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La minaccia di Hannoun: "Il Tempo è nazifascista, uniamoci contro di loro"
Oggi 17-09-25, 07:51
Ci mancava solo la doppia minaccia da parte di Mohammad Hannoun, ritenuto dal Dipartimento del Tesoro Usa soggetto vicino ad Hamas, che non ha preso benissimo il fatto che abbiamo fatto annullare l'evento che si sarebbe dovuto tenere il 14 settembre a Roma presso il nuovo cinema Aquila, le cui mura sono di proprietà del Comune di Roma, in quanto non rispettava i criteri cui la struttura stessa è adibita: come scritto sul sito stesso di Roma Capitale, il Nuovo Cinema Aquila «dovrà essere dedicato in primo luogo allo svolgimento dell'attività cinematografica alla quale è storicamente vocato». Eppure, Hannoun ci ha attaccato in due casi. Sia durante l'assemblea nazionale organizzata dalla realtà dei palestinesi d'Italia, che durante la conferenza stampa tenutasi davanti al Campidoglio per protestare contro quella che lui definisce una “censura sionista”: «Da più di un mese il giornale di destra nazi fascista, tutti i giorni chi segue Il Tempo o i giornali di Angelucci, dedicano non dico una pagina ma intere pagine per diffamare non la mia persona ma tutti noi per quello che facciamo. Per cui la promessa che faccio a titolo personale e per coinvolgere tutti voi è che io non mollerò mai, io continuo la mia solidarietà per sostenere i diritti del popolo palestinese». Il tutto in preparazione della manifestazione nazionale del 4 ottobre, come loro stessi avevano annunciato in un comunicato dell'Api, con anche UDAP (Unione democratica arabo palestinese), GPI (Giovani palestinesi d'Italia) e movimento studenti palestinesi in Italia. Un comunicato che rappresentava quasi una chiamata alle armi per il giorno cruciale, il 4 ottobre appunto, in cui intendono addirittura «costruire un anno politico unitario sotto la bandiera palestinese, al fianco della resistenza legittima del nostro popolo, contro il sionismo che rappresenta un pericolo non solo per la Palestina ma per il mondo intero. Lo vogliamo fare insieme a tutte le organizzazioni, i sindacati e i movimenti italiani che riconoscono nel sionismo un progetto coloniale e imperialista». Ed è proprio per aver fatto saltare l'evento del 14 settembre che l'8 hanno indetto davanti al Campidoglio una protesta, che loro definiscono conferenza stampa, in cui ci accusa di «metterla sul personale per giustificare e togliere il diritto alla realtà palestinese e a tutte le associazioni perché questa assemblea non era stata indetta da Hannoun, ma da tutte le realtà e associazioni palestinesi in Italia. Per cui metterla sul personale, un giornale di carta igienica che nessuno guarda e nessuno legge e scrive un articolo di merda con accuse e diffamazioni e calunnie nei miei confronti e nei confronti degli attivisti palestinesi non è accettabile per cui noi confermiamo, e ci vediamo a Roma per riconfermare il nostro appuntamento il 4 ottobre per dire la nostra parola, per gridare “Free free Palestine”». Eppure, da parte nostra non c'è mai stata nessuna accusa diretta, se non la narrazione di fatti oggettivamente accaduti, così come le sanzioni Usa, che riguardano anche le sue associazioni, ovvero ABSPP e La Cupola d'Oro, la prima accusata di essere una finta organizzazione caritatevole volta a finanziare l'ala militare di Hamas. Hamas di cui lui stesso ha pubblicamente ammesso di essere un simpatizzante tramite un comunicato stampa in risposta ai primi articoli in cui denunciavamo i rapporti tra lui e un certo mondo dem. I volti che abbiamo visto accanto a Mohamed Hannoun, sono diversi: la pentastellata Stefania Ascari, l'ex grillino Alessandro Di Battista (entrambi visti anche al fianco di Sulaiman Hijazi, storico braccio destro di Hannoun) Marco Furfaro e Laura Boldrini del Pd, Nicola Fratoianni leader di Avs e l'europarlamentare Gaetano Pedullà. Ascari e Di Battista che ancora non ci rispondono sulle loro missioni con Hannoun in Libano, Sud della Turchia e Siria (nell'ultima hanno esplicitamente chiesto donazioni per l'associazione di Hannoun) avvenute nel 2023. In un clima di crescente odio, Il Tempo continua a subire minacce e accuse solo per aver raccontato connessioni che erano rimaste celate. Ma non è certo per colpa di chi pensa di aizzare il popolo palestinese contro di noi che smetteremo di raccontare tutto ciò che di opaco c'è nel mondo pro Pal.
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