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Hannoun lancia il suo manifesto politico in un cinema del Comune e Gualtieri lo blocca
Oggi 04-09-25, 10:03
Ci ha provato Mohammad Hannoun, il soggetto ritenuto dal Dipartimento del Tesoro Usa vicino ad Hamas, a prendersi anche il territorio romano. Con la sua associazione dei palestinesi in Italia aveva già organizzato tutto per un grande evento che si sarebbe dovuto tenere il 14 settembre a Roma, alle 10, presso il nuovo cinema Aquila. Però essendo il cinema di proprietà del Comune ed essendo stato dato in gestione a titolo gratuito alla Cinema Mundi Società Cooperativa Onlus, abbiamo chiamato chiedendo se fosse il caso di ospitare una manifestazione politica quando, come scritto sul sito stesso di Roma Capitale, il Nuovo Cinema Aquila «dovrà essere dedicato in primo luogo allo svolgimento dell'attività cinematografica alla quale è storicamente vocato». Il comunicato dell'Api, con anche UDAP (Unione democratica arabo palestinese), GPI (Giovani palestinesi d'Italia) e movimento studenti palestinesi in Italia, ovviamente non aveva nulla a che fare con il cinema, ma parlava di un'assemblea pubblica in preparazione del grande corteo nazionale del 4 ottobre che partirà alle 14:30 da porta San Paolo per arrivare in piazza San Giovanni. Un comunicato che rappresentava quasi una chiamata alle armi per il giorno cruciale, il 4 ottobre in cui intendono addirittura «costruire un anno politico unitario sotto la bandiera palestinese, al fianco della resistenza legittima del nostro popolo, contro il sionismo che rappresenta un pericolo non solo per la Palestina ma per il mondo intero. Lo vogliamo fare insieme a tutte le organizzazioni, i sindacati e i movimenti italiani che riconoscono nel sionismo un progetto coloniale e imperialista». Ma nel pomeriggio, dopo la nostra chiamata, c'è stato il dietrofront dell'amministrazione capitolina che, dopo aver capito di cosa si trattasse, ha comunicato con sorprendente rapidità, tramite la direttrice del dipartimento cultura all'associazione, che la manifestazione non si sarebbe più potuta tenere lì perché non si rispettavano i termini della convenzione. Anche perché i toni del comunicato erano fortemente politici da cui si evinceva una sorta di nuovo corso rivoluzionario: «In due anni di genocidio abbiamo mobilitato le piazze ma ora serve un passo avanti. Politicizzare la mobilitazione per la Palestina, pretendere la fine della complicità italiana, pagata con continui tagli al welfare, alla sanità e all'istruzione, organizzare il boicottaggio di “Israele” e ottenere una presa di posizione chiara e netta dalle istituzioni. Il 14 settembre non sarà soltanto un'assemblea, ma l'inizio di un percorso politico che vuole trasformare la solidarietà in un'organizzazione e la rabbia in lotta. Il 4 ottobre non sarà un punto di arrivo ma il primo passo di un anno di mobilitazioni, boicottaggio e resistenza fino alla liberazione della Palestina». Il tutto condito da una serie di richieste e punti ritenuti non negoziabili che assomigliano molto al manifesto di un partito politico. La posizione presa dal Comune è stata netta, anche se oggi una certa politica, che ha intrattenuto con lui rapporti documentati, fa fatica a prendere. Sono diversi gli esponenti del movimento 5 Stelle che sono stati visti al suo fianco: la pentastellata Stefania Ascari, insieme all'ex grillino Alessandro Di Battista è andata più volte in missione con Hannoun e con la ABSPP, ritenuta dagli USA una finta associazione caritatevole utile a finanziare l'ala militare di Hamas. Lo ritengono «un membro di Hamas residente in Italia. Come dirigente dell'ABSPP, Hannoun ha inviato denaro a organizzazioni controllate da Hamas almeno dal 2018. Ha sollecitato finanziamenti per Hamas presso alti funzionari di Hamas e ha inviato ad Hamas almeno 4 milioni di dollari in un periodo di 10 anni». Eppure, da Giuseppe Conte o Elly Schlein ancora nemmeno una presa di distanza.
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