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Hijazi? Fa lezione di Corano ai bambini. Così mettono l'attivista palestinese in cattedra
Oggi 09-08-25, 14:34
Oramai siamo davanti a una prassi, che in Italia pochi raccontano. Un qualcosa che spesso si vuole nascondere nonostante sia un'abitudine: si tratta delle visite dei bambini alle moschee e, come se non bastasse, il tutto questa volta è avvenuto alla presenza di Suleiman Hijazi, l'uomo su cui il Tempo ha fatto e continuerà a fare un'inchiesta visti i suoi rapporti poco chiari con Hamas. Era il 21 giugno quando presso la Casa della Cultura Musulmana di Milano in via Padova, che fa capo a Mahmoud Asfa, come si legge sulla loro pagina Facebook «i ragazzi dello scout milanesi visitano la Casa della Cultura Musulmana». Vediamo dei bambini piccoli seduti per terra, in alcuni momenti radunati in cerchio e, come testimonia il video postato sui loro profili, a intrattenerli è proprio Hijazi. Non è solo grave la “moda” per cui oramai si vogliono indottrinare bambini così piccoli a tutti i costi, ma è aberrante la mancanza di controllo su chi siano i soggetti che si interfacciano con i ragazzi. A distanza di pochissimi giorni, esattamente il 10 giugno, vediamo che anche una scuola media si è recata nel medesimo posto. E che nel 2024, esattamente il 12 giugno, un'altra scuola italiana si è andata in visita presso quel centro islamico: dalle foto vediamo addirittura delle bambine piccole cui è stato fatto indossare il velo. Bambine che non hanno minimamente idea di cosa rappresenti l'hijab, uno dei tanti atti di sottomissione nei confronti della donna, il mezzo con cui manifestare al mondo, che la donna è meno importante dell'uomo. Uno dei tanti motivi per cui l'islam non ha mai sottoscritto l'intesa con lo stato italiano previsto dall'articolo 8 della nostra costituzione. E, allora, è possibile che nessuno si discosti dal fatto che Suleiman Hijazi, l'uomo ritenuto vicino a Mohamed Hannoun, sanzionato dagli Usa in quanto considerato la propaggine di Hamas in Italia, si riunisca con dei bambini? L'uomo che il 7 ottobre 2023, giorno dell'attacco di Hamas contro Israele, ha scritto «Buongiorno Palestina» con quattro cuori verdi, colore che simboleggia Hamas e l'islam, e «Oh Dio, grazie». Lo stesso che chiama amici i membri del fronte popolare, che mette foto degli uomini di Hamas con i fucili in mano definendoli «la resistenza a Gaza oggi». E ancora: «Il braccio armato di Hamas ha convocato tutti i movimenti della resistenza per decidere su come reagire a questa violazione della tregua... sempre più orgoglioso del mio popolo e la resistenza», «chi è solo palestinese può sapere cosa fa Hamas per noi. Hamas ci aiuta in tutto non solo combatte, ma aiuta molto sul sociale, noi siamo contenti di avere Hamas in Palestina». Peraltro, si tratta della stessa moschea in cui trasmissione Mediaset “Fuori dal Coro”, condotta da Mario Giordano, era riuscita a intrufolarsi: «Gli ebrei, e c'è scritto nel Corano, noi li cacciamo via. I musulmani sono tantissimi, conquisteranno il mondo? Sì e la prima cosa sarà l'Italia, perché è vicinissima all'islam. La mano per salutarla? Non gliela do, perché il buon musulmano non saluta la donna», aveva detto un uomo alla giornalista Serena Pizzi. Questo è un percorso di radicalizzazione che ha un disegno ben preciso e che il report dei servizi segreti francesi di cui vi abbiamo parlato testimonia in pieno. Non più solo luoghi di culto, ma un indottrinamento che parte dai più fragili, ovvero donne e bambini, che sotto la falsa lente del vittimismo e del buonismo, si tenta di portare dalla propria parte. La propaganda dell'islam oggi passa attraverso i social, libri di testo e ha la precisa volontà di sovvertire l'ordine democratico con la sacra legge islamica. Jihadisti, Fratelli musulmani, che puntano sull'entrismo, ovvero l'utilizzo delle istituzioni per raggiungere il potere insediandosi nei gangli della società occidentale.
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