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Così Leone XIV potrebbe "congelare" il caso Becciu per riformare la Giustizia
14-07-2025, 10:55
Caro Direttore, il diavolo fa le pentole, mala pignatta si rompe. E a raccoglierne i cocci, ora, è Prevost. Infatti, il processo d'appello contro il cardinale Becciu, previsto per il 22 settembre, potrebbe slittare perché Leone sta pensando di riformare tutta la giustizia vaticana "devaticanizzando" la Santa sede e spurgandola dai laici italiani "amici degli amici". Le micce del possibile rinvio? La prima, la più evidente, è il gran pasticcio delle chat scagionanti, una omissata nel primo grado di giudizio e altre emerse solo nelle ultime settimane, e un audio inequivocabile di un inquirente. Protagonista: l'investigatore principale del processo, il gendarme Stefano De Santis, da sempre braccio operativo del promotore di giustizia Alessandro Diddi. Per alcune fonti interne, De Santis potrebbe autosospendersi, anticipando la mossa del Papa e facilitando così un rinvio "mascherato". E, nel farlo, salverebbe per ora la testa del comandante della Gendarmeria, Gianluca Gauzzi Broccoletti, che – pur essendo umbro – non potrà continuare all'infinito a recitare l'adagio siciliano «nenti sacciu, nenti vitti e nenti vogghiu sapiri». La seconda miccia riguarda la Corte d'appello vaticana – composta da un prelato della Rota e due uditori rotali – e la Corte di cassazione, formata da tre cardinali. Tutti assai digiuni di diritto civile, penale e procedurale. Il risultato? Confermano in automatico le sentenze, senza reale discussione. Un eventuale appello a Becciu rischia di replicare la sceneggiata del primo grado. Con un'aggravante: raddoppiare il danno economico e mediatico di un processo che doveva rappresentare il simbolo della moralizzazione di Francesco e che, invece, si sta trasformando in un boomerang. Tra il risarcimento già versato al finanziere Raffaele Mincione, che ha ottenuto giustizia nel Regno Unito, e le spese legali, la Santa Sede ha già sborsato circa 12 milioni di euro. E non è che l'inizio. Papa Leone XIV ora pretende vera trasparenza. Ha ordinato un rendiconto dettagliato di tutte le voci di spesa: parcelle agli avvocati, investigazioni, pedinamenti, intercettazioni, sorveglianze affidate a società esterne. Una macchina costosissima e – secondo fonti vaticane – opaca e imbarazzante. Se Broccoletti, il comandante della Gendarmeria, riuscirà a restare fuori dalla linea di fuoco, De Santis rischia di diventare il primo capro espiatorio del nuovo corso. Ma il bersaglio vero è Alessandro Diddi, sempre più isolato. La favola della "vittoria vaticana" in Inghilterra è evaporata. E anche le residue speranze di rivalsa presso le Nazioni Unite sembrano destinate al naufragio. In gioco non c'è solo il destino di un processo, ma la tenuta economica e politica della Segreteria di Stato. E dopo Londra, Prevost non vuole una condanna Onu sulla coscienza. L'unico a difendere – ancora, almeno formalmente –Diddi, sembra essere il cardinale Pietro Parolin. Ma la sua reiterata evocazione della "terzietà" propria e della Segreteria di Stato suona ogni giorno più vuota. Più copertura politica dell'inerzia mostrata ai tempi del bergoglismo senzalimitismo, che autentica difesa di principio. E restano, sul tavolo, alla luce delle chat emerse negli ultimi tempi, le domande scomode: Perché Diddi ha omissato le chat che avrebbero potuto assolvere Becciu? Una semplice dimenticanza? A peggiorare il quadro, c'è anche il nome di Giuseppe Pignatone, ex presidente del Tribunale vaticano alle prese con grane giudiziarie in Italia. Nel frattempo, Broccoletti, che si dà un gran daffare nell'apparire a favore di telecamere amiche – da lui stesso fatte accendere – si mostra vigile accanto a Papa Leone in Vaticano ma, quando serve davvero, resta nell'ombra. Silenzio, prudenza e distanza. La decisione ultima, però, è nelle mani del Papa. E nelle prossime settimane capiremo se la scure cadrà su Diddi, o se tutto rimarrà in limbo sospeso. Insieme al destino giudiziario del cardinale Becciu. L'agnello sacrificale di Bergoglio, che potrebbe tornare ad essere un Angelo.
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