s

Feltri: "Ma quale rivoluzione. Al Leonka c'erano solo bamboccioni e figli di papà"
Oggi 23-08-25, 13:28
Non ho mai nascosto la mia allergia per i centri sociali. Palazzine scialbe abbandonate all'incuria che qualche giovinastro si arroga il diritto di occupare senza averne titolo. Si chiama rubare ed è reato. Ancor più se a commetterlo sono quattro fannulloni che vendono birra dozzinale senza pagare il fisco e l'affitto. Io da giovane occupavo una scrivania e lavoravo come un mulo per guadagnarmi il pane. Non mi sarei mai sognato di prendere la casa altrui. Capisco che i genitori non li abbiano educati a dovere. Ma non per questo devono rimetterci gli altri. Il modus operandi non cambia mai. Scelgono edifici dismessi nelle periferie delle città per non dare nell'occhio. E appena il buio cala sulle loro teste rompono i lucchetti ed entrano nei palazzi snocciolando lenzuolate di banalità alle finestre e riempiendo le stanze di graffiti e marijuana. Non durano molto perché fare i rivoluzionari logora, e l'afflato polemico si esaurisce sempre insieme alla paghetta di papà. Come si diceva un tempo: nascono incendiari e finiscono pompieri, solo che fare i pompieri richiede eroismo e alzarsi presto la mattina. Se sopravvivono a lungo è perché una certa sinistra compiacente glielo concede, convinta che sia più educativo stringere l'occhio a un manipolo di bamboccioni impenitenti che mandarli a casa a studiare. Così è stato per il Leoncavallo, centro sociale milanese la cui fama immeritata è giunta fino a Roma e che le giunte di sinistra, fino al sindaco-ciclista in calzini arcobaleno, hanno coccolato e vezzeggiato. Cinquanta anni di occupazione sono un record e una vergogna di cui avremmo fatto volentieri a meno. Chiedetelo alle famiglie che vivono a Milano cosa pensano del Leonka e della grande balla che ci hanno costruito intorno dai tempi in cui nasceva al Casoretto e scatenava la guerriglia urbana contro gli agenti che incrociava sulla strada. Ho goduto come un matto a sapere dello sgombero. E a vedere che polizia e carabinieri, in tenuta antisommossa, avanzavano nel deserto di un edificio che si autoproclama centro culturale e in realtà è un casermone scialbo e graffitato che propone seratine a tema, ristorante casereccio e festa della cannabis senza pagare un soldo al fisco. Più i giorni di riposo che quelli di attività, sono sempre in pausa, peggio di certi impiegati pubblici. Sapete come è andata. Le forze dell'ordine si sono presentate al portone di via Watteau (attuale sede), hanno bussato garbatamente e sono entrate. Vuoto cosmico, forse qualche cimice appisolata sui letti e un paio di migranti che dormivano beatamente profittando delle ferie e della quiete. Gli altri erano tutti sulle spiagge e in montagna, con la rivoluzione chiusa in valigia perché anche la protesta deve prendersi una pausa. Ed è stato in quel momento esatto - nel silenzio della città deserta e nel gaudio generale dei pochi che assistevano alla scena- che è partito il piagnisteo della sinistra parlamentare improvvisamente ringalluzzita dalla notizia e dalla possibilità di processare il governo fascista. Un codazzo di signori, privi di senso del reale, si è messo a berciare contro il governo Meloni e il bravo ministro Piantedosi che hanno riportato la legalità a Milano. Ne cito alcuni. Salis: «città sempre più ostile e meno accogliente, giù le mani dai centri sociali». Majorino: «scelta grave e salutata subito da quell'avvoltoio di Salvini». Zanella: «operazione di regime». Anpi: «atto di forza del ministro dell'Interno». Persino Bertinotti si è risvegliato dal torpore e ha tuonato il suo verdetto: «intervento infame con spirito di vendetta». Ma quale ingiustizia e quale vendetta. Il centro sociale in questione non fa politica da un secolo. L'afflato politico si è esaurito con la fine dei movimenti studenteschi e quelli che ci entrano adesso non sanno nulla del ‘68, di Fausto e Iaio, e delle contestazioni. Quanto alla cultura, non ho udito una sola idea decente uscire da quei luoghi. In compenso c'è la gara a chi si esibisce sul suo palco. Artisti e politicanti convinti di raggranellare voti e consensi facendo i salvatori della classe operaia nella città che gli operai li ha relegati oltre la cerchia dei Bastioni e impone un salasso a chi varca i confini del centro. Il tutto a un prezzo – aggiungo - assai caro per la comunità. Perché gli incassi del Leoncavallo, come di ogni centro sociale, sono in nero e l'unica rivoluzione che ci propinano è quella fiscale e dell'affitto. Vogliamo davvero tenere in piedi un baraccone per un manipolo di sessantottini nostalgici e 4 mamme agée che dovrebbero portare a spasso i nipoti e invece credono ancora alla rivoluzione? Così pare... C'è un aggravante ulteriore. La sinistra che adesso piange per il Leoncavallo se ne frega altamente delle famiglie rimaste senza casa per l'impasse sull'urbanistica scaturita dalle inchieste e dagli errori di chi ha amministrato (guarda caso c'era la sinistra al governo). E non ha mai speso parola per i poveretti, per lo più anziani, che al Giambellino come nella periferia di Roma devono presidiare casa dalla mattina alla sera perché c'è una famigliola rom sul pianerottolo pronta a occupargliela. Conosco già l'obiezione, sfrattano il Leoncavallo e salvano Casapound a Roma. Ho abbastanza stima del governo Meloni da credere che userà lo stesso piglio con tutti i centri sociali. Ma non temete, la sinistra è bravissima nel confondere le carte e girarle in suo favore. Scenderanno in piazza. Ricorreranno. Saliranno sulle barricate. E troveranno un'altra palazzina da rifilare agli sfaccendati, con tanto di spese e bollette a carico di noi poveri scemi che paghiamo le tasse e ci rosoliamo tra mutui e balzelli. Non avremo un nuovo stadio a Milano. Ma un altro Leoncavallo sì. Il che non cambia il dato di fatto di questa vicenda. I centri sociali non hanno più senso, sono morti e sepolti. Diciamolo una buona volta all'inconsistente Sala, che non esiste e non governa ma si incazza perché non lo hanno informato del blitz. Poveri milanesi, non vi basterà l'anno giubilare per chiedere perdono di averlo votato.
CONTINUA A LEGGERE
5
0
0
Il Tempo
16:37
West Nile, Rocca: raggiunto picco, ora comincia il calo
Il Tempo
16:10