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Il Pd vuole la moschea a Genova. Dietro ci sarebbero i soldi del Qatar
19-05-2025, 11:59
Meno di una settimana al voto per Genova, che si prepara alle elezioni del nuovo sindaco. I cittadini sono chiamati a esprimersi alle urne domenica 25 e lunedì 26 maggio: Pietro Piciocchi è il candidato del centrodestra, mentre Silvia Salis lo è del centrosinistra. Un tema, su tutti, sta accendendo il dibattito politico, sia su scala nazionale che, in particolare, sul territorio ligure. Si tratta della volontà da parte della sinistra di costruire una nuova moschea: non è una novità la vicinanza di una certa parte politica all'Islam, ma a opporsi immediatamente è stata la Lega: «Con noi al governo della Regione Liguria e del Comune di Genova, una cosa così indegna non accadrà mai. Ricordiamo che il PD pro migranti, lo scorso dicembre, ha presentato a Tursi un ordine del giorno per realizzare una moschea a Genova. Con la Lega e il centrodestra, il documento è stato bocciato dall'aula consiliare, ma se in maggioranza ci fossero state le sinistre sarebbe passato. Il pericolo, quindi, è concreto». Tradotto: se i cittadini scegliessero di farsi amministrare dal PD, questo è uno dei rischi principali che correrebbero – una replica di quanto stiamo vedendo nell'hinterland milanese, a Roma e in ogni città guidata dal PD. A essere appena tornata da Genova è proprio l'europarlamentare della Lega, Anna Maria Cisint, che conferma il quadro preoccupante: «Ho potuto constatare con i miei occhi i segnali concreti della radicalizzazione: moschee irregolari, donne completamente coperte, un cambiamento evidente che rischia di trasformare in profondità il tessuto socio-culturale delle nostre città, se non si interviene per tempo» – soprattutto nella zona tra San Pier d'Arena e Sestri Ponente. La domanda di fondo, però, resta una: dove vengono trovati i fondi per la realizzazione di opere così imponenti e, soprattutto, estremamente costose? La Cisint parla di «assenza di trasparenza sui fondi utilizzati, che arrivano troppo spesso da Stati esteri come il Qatar, interessati a controllare porzioni del nostro territorio per fini politici ed economici, e anche tramite il Regno Unito, capitale europea del fondamentalismo islamico. Lo fanno anche attraverso forme di sfruttamento come il cosiddetto "pizzo islamico", chiesto ai lavoratori, e con la formazione di imam radicali di cui non conosciamo né la provenienza né gli studi». Se il PD ed Elly Schlein predicano «accoglienza», non fanno però i conti con l'odio verso l'Occidente che viene spesso professato in luoghi in cui si fa proselitismo integralista e si trasmettono valori incompatibili con la nostra civiltà. Per non parlare del «vuoto normativo pericoloso che abbiamo sulle moschee. Spesso, infatti, sono irregolari dal punto di vista edilizio e diventano luoghi non controllati dove si predica, tra le altre cose, la sottomissione della donna». Diventa quindi urgente approvare la nostra proposta di legge contro il velo integrale e, ancor più, definire regole chiare su ciò che avviene all'interno dei luoghi di culto.
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