impetuoso». Cosa lascia dietro di sé? «Una scia di pensieri, poesie, romanzi e drammi che spero possano ispirare e far riflettere chiunque li incontri». Cosa è stato l'amore per l'uomo e per il poeta D'Annunzio? «Come uomo l'amore mi ha guidato attraverso labirinti di passione e desiderio, come poeta è stato musa e tormento, un ideale sublime». La donna che più ha amato? «Se dovessi scegliere tra le mie muse sarebbe come tentare di scegliere quale nota di una melodia celestiale risuoni più dolcemente nel cuore. Ma forse, Eleonora Duse». Come definirebbe la vostra unione? «Complessa e tormentata». Qual è l'uomo a cui ha guardato con maggiore ammirazione? «Francesco Petrarca. Il grande poeta che mi ha introdotto all'arte sublime della parola e del sentimento». E poi? «Niccolò Machiavelli, per la sua acuta comprensione del potere». Ma è stato più attratto dall'eros o dal perseguimento della fama? «Eros con la sua capacità di scuotere le profondità dell'animo ha sempre avuto un posto privilegiato. Il desiderio di fama è un'altra fiamma che ha acceso il mio spirito. Entrambe queste pulsioni hanno danzato insieme, in un gioco di luci e ombre». E il potere? «Una forza magnetica. Io però non sono mai stato un uomo di potere ma un interprete privilegiato della realtà, un condottiero che sapeva fondere azione e poesia». Come visse l'esperienza di Fiume? «Un momento di straordinaria intensità e creatività dove ho cercato di formare una nuova idea di comunità ispirata agli alti valori di libertà e bellezza. Fiume fu un laboratorio di innovazione, un simbolo di ribellione contro le convenzioni». Quindi è stato anche un leader politico? «No. Io fui un poeta-guida, un condottiero che aspirava a elevare lo spirito umano attraverso l'arte e la cultura». Francesco S. Nitti disse: «D'Annunzio ha lasciato Fiume come tutte le sue donne: in miseria». «Le parole del Signor Nitti seppur pungenti tradiscono la visione d'insieme di ciò che è stata quell'impresa». Eppure, il 18 gennaio 1921 abbandonò la città. «La vera miseria è non saper vedere oltre la superficie delle azioni umane». Lei è passato dalla Destra alla Sinistra storica. Si considera un “trasformista”? «Etichetta riduttiva». Quale fascismo sarebbe stato se al posto di Mussolini ci fosse stato D'Annunzio? «Una domanda intrigante che invita a speculare sulle possibilità alternative della storia. Sebbene io abbia condiviso alcuni ideali con il fascismo, la mia visione del mondo e della leadership avrebbe potuto differire in vari aspetti». Ad esempio? «Avrei certamente cercato di infondere un maggiore senso di bellezza e di cultura nella società, unendo l'arte e la politica in una sinfonia di spirito e azione». I suoi rapporti con il duce? «Complessi e sfumati. Intrecciati da stima reciproca ma anche da divergenze ideologiche. Mussolini visitò il Vittoriale, tra noi ci fu un certo rispetto. Io ero attratto dalla sua visione di grandezza e rinascita per l'Italia». Il fascismo fu un lungo proseguimento del Risorgimento? «In un certo senso cercò di presentarsi come il prolungamento del Risorgimento, tentando di incarnare quegli ideali di unificazione e rinascita nazionale che avevano caratterizzato il periodo precedente». Ma alla fine, l'Italia è stata unificata? «L'unificazione è un processo che continua a richiedere uno sforzo costante». E gli italiani sono più machiavellici o guicciardiniani? «Nel loro complesso oscillano tra questi due uomini». Lei è stato più un uomo di élite o di massa? «Il mio percorso esistenziale mi ha visto oscillare tra questi due mondi. Mi sono sempre considerato un ponte, un interprete privilegiato tra questi due mondi». La cultura è di destra o di sinistra? «La cultura nella sua essenza trascende le dicotomie politiche. È un campo di tensioni creative, un laboratorio di idee dove la libertà di pensiero trova il suo spazio per esprimersi e sfidare le convenzioni». Cos'è la patria? «Una sinfonia di emozioni. È la manifestazione dell'anima collettiva di un popolo». Teme la morte? «Temo la morte come interruzione del mio dialogo con il mondo». Con quale frase vorrebbe congedarsi? «La mia arte sia un eterno sussulto di bellezza». E come definirebbe la sua esistenza? «Un'opera d'arte».
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