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L'asso di Parolin e l'incognita conservatori. Da Sandri agli asiatici, cresce anche Pizzaballa
Oggi 03-05-25, 07:45
A pochissimi giorni dall'ingresso dei Cardinali in Conclave la situazione generale all'inizio molto confusa si sta progressivamente delineando. Intanto, ed è notizia di ieri, gli elettori sono quasi tutti arrivati a Roma; all'appello mancano solo quattro dei 133 porporati chiamati a eleggere il 267º successore di Pietro e sono attesi entro lunedì. Dalla moltitudine di nomi di cui si è parlato nei giorni scorsi cominciano ad emergere i veri candidati che affronteranno la prova del voto segreto fin dal primo scrutinio. Innanzitutto lui, il papabile per eccellenza: Pietro Parolin, Segretario di Stato uscente. Nonostante i reiterati tentativi di azzopparlo, il porporato veneto è ad oggi colui che ha più chance di affacciarsi dalla loggia esterna della basilica di San Pietro vestito di bianco. Vecchie questioni da risolvere (come quella legata al Cardinale Angelo Becciu) e antiche ruggini con altri colleghi il cui passato è legato alla carriera diplomatica della Santa Sede non sembrano aver messo a rischio il suo vantaggio su tutti gli altri candidati al papato. Secondo quel che risulta a Il Tempo da fonti autorevolissime, il primo ministro di Francesco dovrebbe racimolare fin da subito un consistente numero di voti. Tra questi non ci saranno quelli dei conservatori più ortodossi che, facendo uso di una tattica ampiamente rodata nei conclavi, voteranno un proprio candidato di bandiera per contarsi e rendere palese la loro consistenza. Il porporato prescelto da questo gruppo - influente sì, ma molto minoritario - dovrebbe essere il Cardinale ungherese Peter Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest. In ambienti ben informati si calcola che le preferenze per Erdö al primo scrutinio dovrebbero essere circa una ventina e che forse verranno dirottate su Parolin già nella seconda votazione che si svolgerà la mattina di giovedì 8 maggio. Un altro candidato italiano su cui negli ultimi giorni si è concentrata particolarmente l'attenzione dei confratelli in sottana purpurea è il Patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa e tra i suoi “grandi elettori” c'è nientemeno che il vice decano del Sacro Collegio, Leonardo Sandri. A pochi sono sfuggite le parole che il porporato argentino ha pronunciato nell'omelia della quinta Messa dei Novendiali svoltasi mercoledì nella quale «Gerusalemme» è stata citata più di «Papa Francesco». Che Sandri sponsorizzi Pizzaballa per convinzione o per pura tattica è questione che alimenta in queste ore i cenacoli di Borgo Pio, ma sono noti a tutti gli spigolosi rapporti tra l'ex potentissimo Sostituto dei tempi wojtyliani con altri diplomatici che in Segreteria di Stato hanno poi fatto una luminosa carriera. Pizzaballa può comunque contare su un significativo seguito tra le eminenze, soprattutto asiatiche, ma il nodo più spinoso che continua a creare dubbi sulla sua candidatura è sempre lo stesso: la giovane età. Con sessant'anni appena compiuti (il 21 aprile, giorno della morte di Bergoglio) i Cardinali sono consapevoli che un pontificato Pizzaballa potrebbe durare un'eternità e non sono molti quelli che al momento vorrebbero replicare l'esperienza vissuta con Giovanni Paolo II. Proprio l'anagrafe continua ad essere la maggiore alleata di Fernando Filoni, settantanovenne ex diplomatico di lungo corso che ha ricevuto la berretta rossa da Benedetto XVI nel 2012. Filoni è il candidato perfetto qualora il Sacro Collegio decidesse di optare per un pontificato di transizione che duri 7-8 anni e che corregga alcuni palesi errori dottrinali compiuti da Francesco senza però smontarne totalmente l'impalcatura. Oltretevere si sussurra persino che il porporato pugliese, se fosse eletto, non tornerebbe indietro sulla Messa in latino, lasciando in vigore la decisione di Bergoglio sul tema. Tra gli italiani, infine, un nome che al momento pare passato in secondo piano è quello del presidente della Cei Matteo Zuppi. Che sia strategia o consapevolezza di non riuscire a sfondare non è ancora del tutto chiaro, quel che pare però evidente man mano che i giorni passano è che i bergogliani di strettissima osservanza si accingono ad affrontare divisi la prima votazione, disperdendo le preferenze tra diversi candidati come il filippino Luis Antonio Tagle, il maltese Mario Grech e il lussemburghese Jean-Claude Hollerich.
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