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"Follia" Pd a Strasburgo. Fanno i vegani e bocciano gli hamburger senza carne
Ieri 08-10-25, 17:31
I prodotti vegetali non potranno essere chiamati 'hamburger' e 'bistecche'. L'Unione europea aggiorna le disposizioni sugli alimenti, dispone l'apposizione dell'etichetta dell'origine su tutti i cibi, la preferenza dei prodotti di origine comunitaria e locale in mense e appalti pubblici, l'introduzione di contratti scritti obbligatori all'interno delle filiere agroalimentari considerando anche i costi di produzione nella fissazione dei prezzi. Il provvedimento ha però spaccato gli eurodeputati del Partito democratico. In tredici hanno votato a favore, compreso il capodelegazione ed ex presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, mentre Annalisa Corrado, Giorgio Gori, Camilla Laureti, Pierfrancesco Maran e Alessandro Zan si sono espressi in maniera contraria. Contraria pure Cecilia Strada, la figlia Gino Strada, il fondatore di Emergency. A respingere il provvedimento anche le delegazioni di Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra, mentre compatto a favore il centrodestra, con l'unica eccezione dell'eurodeputato del Sudtiroler Volkspartei (eletto nelle liste Ppe), Herbert Dorfmann, schierato per il no. Sul voto per la proposta complessiva tutti favorevoli gli eurodeputati italiani, a eccezione dell'eurodeputato Pd Pierfrancesco Maran, astenuto. Questo non ha comunque impedito l'approvazione le modifiche al Regolamento sull'Organizzazione Comune dei Mercati accogliendo le richieste di Coldiretti e bocciando la linea del compromesso al ribasso sposata dal Copa Cogeca. “Un passo avanti importante per rafforzare la posizione degli agricoltori nella filiera alimentare per il quale ringraziamo tutti gli europarlamentari che hanno sostenuto le proposte che abbiamo avanzato assieme alle altre organizzazioni agricole di Francia, Spagna e Portogallo, a partire dalla relatrice Celine Imart”, sottolinea il presidente di Coldiretti Ettore Prandini. Un parte del Pd, il Movimento Cinque Stelle e i Verdi, tra le cui fila non pochi si vantano di essere vegeteriani e vegani, hanno bocciato la proposta. La maggioranza dei deputati dei 27 Stati membri dell'Ue ne ha, invece, compreso la strategica importanza per il settore agroalimentare. “Ora, non stiamo parlando di vietare le alternative vegetali, ovviamente no. Ma penso che i termini dovrebbero parlare da soli e debbano mantenere il loro significato”, ha spiegato Céline Imart, deputato francese del Partito popolare europeo ed ex titolare di un'impresa agricola, relatrice dell'emendamento che vieta di utilizzare termini riconducibili alla carne per i prodotti vegetali. Secondo Imart, l'uso di termini correlati alla carne per i prodotti vegetariani “è fuorviante”. Anna Stürgkh del partito liberale Neos, che a Strasburgo fa parte del gruppo Renew, ha affermato che “i consumatori non si lasciano ingannare facilmente dalle etichette alimentari sui prodotti non a base di carne”. “Un pomodoro cuore di bue non contiene carne di manzo F ha incalzato - Fidiamoci dei consumatori e fermiamo questo populismo degli hot dog. L'introduzione rapida di norme per tutelare le denominazioni dei prodotti a base di carne e contrastare il “meat sounding”, ossia l'uso di nomi come 'burger' e 'salsiccia' per prodotti vegetali e sintetici, è una battaglia che Coldiretti porta avanti da anni e che andrà a proteggere i consumatori da pratiche ingannevoli e a rafforzare il settore zootecnico europeo. Importante anche l'apertura all'estensione dell'etichetta d'origine a tutti i settori, che va nella direzione della proposta di legge di iniziativa popolare sostenuta da Coldiretti. Anche il voto sull'obbligo dei contratti scritti sostiene la battaglia portata avanti in questi anni dalla Coldiretti contro le pratiche sleali per garantire un giusto reddito alle aziende agricole, senza che siano costrette a vendere sistematicamente i loro prodotti al di sotto dei costi di produzione. Una battaglia di cui la grande mobilitazione contro il crollo delle quotazioni all'origine del grano duro delle scorse settimane è stato solo l'ultimo esempio. Non a caso nel testo varato dal Parlamento Ue si riconosce anche la necessità di tenere conto dei costi di produzione nella fissazione del prezzo pagato all'agricoltore. La revisione del Regolamento Ocm passerà ora all'esame di una Commissione parlamentare, prima di tornare all'esecutivo dell'Ue e poi ai 27 Stati membri per ulteriori negoziati, ma il voto di oggi rappresenta un segnale politico di grande rilievo per la sostenibilità delle aziende agricole e per rafforzare sovranità e sicurezza alimentare dell'Ue, in un contesto di tensioni commerciali e incertezze sul futuro quadro finanziario europeo.
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