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«Nessuna giustificazione alle parole di odio Clima avvelenato? Siamo tutti responsabili»
02-06-2025, 16:18
«Tutti dovremmo avere la responsabilità di mantenere un clima civile nelle relazioni. Vale nella quotidianità come nella vita politica. Non si può giustificare in alcuno modo il ricorso a parole di odio e istigazione alla violenza. In questo modo si avvelena una società, la si incattivisce. E il post contro Ginevra Meloni dice a che livello di abiezione si può arrivare». Così Piero Fassino, deputato del Partito Democratico, commenta il post in cui si augura a Ginevra, la figlia di 7 anni di Meloni, di fare la stessa fine di Martina Carbonaro, la ragazza uccisa a sassate ad Afragola e poi gettata tra i rifiuti. È giusto compiere ogni sforzo per distendere gli animi? «Assolutamente! Una società cattiva ha meno rispetto per tutti. Ognuno ha il diritto di sostenere le proprie convinzioni, ma lo faccia con gli strumenti della parola e della ragione, affermando le proprie tesi e cercando di comprendere anche quelle degli altri. Questo ragionamento vale per la destra come per la sinistra. Vince chi argomenta. Non dimentichiamolo». Guardando cosa accade negli ultimi giorni in alcune piazze, sembra che prevalga la logica della tensione? «I cittadini non amano la rissa, apprezzano chi ragiona, chi esprime le proprie convinzioni e avanza proposte, mettendo le persone nella condizione di valutare e di scegliere. È il sale della politica. Abbiamo bisogno che ognuno sia libero e possa scegliere, senza essere influenzato da parole d'ordine violente o messaggi falsi e demagogici. Spero sia un messaggio compreso ovunque, sia nella maggioranza che nella coalizione di cui faccio parte». La speranza, dunque, è che anche la piazza per Gaza non diventi l'ennesimo teatro di scontri… «Spero proprio che non lo sarà. Se ti batti perché cessi la violenza non puoi utilizzare metodi violenti. Mi pare evidente. E sono convinto che la stragrande maggioranza di coloro che andranno alla manifestazione per Gaza, e non per Hamas, hanno sentimenti di pace e solidarietà e non tollererebbero atti violenti». Qualcuno, però, al posto di prendersela con Netanyahu si incattivisce contro un intero popolo. Non le sembra un controsenso? «Bisogna evitare due errori. Il primo è identificare la società israeliana col governo Netanyahu. La politica del primo ministro israeliano è esecrabile in ogni modo perché ha trasformato il diritto di Israele a difendersi in una punizione collettiva dell'intera popolazione di Gaza con effetti devastanti che hanno suscitato proteste in tutto il mondo. Peraltro non dimentichiamo che metà Israele è in piazza contro il suo premier, chiedendo che si metta fine all'orrore di Gaza. Altro errore, ancora più grave, poi, è chiedere conto a qualsiasi cittadino ebreo, dovunque viva nel mondo, di quello che fa il governo israeliano come se ne fosse complice. E di qui il rischio scivolare in una deriva antisemita è alto». Certi ambienti di sinistra, però, agevolano frange estreme, talvolta antisemite… «La sinistra ha combattuto sempre contro il terrorismo. Lo posso ben dire io che ho vissuto gli anni di piombo a Torino. E mentre tanti esprimono solidarietà ai palestinesi per quel che soffrono, solo frange estreme e minoritarie simpatizzano per Hamas. La stragrande maggioranza di coloro che in queste settimane hanno manifestato indignazione per quello che accade in Medio Oriente lo fa con sentimenti veri e sinceri. Proprio per questo bisogna sconfiggere ogni forma di radicalizzazione, di unilateralismo e di lettura manichea». Il campo largo sul conflitto è diviso, come dimostra l'evento voluto da Renzi e Calenda? «In questo caso non c'è contrapposizione tra l'iniziativa del 6 a Milano e la manifestazione del 7 a Roma, che entrambe hanno gli stessi obiettivi: cessate il fuoco, liberazione degli ostaggi, inoltro senza ostacoli degli aiuti umanitari, avvio di un percorso per una soluzione politica fondata sul principio “2 Popoli, 2 Stati”, lotta a ogni forma di antisemitismo. Peraltro ricordo che la scorsa settimana alla Camera Pd e 5 Stelle si sono astenuti sulle risoluzioni di Italia Viva e Azione non considerandole alternative o opposte alla propria, a riprova che una convergenza per obiettivi comuni è possibile». L'opposizione, intanto, rischia di presentarsi spaccata al prossimo referendum. Così non si avvantaggia il governo? «Non confondiamo una mobilitazione sacrosanta per far cessare una guerra con referendum importanti, ma che riguardano tutt'altro».
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