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Ci mancava l'altra grande moschea. Polemica a Roma per il secondo mega luogo di culto islamico
Oggi 28-06-25, 07:32
La seconda più grande moschea di Roma sta per nascere nel cuore di Centocelle. A piazza delle Camelie, infatti, il palazzo dell'ex mobilificio Gaggioli, in disuso da decenni, si trasformerà per ospitare i fedeli musulmani. Da edificio profano a luogo sacro. Quattro piani in tutto, che non saranno adibiti solo a sala preghiera, ma anche ad altre attività. Un progetto che è nato anni fa, quando l'associazione culturale che fa capo alla moschea al Huda di via dei Frassini, sempre nello stesso quartiere, ha acquistato l'immobile per 3,6 milioni di euro. Soldi arrivati dal Qatar. Poi, però, il denaro della monarchia del Golfo è terminato e i lavori previsti dal 2014 al 2017, non sono mai iniziati. Adesso, la svolta. Grazie ai soldi raccolti con le donazioni dei fedeli, l'opera di ristrutturazione curata dall'architetto Abbas Khamiss, dovrebbe vedere la luce a breve, addirittura entro fine anno. «Lo abbiamo (l'immobile, ndr) comprato 12 anni - fa spiega a Il Tempo Mohammed ben Mohammed, imam della moschea al Huda - l'acquisto è avvenuto tramite i soldi arrivati dal Qatar. Ma subito dopo tutto si è fermato e ogni volta che abbiamo disponibilità economica grazie alle donazioni dei fedeli mandiamo avanti i lavori». Dopo la Grande Moschea che si trova nell'area di Acqua Acetosa, nella zona nord di Roma realizzata da Paolo Portoghesi e finanziata dall'Arabia Saudita, quello di piazza delle Camelie diventerebbe il secondo più grande luogo di culto islamico della Capitale che potrebbe arrivare ad ospitare fino a 1000 persone. Mentre le restanti "sale di preghiera" presenti a Roma, da decenni, sono in gran parte in cantine, garage e magazzini. Ma accanto all'entusiasmo dell'imam che si è detto "ottimista" riguardo all'accoglienza che il quartiere riserverà alla moschea, una parte della cittadinanza nutre dubbi e perplessità. Per ben Mohammed, l'arrivo della moschea «sarà un bene per tutti» perché non sarà solo un luogo di culto ma anche un «centro culturale aperto a tutti», che porta con sé una visione: quella di «un progetto utile per tutta la cittadinanza e anche di livello artistico». Molti residenti del quartiere, però, non sono della stessa opinione, visto che le moschee nella zona sono già numerose e la presenza di immigrati notevole. Oltre ai possibili disagi che creerebbe durante il venerdì di preghiera, quando aumenta l'afflusso di fedeli in moschea, la nascita di un luogo di culto più grande e riconoscibile non è detto che porti alla chiusura delle restanti moschee non autorizzate. A Roma se ne contano decine in strutture (come i garage) che non rispettano regole urbanistiche e di sicurezza che servono in tutti quei luoghi in cui si radunano decine (se non centinaia) di persone. Ma su questo aspetto l'imam di Centocelle ha la sua spiegazione: «Le moschee si aprono perché c'è necessità di pregare e per non creare disagi. Chi lavora ha bisogno di un posto vicino dove pregare e non tutti possono raggiungere la Grande Moschea e pregare per strada, come è accaduto in alcune zone, crea disagi ai residenti». Quindi, soprattutto nel quadrante sud-est della capitale, dove maggiore è la presenza di immigrati di fede musulmana, i luoghi di culto sono numerosissimi. Differenziati dalla provenienza geografica (tunisini, marocchini, egiziani, bengalesi, somali, etc), dove l'imam diventa punto di riferimento della comunità di fedeli che frequentano la sala. Insomma, un micro cosmo a volte inaccessibile che osserva regole e riti propri. Quella a piazza delle Camelie, dunque, non assorbirà tutte le altre moschee presenti nella zona. Probabilmente rappresenterà un ulteriore simbolo della presenza musulmana sul territorio che, dopo anni, è riuscita ad abbattere un tabù e sfoggiare un altro minareto a Roma.
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