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Gli infiltrati, come è cambiata la strategia della fratellanza musulmana
Oggi 27-10-25, 07:26
Mentre le istituzioni e la sinistra europee discutono di tolleranza, i Fratelli Musulmani tessono la loro tela. Moschea dopo moschea, sermone dopo sermone, corteo dopo corteo, fino alla creazione dell'Islam politico che punta ad entrare nei governi. In Italia alcuni esempi si sono già visti. Ad aprile scorso, a Monfalcone, debutta la prima lista islamica con l'obiettivo di governare il piccolo centro, con la più alta percentuale di immigrati, in provincia di Gorizia. Mentre Souzan Fatayer, candidata palestinese di Avs in Campania, in un video parla di «incompleta missione di Hitler» contro gli ebrei. E ancora Jarban Bassem in Puglia. In altri Paesi UE, come la Francia, la sharia vige in numerose ban lieu e viene messa in discussione anche la didattica nelle scuole se contraria ai dettami della religione islamica. A ottobre 2020, Samuel Paty, docente di una scuola secondaria a Éragny, venne ucciso e decapitato dopo una lezione relativa alla libertà di parola. E mentre il Regno Unito ha già sperimentato il primo sindaco musulmano di Londra, per la carica a primo cittadino di New York é favorito Zohran Mamdani, socialista e musulmano. La strategia della Fratellanza Musulmana, la più grande confraternita islamista del mondo nata nel 1928 in Egitto, ad opera di Hasan al Banna, e oggi diffusa in oltre 70 Paesi, non prevede bombe, ma un'arma più sottile e duratura: l'islamizzazione dal basso. E quanto accaduto dopo il 7 ottobre 2023 è stato il banco di prova. Dopo l'attacco di Hamas a Israele, decine di migliaia di persone sono scese in piazza in diverse città italiane, europee e a livello globale. Mostrando, di fatto, la forza che la Fratellanza ha creato soprattutto con la complicità e il sostegno della sinistra. Bandiere palestinesi, cori antiebraici e slogan che hanno sfiorato l'apologia del terrorismo. Imam e attivisti hanno chiamato alla mobilitazione dai pulpiti e dai social. Un palcoscenico in cui centri sociali, antagonisti e altre realtà definite «conflittuali», hanno trovato spazio per mettere in scena una rappresentazione che con il destino di Gaza ha poco a che fare. Una rete costruita in anni di lavoro silenzioso e con efficienza militare, tra l'indifferenza e la mancata comprensione del fenomeno. Insieme alle manifestazioni pro Pal, «flotte umanitarie» si sono dirette a Gaza grazie a raccolte fondi e appelli alla resistenza, con a bordo esponenti politici e della «meglio gioventù» europea. Tutto nel segno della «solidarietà», ma con un messaggio politico inequivocabile: l'Islam europeo non è più solo fede, è militanza organizzata. Il Program on Extremism della George Washington University descrive questa strategia come «graduale islamizzazione dal basso»: una rete di scuole coraniche, centri culturali, ONG e cooperative che si presentano come iniziative di integrazione e solidarietà, ma di fatto costruiscono strutture parallele in grado di sostituire lo Stato in interi quartieri, come accade nelle banlieue francesi o a Molenbeek in Belgio. È così che si forma la comunità «vera», disciplinata e fedele alla causa. E quando la geopolitica chiama, questa rete scende in piazza. In Europa il braccio operativo della Fratellanza si chiama Federazione delle Organizzazioni Islamiche in Europa (FIOE). Coordina 500 istituzioni in 28 Paesi, vanta 400.000 membri e un patrimonio di 900 milioni di sterline. Secondo lo studioso egiziano Abdel-Khaliq Farooq, la Fratellanza gestisce globalmente 200-250 milioni di dollari l'anno in fondi non dichiara ti, usati per finanziare la rete. La ONG Islamic Relief Worldwide, legata a figure della Fratellanza, ha registrato entrate per 456 milioni di sterline in soli quattro anni. E la Qatar Charity ha convogliato 72 milioni di euro in progetti dei Fratelli in Europa, con una filiale britannica, la Nectar Trust, che funge da centro di comando continentale. Il denaro scorre da Doha a Bruxelles, da Londra a Roma. In Italia, il modello è rodato. L'organizzazione islamica più influente del Paese gestisce oltre 80 moschee, circa 300 sale di preghiera informali e coordina più di 120 associazioni affiliate. Ufficialmente promuove il dialogo e la cultura, ma secondo numerosi dossier è «spesso associata alle ideologie dei Fratelli Musulmani». Ha ricevuto 25-30 milioni di euro in donazioni da Paesi del Golfo per costruire moschee e centri culturali, traducendo il Corano in italiano e diffondendo un Islam «identitario». Il radicamento è tale che, nel 2014, la stessa organizzazione rivendicava di rappresentare l'85% dei musulmani praticanti in Italia. Dietro la facciata dell'assistenza e della spiritualità, questa rete gestisce corsi di lingua, doposcuola, matrimoni religiosi, assistenza ai migranti e mediazione culturale. È un ecosistema che educa, accoglie, controlla. E quando serve, mobilita. Le manifestazioni pro Pal che negli ultimi due anni hanno riempito le piazze italiane e occidentali sono la dimostrazione del potere acquisito dalla Fratellanza Musulmana, ora in grado di contrapporre le piazze ai governi. L'inizio della scalata al potere.
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